Tensione 5 stelle al Senato: scontro tra Lezzi e Fucksia in assemblea

Senato 5 stelle teso tra la senatrice Barbara Lezzi e la collega di Fabriano Serenella Fucksia. Secondo quanto riportano le agenzie di stampa Lezzi si sarebbe rivolta contro la collega. Urla distinguibili dalla porta chiusa: «Sei disgustosa, come donna e come parlamentare. Vattene». Fucksia stava per rispondere a tono ma sono intervenuti i colleghi a sedare gli animi. La senatrice marchigiana sarebbe accusata di esser troppo vicina alle altre forze politiche, a dispetto del resto del gruppo. Brucia ancora il tentato (ma invano) salvataggio del senatore Giovanni Bilardi in Giunta delle immunità e il voto che ha salvato Roberto Calderoli dall’accusa di razzismo sulla vicenda Kyenge. Così, nella riunione in corso a Palazzo Madama, il “caso Fucksia” sarebbe rispuntato fuori. E non è la prima volta che accade.

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LA SENATRICE FUCKSIA MINIMIZZA. E I PROBLEMI M5S SONO ALTRI

– «Sono sciocchezze, sciocchezze. Ora abbiamo cose più importanti a cui pensare», ha replicato ai cronisti la senatrice finita sotto accusa. Perché la senatrice “non salta”? Voci parlano di un solido legame con il leader genovese Beppe Grillo. In realtà, a dispetto del clima collettivo, un senatore in meno significa soldi in meno. Con il gruppo e gli addii a Palazzo Madama perdere pezzi è l’ultima cosa da fare. «Tra i padri fondatori c’è Franco Basaglia», scherza ironico con le agenzie uno degli onorevoli citando il noto psichiatra che guidò la battaglia per la chiusura dei manicomi. In realtà l’impressione è che, davanti alla sfida Riforme, i pentastellati non incidano nel gioco d’aula. Colpa della comunicazione? Anche. Ma c’è delusione anche per i pochi cinque giorni dati di sanzione per Barani e D’Anna. Quello che non passa è la lotta d’aula. Sembra che il cammino delle Riforme non interessi i cittadini. Non si arriva insomma al livello della guerra che ci fu in difesa dell’articolo 138. Tutte le opposizioni, a fine riunione, hanno optato per la resistenza passiva. L’impressione è di aver perso l’ennesima battaglia.

(in copertina foto ANSA/GIORGIO ONORATI)

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