Perché la Turchia se la prende con la Russia

La Turchia ha fatto decollare due jet per rispondere allo sconfinamento nel suo spazio aereo di due caccia russi, altrimenti impegnati a bombardare i nemici di Assad in Siria . Poi ha protestato con veemenza coinvolgendo anche la NATO.

L’IRA DELLA TURCHIA CONTRO LA RUSSIA –

Il primo ministro Davutoglu ha minacciato i russi, intimando a Mosca di non sconfinare mai più, pena il ricorso a misure drastiche da parte di Ankara. «Saranno intercettati anche gli uccelli», ha poi aggiunto descrivendo l’attivazione di un servizio di sorveglianza perché il fatto non si ripeta senza conseguenze. Secondo fonti americane lo sconfinamento non sarebbe stato accidentale, ma si parla sempre di fonti anonime e non è infrequente che operando ai margini di un confine, gli aerei in guerra finiscano per debordare  mentre manovrano. La stessa Turchia peraltro non si è fatta scrupolo di violare i confini di Turchia e Iraq per bombardare in quei paesi i membri del PKK curdo.

TANTO RUMORE, SI SPERA PER NIENTE –

Volontario o meno che sia stato lo sconfinamento, ha offerto alla Turchia di Erdogan l’occasione di sfogare la sua frustrazione per l’intervento russo. Più di un osservatore ha fatto notare che il risentimento di Turchia e Arabia Saudita rischia di tramutarsi in qualche gesto inconsulto a livello militare, ma la Turchia è un vicino di casa della Russia, alla quale è legata da interessi enormi, e il fastidio per l’aiuto ad Assad sarà in qualche modo digerito, difficile immaginare aerei turchi che attaccano quelli russi.

L’INCOGNITA SAUDITA –

Più difficile pensarlo per i paesi del Golfo e per l’Arabia Saudita in particolare, che da tempo cerca d’imporre il proprio peso a cavallo di Libano e Siria, e che con l’intervento di Putin vede tramontare il sogno di una robusta affermazione sunnita a Norda della provincia irachena dell’Anbar, dove i sunniti non sono mai stati maggioranza e dove hanno ben poche possibilità di diventarlo o di andare al potere, se non rovesciando Assad e sostituendolo con un regime a base sunnita com’era l’Iraq di Saddam, dove la minoranza sunnita ha represso per oltre mezzo secolo la maggioranza sciita.

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IL RISCHIO D’INCIDENTI PERICOLOSI AUMENTA –

Resta che l’intervento russo ha aggiunto una variabile incendiaria al conflitto siriano e il rischio di incidenti più o meno involontari che potrebbero internazionalizzarlo ancora di più di quanto non lo sia adesso, trascinando in una guerra aperta tra i paesi intervenuti a sostegno di questa o quella parte protagonista della guerra civile siriana.

 

 

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