Tav: lo strano caso del giornalista Davide Falcioni

24/10/2015 di Mazzetta

Dopo il caso di Erri De Luca, una nuova grana investe la Procura di Torino, che ha messo sotto accusa Davide Falcioni, un giornalista che ha seguito le azioni dei No-Tav per poi riferire una versione difforme rispetto a quella data dalla polizia.

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LA PROCURA DI TORINO ALLA GUERRA CONTRO I NO-TAV –

La denuncia della Procura di Torino nei confronti di Davide Falcioni potrebbe essere una grave minaccia alla libertà di stampa e si inserisce in un più ampio contesto in cui lo scontro ideologico sull’opera in sé sembra ormai prevalere su ogni cosa. La Procura di Torino si è già distinta nello spiccare accuse poi ribaltate dalla Cassazione, che ne ha respinto malamente gli eccessi come nel caso dell’accusa di “terrorismo”, o smentita dai tribunali come nel caso di Erri De Luca, nel quale è finita con la dichiarazione che «il fatto non sussiste» e che quindi l’accusa – sempre in attesa delle motivazioni – voleva colpire lo scrittore per qualcosa che non ha mai fatto.

UN PROVVEDIMENTO CHE MINACCIA IL DIRITTO DI CRONACA –

Per l’avvocato Gianluca Vitale, che ha difeso alcuni militanti e Erri De Luca: «con questa accusa il cronista che partecipa a una manifestazione in cui avvengono reati rischia di essere accusato per aver concorso e il diritto di cronaca viene messo in dubbio». Falcioni è stato denunciato per violazione di domicilio per aver seguito i No-tav all’interno di un edificio nel corso di una protesta, edificio nel quale erano entrati suonando il campanello, come lui stesso ha dichiarato. Chiamato come testimone, Falcioni smentì a versione della polizia negando che i manifestanti si fossero resi colpevoli di «violazione di domicilio aggravata dalla violenza sulle cose». Così: «Dopo le prime domande il pm interrompe tutto dicendo che c’erano i presupposti per indagarmi», racconta lo stesso Falcioni. Da testimone a imputato, visto che come testimone risultava inutile, ed è bene notare che la Procura non lo ha accusato di falsa testimonianza. Semplicemente ciò che ha detto non può essere più utilizzato ciò che ha riferito. I 19 imputati hanno poi ricevuto una condanna che varia dai 5 agli 8 mesi e ora Falcioni rischia al stessa sorte.

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E IL LAVORO DEI GIORNALISTI? –

Come spiega l’avvocato Vitale al Fatto  Quotidiano si tratta di un’innovazione gravissima, e non solo perché non ci sono precedenti simili a memoria: « Con questa accusa il cronista che partecipa a una manifestazione in cui avvengono reati rischia di essere accusato per aver concorso e il diritto di cronaca può essere messo in dubbio. Si avrebbero due effetti: si tengono lontani i reporter dai fatti e si fa capire loro che devono prestare più attenzione a cosa si scrive». In difesa di Falcioni si sono finora mobilitati solo alcuni parlamentari torinesi del M5S, persino l’ODG e i sindacati finora sono rimasti silenti nonostante le accuse a Falcioni siano emerse nel novembre dello scorso anno e nonostante sia evidente che si tratta di un atto che potenzialmente potrebbe spingere i giornalisti a restare lontani dai fatti, mostrando che contraddire le autorità non conviene.

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