Caso Volkswagen, cosa rischiano i consumatori in Italia

Il Caso Volkswagen sta creando serie difficoltà all’azienda di Wolfsburg, oggetto da ieri di strali da parte delle autorità e dei consumatori. Tutta colpa della mancanza di trasparenza e del “trucco” elettronico usato per “camuffare” i dati sulle emissioni inquinanti nella speranza di poter aprire una breccia nel mercato dei motori diesel conquistando quote dello stesso. I consumatori non rischiano nulla visto che non si parla di problemi di sicurezza o di discrepanze sui consumi, a parte una piccolo problema che potrebbe palesarsi in caso di serie difficoltà per Volkswagen.

Volkswagen
(Hannelore Foerster/Getty Images)

VOLKSWAGEN, IL COMUNICATO DELL’AZIENDA

L’azienda ha diffuso un comunicato in cui spiega che il software dello scandalo non ha comportato alcuna manipolazione dei dati legati alla guida, al consumo ed alle emissioni nella maggior parte delle vetture diesel dell’azienda di Wolfsburg. I problemi riguardano le vetture equipaggiate con il motore diesel EA189, al momento quantificate in 11 milioni di unità in tutto il mondo. Le discrepanze nei dati tra test e uso riguarda quindi solo questo motore. Secondo Zdnet le vetture equipaggiate con questo motore sono: Volkswagen Jetta, Volkswagen Beetle, Volkswagen Golf, Volkswagen Passat, Audi A3. Tuttavia Volkswagen ha confermato che i software sono installati in altri motori diesel dell’azienda anche se in molti di questi non hanno alcun effetto.

VOLKSWAGEN, IL MOTORE COINVOLTO: EA 189

Le vetture coinvolte sono state costruite tutte tra il 2009 ed il 2015, anno quest’ultimo di diffusione di un nuovo motore, l’EA288, un turbodiesel come spiega Carbuzzard, stessa specifica dell’EA189. Sempre Carbuzzard aggiunge che Volkswagen ha conquistato il 90 per cento del mercato diesel statunitense, una quota importantissima se paragonata alla realtà dell’automotive americano. Diventa difficile quindi quantificare il numero esatto di auto circolanti in ogni Paese con questa tipica specifica di motore. Una cosa è certa, non sono truccate né le prestazioni né i consumi. Solo che “inquinano” di più, con un’emissione di ossido d’azoto stimata in 40 volte superiore ai limiti statunitensi. Ricordiamo che l’ossido d’azoto può causare asma e malattie ai polmoni.

 

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VOLKSWAGEN, IL DOCUMENTO DEL 2013 PRESENTATO ALLE AUTORITÀ –

Volkswagen il 19 giugno 2013 ha presentato alla “Joint Commission on Transportation Accountablity Technology Subcomittee” dello stato della Virginia, negli Usa, un report in cui presentava i benefici dei motori EA 189 e EA 288. L’azienda di Wolsfburg aveva annunciato di aver introdotto nel 2009 il diesel “ecologico” negli Usa, aggiungendo che nel 2012 erano state vendute 90,295 diesel “pulite”, un valore pari al 72 per cento del settore in tutti gli Stati Uniti. Inoltre veniva segnalato il risparmio alla pompa di un motore turbodiesel rispetto ad un diesel normale, la migliore guidabilità e minori emissioni.

VOLKSWAGEN, UNA MULTA POTENZIALE DA 20 MILIARDI DI DOLLARI

Lo stesso motore nel 2012 si diceva potesse essere usato per la costruzione di una piccola vettura, sempre di marca Volkswagen, destinata al mercato indiano. Secondo l’Economic Times doveva essere un motore 1,5 diesel derivato dal 1,6 esistente sul mercato europeo. Parliamo quindi di un caso di dimensioni globali che, potenzialmente, potrebbe mettere in pericolo la sopravvivenza stessa di Volkswagen. Tutto perché è stata detta una “bugia” sul reale valore delle emissioni. Il Telegraph ricorda che negli USA una violazione del Clean Air Act costa 37.500 dollari per veicolo. Secondo le stime Volkswagen si troverebbe a pagare una multa di 20 miliardi di dollari.

VOLKSWAGEN, LE INDAGINI NEGLI ALTRI PAESI D’EUROPA ED IL RISCHIO PER IL CONSUMATORE ITALIANO

Mica poco. Anzi. Il problema è che Italia, Francia, Regno Unito, Australia e Corea del Sud hanno annunciato nuovi test per verificare se le vetture vendute in questi Paesi hanno valori “truccati” come determinato dalla US Environmental Protection Agency (EPA) e dalla California Air Resources Board (CARB). Molto probabilmente, ma aspettiamo i test, la risposta è si. E se consideriamo il crollo in borsa e le penali da pagare, potremmo assistere al fallimento di Volkswagen. Il Telegraph parla di fallout, termine usato in genere per disastri nucleari. Ed effettivamente la prima casa automobilistica al mondo rischia di crollare per effetto di una bugia. Il rischio per il consumatore italiano, quindi? Non trovare più un pezzo di ricambio originale Volkswagen. Mica niente, comunque.

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