«La Siria si sta svuotando»

I siriani stanno scappando in massa dalla Siria e costituiscono il grosso dell’ondata migratoria che investe l’Europa.

L'ormai famoso campo profughi di Yarmouk,  (ANSA/AP Photo/UNRWA, File)
L’ormai famoso campo profughi di Yarmouk,
(ANSA/AP Photo/UNRWA, File)

UNA CRISI DI RIFUGIATI –

«Senza i siriani che arrivano nei numeri con i quali arrivano, non ci sarebbe questo enorme aumento nei numeri. Per questo la chiamiamo una crisi di rifugiati e non una crisi di migranti». La frase, consegnata al Washington Post da un’operatrice umanitaria, si somma alle testimonianze dei rifugiati e conferma come l’attuale crisi sia figlia dell’evoluzione della guerra civile in Siria, dalla quale ora stanno scappando tutti. Il 78% di quanti arrivano in Turchia per passare in Europa sono siriani.

DALLA SIRIA SCAPPANO TUTTI –

Scappano in particolare dalle zone più popolate, controllate dal governo o dall’opposizione, ma arriva gente da ogni angolo della Siria e tutti sembrano disgustati dalla guerra e per niente interessati a prendere le parti del regime o di altri. Partono prima gli uomini e le persone valide, nella speranza d’insediarsi e rifarsi una vita altrove e poi poter accogliere a loro volta i parenti che nella prima fase sarebbero un peso e un pensiero. Ma ci sono anche intere famiglie, dipende molto dalle possibilità logistiche ed economiche a disposizione.

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UN PAESE SENZA SPERANZE –

Nessuno può dire quanti siano i siriani che hanno preso questa decisione negli ultimi mesi, ma le persone sentite dal Washington Post a Izmir dicono che «La Siria si sta svuotando» e che nessuno vuole più restare a vedere come andrà a finire una guerra che nessuno sa chi stia vincendo o se mai potrà essere vinta da qualcuno. A mancare è la speranza di un qualsiasi miglioramento nel breve e medio termine nel paese, poi il resto lo fanno i campi per profughi nei paesi vicini, ormai stipati di milioni di siriani pure loro con poche speranze, ospiti di paesi nei quali non c’è lavoro e non c’è futuro, senza nemmeno la speranza di poter tornare a una casa che spesso non c’è più, in un paese nel quale la guerra non sembra poter avere fine.

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