I 4 modi con cui la Germania guadagna con l’eurocrisi

Germania euro

La Germania guadagna dall’euro e dalle sue crisi principalmente in quattro modi. Il quotidiano tedesco Süddetsche Zeitung, di simpatie progressiste, rimarca come grazie alla crisi della moneta unica il governo federale abbia risparmiato in modo rilevante sul costo del debito, mentre l’economia abbia beneficiate della svalutazione dell’euro e dall’arrivo costante di forza lavoro qualificata dai Paesi in crisi. I crediti erogati verso la Grecia possono permettere inoltre alla Germania di guadagnare grazie agli interessi, anche se su questo punto i margini sono piuttosto incerti.

EURO ECONOMIA –

La crisi dell’euro beneficia prima di tutto la Germania. Non lo scrive un sito complottista di avversari alla moneta unica, ma uno dei più autorevoli quotidiani tedeschi, Süddetsche Zeitung. Una testata orientata verso il centrosinistra, ma non contrapposta alla politica di salvataggio della moneta unica adottata dai governi di Angela Merkel dal 2010 a oggi. Secondo SZ la Gerrmania guadagna dall’eurocrisi in quattro modi, che riportiamo qui sotto.

    • COSTO DEL DEBITO. Dal 2010 a oggi i mercati finanziari europei sono stati caratterizzati da una costante. Dallo scoppio della crisi del debito sovrano in Grecia e dalla diffusione del contagio nella periferia dell’unione monetaria, prima in Irlanda e Portogallo, poi in Spagna e in Italia, si è verificata una costante “flight to quality”, fuga verso la qualità, che ha beneficiato la Germania. I bund tedeschi sono diventati infatti il porto sicuro dei grandi investitori, che hanno riposizionato i loro investimenti finanziari spostandoli dai Paesi in crisi verso l’area core dell’euro.

      I bassi interessi delle obbligazioni tedesche hanno permesso un grande risparmio di denaro al bilancio federale. Fino al 2030 questa somma dovrebbe quantificarsi in 160 miliardi, come calcolato dall’IfW, Istituto per l’Economia mondiale di Kiel. Solo nel 2015 la Germania ha risparmiato attraverso i bassi rendimenti dei Bund circa 20 miliardi di euro.

      L’economia tedesca beneficia in un altro modo del basso costo dei Bund: pochi mesi fa l’obbligazione decennale offriva quasi lo zero di rendimento. Le banche tedesche si rifinanziano con i titoli di debito del governo, e così possono offrire interessi più bassi alle aziende e ai cittadini rispetto al resto dell’eurozona.

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  • INTERESSI SUI CREDITI ALLA GRECIA. Süddetsche Zeitung evidenzia come la formulazione di “aiuti finanziari” non faccia comprendere quanto un Paese a basso costo del debito come la Germania possa guadagnare dal programma di assistenza finanziaria verso la Grecia. Il governo federale concede i prestiti all’esecutivo di Atene attraverso i bond emessi dalla sua Cassa depositi e prestiti, l’istituto KfW. Facendo la differenza tra gli interessi ripagati dalla Grecia e quelli invece pagati da KfW può risultare un guadagno. Sicuramente è stato così nel primo programma di assistenza finanziaria, poi il continuo reprofiling inclusivo di sconti sul tasso di interesse da ripagare ha reso meno probabile questo guadagno, rimarca SZ. Un’eventuale bancarotta con prestiti non saldati infliggerebbe invece una cospicua perdita al bilancio della Germania.
  • EXPORT ED EURO LOW COST. Nel 2014 l’economia tedesca ha esportato beni per 1,1 miliardo di euro. Un record, a cui ha contribuito anche il deprezzamento dell’euro rispetto alle principali valute internazionali, dollaro in particolare. L’euro deprezzato ha reso più convenienti i prodotti dell’industria tedesca, da sempre apprezzati per l’alto contenuto tecnologico e la loro qualità. La Germania ha acquisito un vantaggio strutturale grazie all’euro, visto che la sua moneta precedente, il marco, era relativamente più apprezzata dell’attuale valuta comune dell’UE. In questi anni la bilancia commerciale tedesca ha mostrato un costante surplus, talvolta al di là del tetto imposto dalle normative europee. Significa che la Germania esporta sempre più beni di quanti ne importi. L’export nell’eurozona vale circa il 35%. SZ rimarca però come un euro debole procuri svantaggi ai consumatori, che devono pagare più care le merci importate.
  • FORZA LAVORO QUALIFICATA. In questo momento l’economia tedesca offre molti posti di lavoro, e ciò spinge molte persone dei Paesi in eurocrisi, in particolar modo giovani, a trasferirsi in Germania. Nel 2013 circa 140 mila persone da Grecia, Spagna e Italia sono emigrati verso le maggiori opportunità offerte dall’economia tedesca. Süddetsche Zeitung rimarca come prima dello scoppio dell’eurocrisi, il 2009, succedeva l’opposto, con più tedeschi che si trasferivano verso Grecia, Spagna e Italia rispetto a coloro che emigravano da quei Paesi verso la Germania.

    Per la Germania questo è positivo. Le previsioni di crescita della popolazione sono piuttosto cupe per la Repubblica federale. In caso di diminuzione degli abitanti il Welfare tedesco rischia di collassare, visto che si basa sul principio che esso venga pagato dai giovani che lavorano. Dai Paesi in eurocrisi arrivano inoltre risorse umane altamente formate, che mitigano la carenza di forza lavoro qualificata di cui soffre l’economia della Germania. La fuga dei cervelli invece penalizza le Nazioni in difficoltà.

Photocredit: DANIEL ROLAND/AFP/Getty Images

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