La grande truffa dei money transfer

12/01/2012 di Dario Ferri

Trasferimenti illeciti per 350 milioni di euro. E documenti falsi per giustificarli

E’ un’illegalità talmente diffusa che per scoprirla ci sono voluti anni. Ma quello dei money transfer è un business goloso, e pericoloso perché il riciclaggio o l’autoriciclaggio sono dietro l’angolo. Repubblica nell’edizione romana racconta di un’indagine delle fiamme gialle, che ha scoperto trasferimenti illeciti per 350 milioni di euro:

Effettuati quasi tutti da cittadini cinesi che per tre anni si sono serviti della stessa agenzia di money transfer, fornendo falsi codici fiscali e inviando ripetutamente grossi quantitativi di contante. «È la prassi del denaro sporco – spiega il nucleo di Polizia tributaria della guardia di finanza di Roma – frutto di reati come la contraffazione o l´evasione fiscale, che viene riciclato con l´invio all´estero». Una cifra da capogiro, che le fiamme gialle hanno scoperto nel corso di una lunghissima ispezione iniziata a giugno 2009 e conclusa a gennaio 2011 in un´agenzia in zona Termini. Nel triennio 2007, 2008 e 2009 da questo ufficio sono partiti 346 milioni e 978.870 euro attraverso trasferimenti accompagnati da codici fiscali e documenti falsi. Altri 17 milioni sono partiti da una seconda agenzia ispezionata dal nucleo di Polizia tributaria in zona Esquilino, che negli anni 2009 e 2010 ha effettuato 4.500 movimentazioni sospette. In particolare, su 125 codici fiscali, ne sono risultati falsi 114, esibiti da clienti che hanno trasferito in tutto oltre 12 milioni.

Il gioco è sempre lo stesso:

Chi va a versare grosse somme fraziona il denaro in quantitativi più piccoli per non destare sospetti e lo intesta a mittenti diversi, dei quali fornisce documenti falsi. Per prevenire il riciclaggio di denaro sporco, adesso la legge vieta di servirsi dei money transfer per importi superiori a 1.000 euro, che vanno comunque effettuati con un documento di identità. Cifre superiori devono essere trasferite attraverso le banche e gli uffici postali. Prima che arrivasse la stretta del decreto “salva Italia”, il tetto era invece di 2.000 euro. Per operazioni comprese fra i 2.000 e i 5.000 euro, fissato precedentemente come limite massimo, il gestore dell´agenzia doveva richiedere la documentazione che attestasse la provenienza del denaro. Nel caso delle due ispezioni, a insospettire le fiamme gialle sono stati trasferimenti finanziari da centinaia di euro, effettuati tutti insieme nello stesso giorno.

E tutti con un’altra caratteristica in comune:

Risalendo ai documenti fotocopiati dagli operatori all´atto della transazione, gli agenti hanno verificato che sia questi sia i codici fiscali erano falsi. Solo pochi giorni fa, il comandante generale della guardia di finanza Nino Di Paolo, in audizione alla commissione parlamentare d´inchiesta sulla contraffazione, ha ricordato come i money transfer siano un eccezionale circuito di riciclaggio di denaro sporco. Un fenomeno diventato sempre più massiccio attraverso gli anni, con il proliferare delle agenzie di money transfer e con i volumi di affari non sempre leciti degli immigrati. Spesso, tra la comunità straniera e il gestore del money transfer, esiste un livello intermedio, una persona che fa da collettore con la raccolta porta a porta del denaro da inviare.

E sono troppi:

Soltanto a Roma, gli agenti di money transfer registrati nel 2011 negli elenchi della Banca d´Italia ammontano a 4.512, l´anno prima erano 3.342, nel 2009 invece 2.547. Oltre la metà delle rimesse che partono dalla capitale sono dirette in Cina. Un flusso che è cresciuto in pochissimi anni, passando da 694 milioni e 161mila euro nel 2005 a 898 milioni e 224mila euro nel 2010. Le Filippine, che pure sono il secondo stato destinatario, si fermano a quota 25,1%, con 447 milioni e 655mila euro, cifra comunque lievitata moltissimo rispetto agli 82 milioni e 146mila euro del 2005. Al terzo posto, ma con una distanza abissale, la Romania, con il 6% delle rimesse, pari a 124 milioni e 275mila nel 2010, cifra rimasta sostanzialmente identica a quella del 2005, pari a 120 milioni e 827mila euro.

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