La figuraccia saudita in Yemen

Tremila morti dopo, in Yemen è il momento della farsa. Protagonista ne è il governo saudita, che dopo aver scatenato la guerra e bombardato per due mesi, scopre di non avere un solo alleato nel paese confinante.

YEMEN-CONFLICT

LA TRAGEDIA DELLO YEMEN –

Non c’è da ridere perché lo Yemen è investito da una tragedia che va ben oltre i pur terribili numeri che parlano di 3.000 morti, uccisi, in gran parte civili, e di centinaia di migliaia di rifugiati e di qualche milione di abitanti minacciati dalla fame che avanza, per non parlare di malati e feriti che trovano sempre meno assistenza nelle strutture sanitarie colpite dalla guerra, dal blocco imposto dai sauditi e comunque non dimensionate per far fronte a una tragedia di tali dimensioni. Tuttavia gli ultimi sviluppi del conflitto yemenita hanno fatto sorridere più di un osservatore e provocato una massiccia serie di sberleffi, che dai social network si sono rivolti all’indirizzo dei Saud.

LO YEMEN NON VUOLE IL GOVERNO DEI SAUD –

È successo infatti che la settimana scorsa le forze degli Houthi, gli sciiti che vengono da Nord, quelli che i sauditi non vogliono al potere, siano stati cacciati da Aden, l’ex capitale dello Yemen del Sud quando il paese era diviso in due. A cacciarli un mix di alleanze locali, ma soprattutto gli indipendentisti di Harak, il movimento separatista che vorrebbe riportare il paese ai tempi della Guerra Fredda. A quel punto i sauditi hanno annunciato il ritorno del «governo» del sedicente Hadi; che in Yemen si era dimesso e che in Arabia Saudita ha deciso di tornare presidente. Ritorno ad Aden, che era stata la sua ultima tappa prima della fuga dal paese, visto che nelle capitale Sanaa per lui non è ancora salutare metter piede.

UN PLATEALE FALLIMENTO SAUDITA –

L’idea dei sauditi si è subito dimostrata pessima e si è risolta in una pessima figura, perché quelli del Sud, che pure a differenza di quelli del Nord ricevono dall’Arabia sauditi aiuti corposi e non bombardamenti, hanno detto che non se ne parla nemmeno e che quelli del governo fantoccio finiscono male se si presentano ad Aden per comandare. Un momento rilevante nella storia di questo conflitto, perché l’Arabia Saudita sta a tutti gli effetti bombardando lo Yemen da mesi per insediare l’ex presidente Hadi al governo e ora c’è la prova provata che non solo Hadi non ha alcun consenso nel paese, ma che sia le fazioni riunite attorno agli Houthi che quelle che si contrappongono loro, sono ben decise a trattare come un traditore l’ex presidente che ha «chiesto» ai sauditi e ai loro alleati di bombardare lo Yemen, e che mentre i suoi concittadini muoiono sotto quelle bombe, aspetta al sicuro, sprofondato nel lusso di Riyad. Più d’uno dei suoi presunti alleati che combattono contro gli Houthi ha spiegato chiaramente di volerlo ammazzare, se mai tornasse nel paese. Per la fortuna dei Saud, la guerra non desta il minimo interesse in Occidente, dove non se ne parla proprio e dove non se ne parlerà almeno fino a quando e se arriveranno ondate profughi yemeniti

LEGGI ANCHE: Dall’Italia al Bahrein, le bombe per lo Yemen le facciamo noi

ORA I SAUDITI HANNO UN PROBLEMA –

La settimana è così cominciata con il silenzio saudita e con quello di Hadi, che ha ritrovato la voce solo oggi per «nominare» governatore di Aden al posto di quello che non governava più da tempo, Naif al Bakri, uno dei pochi membri del suo ex governo a non essere fuggito di fronte all’avanzare degli Houthi. Bisogna vedere se il credito di cui gode al Bakri presso i locali è sufficiente ad assecondare i piani dei sauditi, ma per ora gli yemeniti del Sud sembra interessati agli aiuti di sauditi e alleati, ma per niente disposti a cedere nulla in cambio. Evidentemente qualcuno a Riyad ha sbagliato dei conti e ora i Saud si trovano nella condizione di non avere un solo alleato affidabile in Yemen. Un esito in fondo prevedibile se si considera che i monarchi sauditi sono intervenuti nelle faccende interne del paese pretendendo d’imporgli un governo a suon di bombe, ma anche un esito che ora mette in discussione il senso stesso dell’intervento dei Saud e dei loro alleati.

Nayef al-Bakri
Share this article