Gli uomini di Matteo Messina Denaro, dal pastore all’imprenditore

Dal pastore che si dedicava alla produzione di formaggi all’imprenditore che spesso volava all’estero per coltivare nuovi business e profitti. Sono assai diversi gli identikit degli uomini più vicini al numero uno di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, il boss oggi in cima alla lista dei criminali ricercati dalle forze dell’ordine, e che ieri ha subito l’arresto di 11 fiancheggiatori.

 

matteo messina denaro

 

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Scrive oggi Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera, parlando di Vito Gondola, pregiudicato 77enne a capo del mandamento mafioso di Mazara del Vallo, uno degli uomini ieri finiti in manette:

Abituato a trafficare con pecore e formaggi, s’incontrava e tramava con un altro degli arrestati, molto diverso per età e professione: Giovanni Scimonelli, 48 anni, proprietario di due supermercati Despar nel trapanese, il quale dopo le riunioni clandestine (o subito prima) cambiava abito e volava nel Nord Italia, a Milano o in Veneto, o nella natia Svizzera, dove si dedicava a coltivare business e guadagni.
Il pastore e l’imprenditore rappresentano le due anime della latitanza ultraventennale di Messina Denaro, boss di nuova generazione che tiene insieme le regole della mafia di ieri con le esigenze di quella di oggi. «Gode di protezioni di alto livello», accusa il procuratore aggiunto Teresa Principato, ed è possibile che trascorra alcuni periodi all’estero. Tuttavia, nell’epoca di Internet e delle più avanzate tecnologie, non rinuncia a comunicare con il sistema più antico e considerato più sicuro nell’onorata società: lettere e bigliettini da distruggere subito dopo la lettura, raccolti e distribuiti attraverso canali preventivamente individuati dal boss. Inoltre le consegne non avvengono in maniera diretta, ma nascondendo i pizzini in qualche anfratto dove una staffetta va a recuperarli per fargli fare la tratta successiva. Il tutto a scadenze il più possibile regolari.

 

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Lo scambio di pizzini inviati od estinati a Matteo Messina Denaro venivano celati da mezze frasi e linguaggi convenzionali. Ad esempio, l’acquisto di carne fiorentina. Scrive ancora Bianconi sul Corriere:

Che le misteriose consegne fossero di pizzini provenienti e destinati al super-latitante, gli inquirenti l’hanno dedotto dai colloqui intercettati; mezze frasi che messe insieme svelano il sistema di fermo-posta al servizio di Messina Denaro: «Da Mazara chiamo, il macellaio sono, mi aveva ordinato la fiorentina, si ricorda? Domani alle 9.30 se la può venire a prendere»; «Entro il 15 queste cose devono partire…»; «Minchia… questo tempo per scrivere… capace che tarda a scrivere»; «Ci si deve dare la risposta… vuole la risposta»; «Quello di Salemi… ha scritto»; «Tu segui quello che c’è scritto… e ci mettiamo al sicuro…»; «Me l’ha portata aperta e mi ha detto “leggila”… c’erano cose familiari»; «Mi avevano detto entro la fine del mese arrivano», e così via.

(Foto di copertina: Ansa / Polizia di Stato)

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