MH17, un anno dopo spunta un video che inchioda i ribelli russi

MH17, è passato un anno dall’abbattimento del Boeing 777 della Malaysian Airlines diretto da Amsterdam a Kuala Lumpur, caduto nel distretto di Torez in Ucraina uccidendo 298 persone. Ancora oggi non si sa con certezza chi abbia lanciato il razzo che ha colpito l’aereo ma un video diffuso in occasione dell’anniversario dal giornale australiano Daily Telegraph certifica quelle che sembrano le responsabilità dei ribelli filo-russi.

MH17
(BULENT KILIC/AFP/Getty Images)

MH17, IL VIDEO CHE INCHIODA I RIBELLI RUSSI

Nel video, girato pochi minuti dopo l’abbattimento tra i rottami fumanti del Boeing 777 si sentono i militari filo-russi guidati da un comandante che commentano il ritrovamento di zaini, vestiti, macchine fotografiche. I soldati rovistano tra i beni dei passeggeri al fianco dei loro corpi straziati e si rendono conto, in un crescendo di tensione, che a differenza di quanto pensassero non avevano abbattuto un velivolo militare bensì un aereo carico di civili. Una situazione che crea sconcerto in alcuni mentre altri cercano di difendersi: «ma chi ha dato loro il permesso di passare da questo corridoio?»

 

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MH17, L’ABBATTIMENTO

Il 14 luglio nella stessa zona venne abbattuto un aereo militare ucraino, un AN-26, che volava a 21,000 piedi a sudest di Luhansk. Questo ed altri attacchi imposero un messaggio NOTAM sui cieli dell’est dell’Ucraina: gli aerei avrebbero dovuto volare ad una quota superiore a 31.000 piedi. Quello che fece il volo MH17, colpito ad un’altitudine di 32.000 piedi, quota “ordinata” dal controllo aereo ucraino, quota di appena 300 metri al di sopra del “limite”. Nel report preliminare dell’incidente arrivò la conferma dell’abbattimento da parte di “oggetti ad alta energia” penetrati nel cockpit.

MH17, LE INDAGINI PRELIMINARI ED I CONTRASTI TRA PAESI

Nelle immediatezze dell’incidente si è parlato dell’abbattimento dell’aereo da parte di un missile sparato da un sistema a batteria BUK SA-11 appartenente all’esercito ucraino ma sottratto dai ribelli filorussi, come confermato dai separatisti dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Lugansk. Circostanza confermata, come ripreso da Der Spiegel, dall’intelligence tedesca. Una ricostruzione respinta dall’Ucraina. Nell’ottobre 2015 è atteso il report definitivo dell’abbattimento. Intanto le autorità di Australia, Malesia e Olanda, tre Paesi colpiti dall’incidente, hanno chiesto l’apertura di un’indagine da parte dell’Onu, una mossa giudicata “controproducente” da Vladimir Putin. Putin che, secondo Tony Abbot, primo ministro australiano ripreso da La Stampa, «è sembrato sinceramente inorridito dalla tragedia». (Photocredit copertina BULENT KILIC/AFP/Getty Images)

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