Appalti Roma, rapporto Anac: «Palese contrasto con le regole». Boom con Alemanno

L’utilizzo delle procedure negoziate in alternative alle gare pubbliche è «in palese difformità e contrasto con le regole, rilevando spesso un’applicazione o elusione delle norme disinvolta e in alcuni casi addirittura spregiudicata». È uno dei passaggi chiave delle conclusioni della relazione dell’Autorità Nazionale Anticorruzione sugli appalti a Roma consegnata lo scorso 7 agosto al presidente dell’Autorità Raffaele Cantone, ora inviate anche al sindaco della Capitale Ignazio Marino e al prefetto Franco Gabrielli, ed a Procura della Repubblica (Dda) e Procura della Corte dei Conti.

 

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APPALTI ROMA, L’ANAC: «PALESE CONTRASTO CON LE REGOLE»

Il rapporto segnala in particolare l’esistenza di procedure semplificate degli appalti caratterizzati più dalle distorsioni, anche di carattere corruttivo, che dalle condizioni di straordinarietà. Ne parla Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera:

Il giudizio finale è netto, e non fa distinzioni tra le due amministrazioni che si sono succedute in Campidoglio negli ultimi quattro anni, tra il 2011 e il 2014: l’analisi dei dati condotta dagli ispettori dell’Anticorruzione «ha reso di palese evidenza il massiccio e indiscriminato ricorso a procedura non a evidenza pubblica in grado di assorbire di fatto, in termini quantitativi, quasi il 90 per cento delle procedure espletate». Per un valore complessivo pari al 43 per cento degli appalti affidati: ciò significa che poco meno della metà dei lavori e dei servizi assegnati a Roma e pagati con denaro pubblico sono stati attribuiti attraverso trattative private, scegliendo di fatto i beneficiari. Poco dopo gli ispettori rincarano la dose: quel «generalizzato e indiscriminato» utilizzo delle procedure negoziate in alternativa alle gare pubbliche è «in palese difformità e contrasto con le regole, rivelando spesso un’applicazione o elusione delle norme disinvolta e in alcuni casi addirittura spregiudicata». Di più: «Ciò induce a ritenere che la prassi rilevata abbia una genesi lontana nel tempo e rappresenti in molti casi più un lucido escamotage che ha orientato l’attività contrattuale degli uffici verso un percorso semplificato foriero, come confermato dai recenti fatti di cronaca, di distorsioni anche di carattere corruttivo piuttosto che dalle condizioni di straordinarietà che hanno caratterizzato l’attività politico-amministrativa di Roma Capitale negli ultimi anni».

APPALTI ROMA, CON ALEMANNO BOOM DI TRATTATIVE PRIVATE

In sostanza, il lavoro degli ispettori dell’Anac ha confermato che dietro il sistema degli appalti a Roma, più che la necessità della risoluzione di situazioni di emergenza si è nascosto il malaffare poi emerso con Mafia Capitale. Secondo l’Anticorruzione il boom è stato registrato ai tempi della giunta Alemanno, mentre Marino si sarebbe inserito in un sistema già costituito. Scrive ancora Bianconi sul Corriere:

Sul periodo di governo Alemanno, che in due anni e mezzo ha speso più di cinque miliardi di euro, la relazione si limita a illustrare il dato del forte ricorso alle procedure negoziate: quasi due miliardi, il 36 per cento del totale, senza che vengano fornite giustificazioni. Per quanto riguarda la Giunta Marino invece (1 miliardo e 364 milioni in un anno e mezzo) le procedure negoziate sono salite all’87 per cento del totale, anche se per un importo complessivo dimezzato o poco più. In primo luogo per via della «forte riduzione degli stanziamenti di bilancio» per investimenti che richiedono il ricorso a gara pubblica per via del loro valore; inoltre «la mancata approvazione del bilancio nei termini di legge», con il conseguente ricorso all’esercizio provvisorio, «ha contribuito in modo sostanziale alla riduzione delle gare a evidenza pubblica».

(Foto di copertina: ANSA / ALESSANDRO DI MEO)

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