Tangenti Anas, la “Dama nera” che le chiamava “ciliegie e topolini”

Senso di impunità, sfacciataggine, tranquillità nel parlare al telefono, pur sotto qualche nome in codice: sono le caratteristiche del sistema criminale delle tangenti Anas guidate dalla funzionaria 54enne Antonella Accroglianò, arrestata ieri con le accuse di associazione per delinquere o induzione a dare o promettere utilità, voto di scambio, corruzione. Assieme alla Accroglianò, la cosiddetta “Dama nera”, finiscono in manette altri funzionari quali Oreste de Grossi, Sergio La Grotteria, Giovanni Parlato, Antonino Ferrante e Luigi Meduri, ex sottosegretario nei governi di Romano Prodi.

TANGENTI ANAS, LA “DAMA NERA” CHE LE CHIAMAVA “CILIEGE E TOPOLINI”

Sul Corriere della Sera Fiorenza Sarzanini riporta alcuni stralci delle intercettazioni della Accroglianò, al centro di quello che viene descritto un vero e proprio sistema criminale gestito con assoluta disinvoltura.

Le regole di Antonella Accroglianò, 54 anni, la «dama nera» dell’Anas, erano chiare: «Speriamo di tenerci forte come abbiamo fatto fino ad adesso e di fare un saltino in avanti per poterci aiutare. Perché quello è lo scopo: chi cresce fa un salto in avanti e si porta gli altri dietro. Chi ha cercato di viaggiare da solo poi l’hanno azzoppato». E allora per viaggiare con lei bisognava elargire buste piene di contanti, rispettare le scadenze dei versamenti di tangenti e soddisfare ogni sua richiesta, compreso il voto alle amministrative calabresi oppure un posto alla Regione per il fratello. È tutto documentato. L’indagine degli investigatori della Guardia di finanza guidati dai colonnelli Cosimo Di Gesù e Gerardo Mastrodomenico fornisce la ricostruzione perfetta di quanto avveniva negli uffici dell’azienda di Stato grazie ai filmati della consegna delle «mazzette» per ottenere i lavori e soprattutto lo sblocco dei pagamenti, la registrazione degli accordi illeciti con gli imprenditori e delle minacce pesantissime contro chi non rispettava i patti. Delinea il ruolo chiave dell’ex sottosegretario Luigi Giuseppe Meduri. Ma anche l’esistenza di «talpe» nella stessa Finanza, la ricerca di sponsor «politici» con il tentativo di coinvolgere un ministro. E la richiesta, fin troppo esplicita, di coinvolgere imprenditori vicini alla ‘ndrangheta nella lista dei subappaltatori.

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Tanta disinvoltura nel gestire questo sistema corruttivo comporta alcuni inciampi; lo si vede nella dinamica dell’esproprio del terreno dei Silvagni, costruttori che devono percepire un’indennità dallo stato di 500mila euro; la Accroglianò ne chiede un sostanzioso decimo, ovvero 50mila euro, e manda un suo collaboratore (nella corruzione) a riscuoterla: peccato che al suo seguito c’è la Guardia di Finanza.

Così, la donna decide di nascondere alcune prove nella casa della madre; il siparietto fra le due ha un che di comico, se non fossero i soldi dei cittadini.

A ritirare i soldi ci pensa il collaboratore Giovanni Parlato che quando parla della spartizione le dice: «Le cose sono così, 5 davano domani, 25 più quando chiude, 20 e sono 50. 15 te li do a te così arriviamo a 30 e abbiamo fatto 15 e 15». Il 12 maggio è fissato l’appuntamento con l’avvocato Eugenio Battaglia in una strada del quartiere Trastevere. I finanzieri seguono Parlato e dopo l’incontro lo fermano per un controllo. Poi annotano: «Sul sedile passeggero si rinveniva una busta di colore giallo contenente tre buste di colore bianco con denaro contante per un importo complessivo di 25mila euro suddiviso in tre quote da 10mila, 10mila e 5mila euro». Quando viene avvisata la «Dama nera» sembra impazzita. Convoca persone, fa telefonate, fino a che decide «di recarsi presso la propria abitazione, facendo intendere che avrebbe provveduto a occultare tracce compromettenti per il timore di subire perquisizioni. Poi chiama la madre: «Stavo a casa che ti ero venuta un attimo, che il dottore mi aveva dato il Lorazepam e quindi te l’avevo portato». L’anziana donna sembra non capire: «Sei matta, io sto benissimo». Ieri nel suo appartamento sono stati trovati 70mila euro.

Il ruolo, tutto da chiarire, dell’ex sottosegretario del governo Prodi Luigi Meduri era quello, secondo le carte, di “facilitatore” e promotore delle imprese a lui care, tutte calabresi, in cambio di favori verso la stessa Accroglianò.

«La Accroglianò sottolineava come tra l’altro gli imprenditori avessero risolto diversi problemi, non meglio precisati nella conversazione, con l’intermediazione dell’ex sottosegretario Luigi Meduri, il quale li aveva agevolati attraverso l’organizzazione di un incontro con un non meglio individuato ministro: “Perché mo’ dottore stanno messi bene… perché poi Meduri li ha fatti incontrare anche con il ministro… gli hanno fatto vedere il progetto… nuove cose, eh!». Il 23 luglio scorso, quando le dicono che Bosco ha versato 10mila euro lei inveisce: «S’è sprecato! Non me poi porta’ le ciliegie smozzicate!». 

Bosco è uno degli imprenditori sponsorizzati proprio da Meduri, verso il quale è pronta la reprimenda: “Glielo dico a Meduri, che si stanno comportando di merda. Uno prende un impegno e poi non lo mantiene?”.

La Accroglianò è interessata, in cambio dei favoritismi verso gli imprenditori cari a Meduri, a facilitazioni politiche e diritto di parola su nomine pubbliche.

Fra Accroglianò e il politico Meduri c’è un vero e proprio accordo. Lui indica le imprese e le persone da assumere, lei cerca di sistemare il fratello Galdino. Prima chiede il voto alle amministrative, poi un incarico. Il 1° gennaio 2014 Meduri le spiega: «Se c’è accordo politico tra il centrosinistra e l’Ncd c’è un percorso da fare per le nomine successive… Si saprà perché stanno premendo su Guerini, Alfano con Guerini». A marzo la rassicura spiegandole di aver parlato con Mario «che potrebbe identificarsi con ragionevole certezza in Mario Oliverio, governatore della Calabria: “Mercoledì ci dobbiamo vedere, viene Mario e poi ti dico”».

Copertina: AnsaFoto

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