Riforma costituzionale, Calderoli: “Graziate l’imprenditore che sparò all’albanese e ritiro le modifiche”

Riforma Costituzionale, Roberto Calderoli: “Grazia all’imprenditore che sparò all’albanese e ritiro le modifiche”. E’ questo il senso del “baratto” che l’esponente della Lega Nord, alla guida della fronda ostruzionistica da centinaia di emendamenti al ddl firmato Maria Elena Boschi di riforma della struttura del governo italiano, propone a Matteo Renzi: se si interesserà al caso di Antonio Monella da Arzago d’Adda, spingendo affinché la richiesta di grazia arrivi a Sergio Mattarella, presidente della Repubblica.

RIFORMA COSTITUZIONALE, CALDEROLI: “GRAZIA A MONELLA E RITIRO GLI EMENDAMENTI”

Il caso di Antonio Monella risale al 2006: imprenditore della cittadina bergamasca di Arzano d’Adda, Monella apre il fuoco contro l’albanese Ervis Hoxa che gli è entrato in casa per per rubargli il Suv. Lo vede e apre il fuoco con il suo fucile calibro 12: legittima difesa o omicidio? La Cassazione ha deciso nel 2014 e l’imprenditore si è presentato spontaneamente in carcere per scontare i sei anni di galera che la Suprema Corte gli ha inflitto. Da settimane la Lega Nord con Matteo Salvini e la stampa conservatrice italiana – l’editoriale di Vittorio Feltri in questo senso è apparso sul Giornale – chiedono che il capo dello Stato Sergio Mattarella e il ministro della Giustizia Andrea Orlando si interessino del caso Monella; Roberto Calderoli mette sul piatto, nell’intervista a Repubblica, il ritiro di tutti gli emendamenti ostruzionistici.

Senatore, ma che cosa c’entra la grazia a un condannato con la riforma? Nulla, a occhio.

«Non c’entra nulla. Però c’entra il fatto che Orlando fa parte di un governo impegnato nelle riforme. Il mio atteggiamento negativo rispetto al ddl costituzionale resta, non do certo il via libera a quel testo. Ritiro solo gli emendamenti in commissione, evito l’ostruzionismo. E dunque penso che sia interesse di Renzi e della Boschi esercitare pressione su Orlando affinché trasmetta a Mattarella la domanda. Anche perché non spetta al ministro decidere sulla grazia, ma al Presidente. Il ministero della Giustizia ha solo un ruolo istruttorio».

Ha già parlato con il premier di questa “offerta”?
«No, non ne ho parlato con lui».

C’è chi non capirà. Molla la battaglia per la Costituzione per il caso di un singolo. Un baratto?
«Nessun baratto, cedo solo sull’ostruzionismo. Restano quattro emendamenti, compreso quello sul Senato elettivo».

LEGGI ANCHE: Riforma Costituzionale, come cambia il Senato

In effetti il ministro della Giustizia ha già fatto sapere che la procedura è bloccata perché mancherebbe un parere, secondo legge, del tribunale di sorveglianza competente su Bergamo; il senatore leghista è di diverso avviso.

Insomma, è davvero disposto a rinunciare a quella valanga di proposte già depositate?
«Certo. Orlando avrebbe potuto dare il via libera alla pratica e finora non l’ha fatto, fermandola per quasi un anno. Voglio sperare che stavolta la cosa vada in porto. Io sto dietro a questa storia da settembre scorso, quando ancora c’era Napolitano. Poi è arrivato Mattarella. E l’iter al ministero non è ancora concluso!».

Calderoli, a dire il vero il ministro della Giustizia fa sapere che la pratica non è bloccata, ma bisogna attendere il parere del tribunale di sorveglianza, chiesto ai primi di agosto. Dopo, il ministro potrà fare le proprie valutazioni e inviare l’istruttoria al Colle, presumibilmente entro inizio settembre.
«Mi risulta che sia tutto pronto. E poi ricordiamoci che parliamo di uno che si è presentato spontaneamente in galera».

Perché cavalcate questa vicenda?
«È una battaglia di giustizia, non di politica. Monella si è difeso, magari ha ecceduto, però gli sono entrati in casa mentre c’erano moglie e figli. Io non so come reagirei, sinceramente. Per carità, ha sbagliato. Ma da un anno è in carcere. E ha anche risarcito le vittime».

Share this article