L’energia solare dallo spazio

L’enrgia pulita è il sacro graal del millennio e raccogliere energia solare con impianti situati nello spazio sembra estremamente vantaggioso, ma i costi sono ancora proibitivi.

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L’ENERGIA SOLARE SPAZIALE –

Paul Jaffe è un ingegnere spaziale dell’U.S. Naval Research Laboratory che, intervistato da Business Insider, ha fatto il punto delle ricerche sugli impianti solari da piazzare in orbita. L’idea non è nuova e sulla carta ha molto senso, perché nello spazio gli impianti raccoglierebbero molta più energia che a terra, non soffrirebbero di blackout notturni e nemmeno delle aggressioni da parte di polvere e agenti atmosferici.

L’ENERGIA VIAGGIA SULLE ONDE RADIO –

Il problema tecnico principale è la trasmissione dell’energia così raccolta a terra, che secondo Jaffe può essere convenientemente trasmessa a terra attraverso le onde radio o le microonde fin sugli impianti dove più ce n’è bisogno, anche se sono tutte da studiare le conseguenze a terra di questo genere d’emissioni, anche le onde radio tanto energizzate ed energetiche potrebbero rivelarsi pericolose o dannose.

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IL PROBLEMA SONO I COSTI –

Il problema maggiore resta l’ostacolo posto dai costi, in particolare quelli necessari a portare in orbita il materiale necessario a costruire stazioni che sarebbero dalla 8 alle 10 volte più grandi della Stazione Spaziale Internazionale. Con i costi di spedizione attualmente a circa 4.600 dollari al chilo l’impresa è proibitiva e si spera che l’ingresso dei privati nel settore possa contribuire ad abbassarlo, il razzo riutilizzabile che sta sperimentando la SpaceX  di Elon Musk ha il pregio di ridurre di molto il costo, ma ancora non funziona e forse nemmeno quello farà il miracolo di portarlo fino a 400 dollari come promesso.  Una strategia sulla quale puntare potrebbe essere quella di approntare queste fabbriche d’energia in modo che possano distribuire anche i segnali radiotelevisi, un espediente che attirerebbe l’interesse e i finanziamenti dei grandi colossi delle telecomunicazioni.

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