La guerra all’ISIS si è riaccesa

Mentre tra i ribelli siriani emerge una federazione dei ribelli laici, cresce la pressione esercitata sull’ISIS dagli uomini di Assad assistiti dai russi e dagli iracheni assistiti dal resto del mondo.

Poliziotti e volontari sciiti delle forze di mobilitazione popolare si esercitano nei pressi di Najaf prima di essere inviati nella provincia di Anbar (Photo credit should read HAIDAR HAMDANI/AFP/Getty Images)
Poliziotti e volontari sciiti delle forze di mobilitazione popolare si esercitano nei pressi di Najaf prima di essere inviati nella provincia di Anbar (Photo credit should read HAIDAR HAMDANI/AFP/Getty Images)

IL CALIFFO VIVE ANCORA –

Abu Bakr al Baghdadi non è stato colpito nel bombardamento che ieri ha investito un convoglio di pezzi grossi dell’ISIS nella provincia di Anbar. Il suo corpo non è stato trovato sui cadaveri e ora il governo iracheno, che ieri aveva suggerito l’ipotesi, smentisce la circostanza. In compenso è evidente che da quando è cominciato l’intervento russo è aumentata anche l’attività sul fronte iracheno. Mentre le milizie e le forze governative premono su Falluja e la parte meridionale dell’Anbar, una grossa forza composta da peshmerga curdi e da oltre 4.000 yezidi che hanno appena completato l’addestramento si sono mossi dal Kurdistan lungo il confine tra Siria e Iraq, con l’obiettivo di tagliare i collegamenti tra gli uomini dell’ISIS istallati a Mosul e il cuore del califfato in Siria.

I RIBELLI ANTI ASSAD SI SONO ALLEATI –

Di oggi è anche la costituzione della Forza Democratica Siriana, un’alleanza di forze arabe, cristiane e curde che di fatto si pone come forza ribelle anti-Assad dal carattere laico, avendo escluso oltre all’ISIS anche le milizie d’ispirazione qaedista o comunque salafita. Una mossa che predispone anche una sponda plausibile e spendibile politicamente nei colloqui con il regime di Assad sul futuro del paese e, si spera, anche a tenerli al riparo dalle bombe russe, in teoria riservate agli islamisti. Bombe lanciate con una generosità che promette di lasciare poco del paese se il conflitto dovesse durare a lungo e che hanno impressionato indubbiamente il fronte ribelle.

Notizia positiva che viene dalla Siria è quella della liberazione di padre Jacques Murad, il prete siriano rapito cinque mesi fa dall’Isis. Il sacerdote siro-cattolico  fa parte della comunità monastica di Mar Musa, fondata dal gesuita romano padre Paolo Dall’Oglio, anch’egli da mesi rapito. Le fonti non hanno precisato le circostanze del rilascio di padre Murad che però «sta bene» al punto  che «domenica mattina ha celebrato la messa» a Zaydal, che è in territorio ancora controllato dall’ISIS.

 

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L’IRAQ SI È SVEGLIATO –

Sul fronte iracheno intanto s’avvicina sempre di più l’attacco a Mosul, previsto entro la fine dell’anno, che si avvantaggerà di sicuro se curdi e yazidi riusciranno a spezzare il collegamento tra Iraq e Siria e l’andirivieni dell’ISIS attraverso il confine tra i due paesi. Il governo di Baghdad è sembrato scosso dall’entrata in guerra della Russia, non è chiaro se dietro sollecitazioni anche americane, e sembra aver dato nuovo impulso alle operazioni militari, che comunque non si sono mai interrotte da un anno e più a questa parte, ma la preparazione della grande offensiva con la quale si spera si spazzare via definitivamente l’ISIS ha avuto bisogno di tempo, visto che c’è stato bisogno d’addestrare come si deve migliaia di uomini dopo che l’esercito iracheno era scappato di fronte all’avanzare degli uomini del califfato.

 

 

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