L’ultima tentazione di Marino: correre alle primarie

L’ultima tentazione di Marino? Correre alle primarie per prendersi la rivincita sul Pd e su Renzi che lo ha scaricato. Eppure, dai vertici dem si studia già il modo per stoppare un’eventuale corsa del chirurgo: come spiega il quotidiano “La Repubblica“, una norma che vieti la partecipazione agli indagati. E in casa dem sono convinti che, dopo l’affaire degli scontrini, la procura di Roma non potrà che far partire un avviso di garanzia nei confronti dell’ex sindaco della Capitale. Tradotto, al sindaco non resterebbe che la possibilità di una corsa solitaria: ma in quel caso, confidano dal Pd, il suo peso specifico non sarebbe decisivo. Né toglierebbe troppi voti al tentativo di rincorsa targato Pd.

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MARINO E LA TENTAZIONE DELLA RICANDIDATURA –

Marino però ci pensa. E le parole dopo la manifestazione in suo sostegno al Campidoglio (“Questo patrimonio non va disperso“) sembrano quasi annunciare la sua intenzione di provarci ancora. Eppure, secondo il Messaggero, il suo staff resta diviso:

«C’è chi gli consiglia di ritornare sulla scena “prendere il sette per cento alle elezioni e poi decidere chi far diventare sindaco di Roma al suo posto”. Di sicuro, chi conosce bene Ignazio Marino da sempre, almeno da quando era senatore, assicura: «Ha una mente scientifica, qualsiasi cosa faccia ne considera sempre il rischio». Insomma, c’è anche chi ritiene «impossibile» una candidatura del sindaco dimissionario alle primarie del Pd per la scelta del futuro candidato sindaco con possibilità quasi nulle di vittorie. «Adesso siamo seri – confida una strettissima collaboratrice – Qualcuno riesce a immaginarsi Ignazio Marino che fa il consigliere comunale? Senza possibilità di vittoria non correrebbe mai: non è così vendicativo come sembra».

LA CORSA (POSSIBILE) DI MARINO E LE INDECISIONI DELLO STAFF –

Se in casa renziana, almeno pubblicamente, spiegano di non temere la corsa di Marino, c’è però una parte del Pd che continua a pensare che, nel caso l’ex sindaco si candidasse, il partito dem rischierebbe di restare escluso anche dal ballottaggio. Per questo si insistono i corteggiamenti nei confronti dell’ex assessore alla Legalità della Capitale, Alfonso Sabella:

«L’unico che potrebbe placare l’ansia di vendetta del sindaco dimissionario. Se arrivasse un ruolo operativo in questa fase di commissariamento, il chirurgo dem potrebbe calmarsi: vedendo in qualche modo riconosciuta la sua azione legalitaria. Ragionamenti che sfiorano il cerchio magico. Che a sua volta, racconta un assessore, è diviso al suo interno: «C’è la parte di Alessandra Cattoi, intenzionata ad arrivare allo scontro totale e quella di Roberto Tricarico, pronta a una trattativa per non creare ulteriori strappi con il Pd», scrive Simone Canettieri sul quotidiano romano.

 

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