Decreto Colosseo: cosa cambia nella gestione dei musei

Colosseo chiuso, cosa cambia nei musei con l’arrivo del “decreto Colosseo” approvato ieri in tutta fretta dal Consiglio dei Ministri dopo il caso dell’assemblea sindacale da due ore che ha tenuto chiuso l’Anfiteatro Flavio fino a metà mattina, causando disguidi e disagi fra turisti e visitatori: il settore dei beni culturali, sia di quelli pubblici che di quelli privati, è stato equiparato ad altri servizi pubblici essenziali quali sono ad esempio il trasporto pubblico, gli ospedali, le scuole, le forniture di acqua, luce, gas.

COLOSSEO CHIUSO, COSA CAMBIA AI MUSEI

“Non è un diritto in meno ai sindacati, ma un diritto in più agli italiani e agli stranieri. Degli amici mi hanno raccontato di aver intercettato nel pomeriggio sul treno Roma-Firenze l’amarezza di un gruppo di turisti americani diretti a Venezia che la mattina non avevano potuto visitare il Colosseo. Questo è senza parole”, ha detto Matteo Renzi. Con un decreto molto scarno, l’intero settore dei beni culturali viene aggiunto all’articolo 1 della legge 146  del 1990, che disciplina lo sciopero nei servizi pubblici essenziali. Questa legge stabilisce che il diritto di sciopero è sì libero, ma il suo esercizio in determinati settori è regolamentato dalla legge che pretende dai proclamanti una serie di garanzie. Innanzitutto, il preavviso, e dopodiché la possibilità per il garante degli Scioperi di dilazionare, spostare, ridiscutere e, se necessario, precettare i lavoratori del settore interessato.

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Scrive il Corriere della Sera che “sarà impedita, cioè, l’interruzione del pubblico servizio: perché la visita di un museo, uno scavo, un monumento d’ora in poi sarà riconosciuta come un diritto pieno dei cittadini. Il diritto alla cultura come il diritto alla salute, all’istruzione, al trasporto”. Per il ministro Dario Franceschini, in un paese come l’Italia, si tratta di “una conquista di civiltà”.

“Col decreto nessuna limitazione viene posta al diritto legittimo di fare un’assemblea o di proclamare uno sciopero”, ma l’intenzione è quella semplicemente di sottoporre al Garante “le modalità e la tempistica”. Lo afferma a chiare note anche il premier Matteo Renzi: “Con questo decreto legge non facciamo nessun attentato al diritto allo sciopero ma diciamo solo che in Italia, per come è fatta l’Italia, i servizi museali sono dentro i servizi pubblici essenziali. Non diciamo che non si possono fare le assemblee ma diciamo che si possono fare rispettando però delle regole del gioco che consentiranno a chi si è fatto 9 mila chilometri e speso migliaia di dollari o di euro per venire a visitare il Colosseo o Pompei, di non trovarsi davanti la sorpresa dell’assemblea sindacale”».

Per il 19 e 20 settembre, oggi e domani, sono previste le ormai tradizionali Giornate Europee del Patrimonio e il governo, con l’approvazione del decreto, si sente più sicuro contro eventuali agitazioni “spontanee” e non preavvisate; e d’altronde, dopo la polemica di ieri, sono gli stessi sindacati confederali a confermare: “La vertenza sui salari accessori è nazionale, siamo pronti allo sciopero”. Il ministro: “Mentre i turisti al Colosseo aspettavano fuori ed era in corso l’assemblea, io ero a un incontro al ministero dell’Economia per cercare di risolvere il problema degli straordinari non pagati”.

(Photocredit copertina: ANSA/ MASSIMO PERCOSSI)

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