Italicum, Matteo Renzi pronto alla mossa: “Ok al premio di coalizione”

Italicum, Matteo Renzi è pronto alla mossa: “Ok al premio di coalizione”, per accontentare i desiderata di Forza Italia e, probabilmente, si vocifera, anche quelli della minoranza del Partito Democratico: sembra ormai un’empasse pieno quello del presidente del Consiglio dei Ministri che, inizia a rassegnarsi, probabilmente non ha i voti necessari per portare a casa l’approvazione di due riforme chiave, quella costituzionale e quella della legge elettorale, nella maniera in cui sono formulate. E così, scrivono le cronache oggi in edicola, sarebbe pronto a concedere qualcosa.

ITALICUM, MATTEO RENZI PRONTO ALLA MOSSA: “OK AL PREMIO DI COALIZIONE”

Sul Messaggero Alberto Gentili parla della resurrezione del patto del Nazareno, per quanto in versione “baby”. Un accordo con Forza Italia su punti specifici, quali appunto una sorta di “baratto”: l’approvazione della riforma del Senato contro quella di un Italicum riportato all’originaria formulazione.

Fallita l’ultima mediazione con la minoranza interna sul listino di senatori da votare insieme ai candidati alle regionali e determinato a non tentarne altre («quelli pensano solo a farmi cadere…»), il premier e segretario del Pd sta meditando una clamorosa svolta sull’Italicum: il ritorno al premio di coalizione, così com’era previsto nella prima versione della nuova legge elettorale varata a inizio maggio. «Ci stiamo ragionando seriamente», dice un alto dirigente renziano, «questa novità, oltre a permettere di superare l’impasse sulla riforma del Senato, potrebbe essere utile anche per noi. Dopo la clamorosa avanzata di Salvini, chi può dire quale sarà il primo partito alle prossime elezioni…».

Dunque un’idea che, sì, vada nella direzione di accontentare Silvio Berlusconi, ma che potrebbe tornare utile a Renzi e anche alla minoranza Pd.

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Le condizioni poste da Silvio Berlusconi per pensare nuovamente ad un accordo con Renzi sono due: il ritorno al Senato elettivo – “non se ne parla neppure”, rispondono dalle parti del Nazareno – e una modifica all’Italicum che spacchetti il premio di maggioranza fra liste apparentate in coalizione.

Una vera benedizione per il Cavaliere. Con l’attuale meccanismo Berlusconi sarebbe costretto a cedere scettro e trono a Matteo Salvini, concedendogli la guida di un’ipotetico listone unitario del centrodestra. Con il premio di coalizione, invece, Forza Italia potrebbe limitarsi a un’alleanza elettorale con la Lega, conservando sovranità, autonomia e l’ancoraggio al Partito popolare europeo, dove il ”matrimonio” di Berlusconi con il leader leghista xenofobo e populista sarebbe considerato sacrilego. Tant’è, che non mancano le aperture: «Vedremo in settembre, vedremo quali proposte Renzi metterà sul tavolo», dice il capogruppo Paolo Romani, «di certo il premio di coalizione per noi sarebbe una novità mportante». «E’ ovvio che la modifica dell’Italicum ci piacerebbe, eccome», aggiunge uno stretto collaboratore del Cavaliere, «ma ormai Berlusconi non si fida più di Renzi, dunque è da escludere un nuovo Patto del Nazareno. Al massimo potrà avvenire uno scambio: noi votiamo la riforma del Senato e loro ci danno il premio di coalizione».

Roberto d’Alimonte, il giurista che ha scritto, materialmente, l’Italicum, parla apertamente di una “riedizione” del Nazareno in salsa baby.

D’Alimonte mise in chiaro due cose. La prima: «L’Italicum senza riforma costituzionale del Senato non serve a nulla, sarebbe assurdo votare per la Camera con il maggioritario a due turni e per il Senato con il proporzionale». La seconda: «Se Renzi non avrà i numeri per far passare la riforma, si potrà pensare a un ”patto del Nazareno-baby”: Berlusconi offrirà i voti per la riforma costituzionale, in cambio del premio di coalizione nell’Italicum». L’ultima profezia: «Con il premio di coalizione la sinistra del Pd potrà creare un partito alleato di Renzi». Insomma, una sorta di ”vissero tutti felici e contenti”. Ncd di Angelino Alfano incluso. Ma al Nazareno – ed è questa la maggiore controindicazione a mettere mano alla legge elettorale – non piace affatto l’idea della scissione a sinistra.

Un antidoto però ci sarebbe: un alta soglia di sbarramento, ben più alta dell’attuale 3%.

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