Ignazio Marino, Matteo Renzi e Matteo Orfini: Roma è un circo a tre piste

Si avvicina lo showdown in Consiglio Comunale a Roma: l’opposizione, Dario Rossin di Forza Italia in testa, ha presentato a Valeria Baglio, che per il Partito Democratico è presidentessa d’Aula Giulio Cesare, la richiesta di convocazione di una seduta in cui il sindaco Ignazio Marino possa riferire sul percorso che l’ha portato a consegnare le dimissioni da primo cittadino della Capitale. Sulla convocazione, dovrà decidere la Conferenza dei Capigruppo, ma il percorso sembra ormai segnato: il sindaco uscente è seriamente tentato di sfidare il gruppo del Pd Roma, in piedi, sopra il simbolo di Roma Capitale.

IGNAZIO MARINO, MATTEO RENZI E MATTEO ORFINI: ROMA E’ UN CIRCO A TRE PISTE

Matteo Renzi, presidente del Consiglio dei Ministri, è in partenza per il Sud America: sale sull’aereo, spiega il Messaggero, tremendamente arrabbiato per come vanno le questioni romane. E con Matteo Orfini.

Se ne è partito scontento, Matteo Renzi, per il suo viaggio in America latina. Non per come vanno le cose in generale, non per la Finanziaria. E’ scontento per Roma. Di più, è irritato. Vede che con Ignazio Marino non se ne viene a capo, mentre quelli che dovrebbero risolvere il problema, accompagnare il sindaco all’uscita, farlo sloggiare, Matteo Orfini in primis, stanno lì, cincischiano, pestano l’acqua nel mortaio. «L’ho nominato per fare il commissario, non per fare cavolate», giurano di aver sentito il premier segretario sibilare a muso duro all’indirizzo dell’altro Matteo, il commissario. «Siamo un partito allo sbando, non si sa neanche a chi rivolgersi», avverte a sua volta Walter Verini che fu braccio destro di Veltroni in Campidoglio: «Dove, quando, come si sta discutendo del futuro di questa città, di chi candidare, di che proposta fare ai cittadini? Non si sa, non si capisce».

Il sindaco, lo dichiara oggi a Repubblica, sta incontrando “singolarmente” i consiglieri. Nell’assemblea a Largo del Nazareno, Orfini ha dettato la linea: Ignazio Marino finisce qui. Che i consiglieri del Partito Democratico siano disposti a chiudere la consiliatura sembra tutt’altro che scontato.

L’agenzia Dire, bene informata sulle vicende interne alla sinistra, ha reso noto l’estremo tentativo del sindaco per rimanere in sella: Ignazio avrebbe proposto ad alcuni consiglieri del Pd di diventare assessori in una nuova giunta, ovviamente sempre da lui presieduta, una giunta a tempo, giusto lo svolgimento del Giubileo, poi si vedrà. Una Giunta del Giubileo di difficile se non impossibile attuazione («Non se ne parla, non ci sono novità, vicenda chiusa», fanno sapere dal Nazareno sede del Pd), ma che avrebbe trovato orecchie attente tra alcuni consiglieri dem, già alle prese con la vicenda della sfiducia a Marino qualora il sindaco uscente, come ormai appare chiaro, intendesse ritirare le dimissioni e non uscirsene affatto.

Dalla sua, Marino ha i voti di Sinistra, Ecologia e Libertà che è tornata a dire, con Gianluca Peciola, capogruppo, che se Marino riferisce in Aula si è pronti a continuare; anche la Lista Marino non sembra intenzionata a lasciar andare la consiliatura.

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Ad essere nel centro del ciclone sono i consiglieri del Pd Roma, gli unici da cui dipende la sopravvivenza di Marino; che la linea dettata dal Partito possa essere rispettata è l’esito più probabile (nonostante i tanti malumori): sul come mandare a casa il sindaco, non c’è ancora certezza.

Già la questione della sfiducia è complicata di suo: i 19 consiglieri dem, sempre che alla fine siano convinti e compatti, hanno davanti un altro problema, quello di non voler mischiare il loro voto contrario a quello dell’opposizione, «non sarebbe un bello spettacolo che gli eletti del Pd votino assieme a quelli di Alemanno per mandar via il proprio sindaco», spiegano tra l’avvilito e il preoccupato dalle parti del Pd. E qualcuno punta il dito ancora contro Orfini il commissario, che di fronte a tante peripezie viene descritto «confuso e disarmato», non in grado di gestire la situazione a fronte della richiesta di avere una proroga e più poteri, al momento denunciata (ma non stoppata) dalla minoranza dem che è salita sulle barricate aprendo un nuovo fronte di lotta interna al grido di «basta proroghe a Orfini, via il commissario che sta sfasciando il partito a Roma».

Il Messaggero nella Cronaca di Roma fa il punto, che è sia tecnico che politico.

 Tecnicamente non sarebbe possibile votare una sfiducia vera e propria, perché da regolamento devono passare almeno dieci giorni dalla presentazione, ma le opposizioni potrebbero sottoporre all’assemblea documenti da votare dopo l’intervento del chirurgo dem. (…) Il Pd, in questo caso, sceglierebbe l’exit strategy meno dolorosa: i consiglieri dem non parteciperebbero alla votazione, non rinnovando la fiducia all’inquilino del Campidoglio, «ma senza confondere i nostri voti con quelli della destra che ha sfasciato la città». Una tattica che verrebbe a cadere, però, se Marino scegliesse l’ipotesi più clamorosa: ritirare in Aula le proprie dimissioni. E ieri il sindaco ha incontrato Francesco Giro, senatore e responsabile di Forza Italia per gli enti locali, che ha chiesto al chirurgo «di andare in Aula al più presto e di spiegare le sue ragioni».

Il calendario corre: il 2 novembre, ultimo giorno (?) di Ignazio Marino a Roma, è sempre più vicino.

Aggiornamento: 

In tarda mattinata dal Nazareno arriva una dura presa di posizione riguardo questi retroscena: fra Matteo Renzi e Matteo Orfini “la sintonia è totale”

L”ufficio stampa del Partito democratico “smentisce decisamente le ricostruzioni apparse oggi su alcuni organi di informazione. Il rapporto tra Matteo Renzi e Matteo Orfini su Roma e sui temi politici e” perfetto e di piena e totale sintonia”.

Copertina: AnsaFoto

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