I 2 obiettivi di Vladimir Putin in Siria

Vladimir Putin

persegue due obiettivi principali in Siria. La Russia ha obiettivi strategici da difendere in Medio Oriente, e Damasco è da diversi decenni un alleato fondamentale di Mosca che va ancora sostenuto. Il Cremlino teme inoltre che un rafforzamento dell’ISIS possa far esplodere il Caucaso, l’area più problematica della Russia, dove in diverse repubbliche federate come il Dagestan e la Cecenia la maggioranza della popolazione è di religione islamica sunnita.

RUSSIA

Vladimir Putin ha smentito di aver inviato soldati in Russia, pur ribadendo il suo appoggio convinto ad Assad. La Russia ha sostenuto militarmente il regime siriano, inviando materiale bellico per proseguire il contrasto alla ribellione sunnita- Per il Cremlino il dittatore di Damasco è un alleato fondamentale nel teatro mediorientale. La Siria ha un’alleanza con Mosca instaurata già ai tempi dell’URSS, e nella città portuale di Tartus c’è la più grande base militare russa al di fuori della Comunità degli Stati indipendenti. Ora la prospettiva è costruirne un’altra, a Laodicea, una città anch’essa portuale, dove in queste settimane sono sbarcati numerosi militari insieme alle armi inviate per l’esercito di Assad. La Russia coltiva da diverse decenni buone relazioni con il mondo arabo, e la Siria rappresenta la principale porta d’ingresso per gli interessi russi. Anche quelli petroliferi, visto che le compagnie energetiche di Mosca sono interessate alle possibilità estrattive offerte dalla costa siriana. Per questo il sostegno al regime di Damasco proseguirà anche nei prossimi mesi, anche se un intervento delle truppe russe appare improbabile, visto che a Mosca non c’è alcun desiderio di un’avventura militare in un teatro estero. Il ricordo del fallimento afgano brucia ancora, e l’Ucraina rappresenta la principale preoccupazione strategica per Putin.

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VLADIMIR PUTIN ISIS

– Quando Vladimir Putin attacca la distruzione delle strutture legittime del potere citando Assad pensa anche a se stesso. La rapida espansione dell’ISIS registratasi in Siria, Iraq e anche Libia dopo la frantumazione della struttura statuale di quei Paesi rappresenta un monito anche per la Russia. L’area più problematica della Federazione è infatti il Caucaso, una regione dove vive una numerosa comunità musulmana. Le spinte secessioniste sono state sopite, ma l’alta disoccupazione così come la debolezza economica e la diffusa corruzione hanno favorito l’ascesa del jihadismo come punto di riferimento per la ribellione contro Mosca. In Siria combattono diverse migliaia di russi tra le fila dell’ISIS: la stima più conservativa indica poco meno di 2 mila guerriglieri, mentre per altre fonti ci sarebbero fino a 7 mila miliziani, prevalentemente di origine cecena. Combattere l’ISIS in Siria prima che penetri nel Caucaso è un obiettivo fondamentale per Putin. Da una parte il presidente ha rimarcato il carattere multiculturale e multireligioso della Russa, aprendo una grandissima mosche a Mosca. Dall’altra parte invece il supporto ad Assad mira a ridurre la forza d’attrazione dell’ISIS, infliggendole sconfitte militari dopo la continua avanzata in Siria e in Iraq che ha entusiasmato l’estremismo sunnita in molti Paesi.

Photo credit: John Moore/Getty Images

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