Scandalo Hacking Team, si mobilitano servizi e agenzie, Wikileaks pubblica le mail

Tanto tuonò che piovve, e così lo scandalo che da domenica ha prodotto reazioni in tutto il mondo comincia finalmente a smuovere le acque anche in Italia, base operativa dell’Hacking Team e secondo cliente dell’azienda per fatturato. Paese che ha giurisdizione sul caso e anche la responsabilità politica di quello che l’azienda è andata esportando nel mondo.

La pagina di Wikilieaks dalla quale s'accede alle mail di Hacking Team
La pagina di Wikilieaks dalla quale s’accede alle mail di Hacking Team

 

 WIKILEAKS HA PUBBLICATO LE MAIL DI HACKING TEAM –

Il sito di Assange ha messo online in un database accessibile anche con un motore di ricerca un milioni di mail di Hacking Team. Fanno parte del blocco di dati da oltre 400 gigabyte che qualcuno ostile all’azienda ha pubblicato domenica scorsa, mettendo in piazza i segreti di una società italiana che si occupa di vendere strumenti informatici «offensivi», che permettono l’intrusione in computer e in ogni genere di dispositivo o programma di comunicazione in rete. Nelle mail si possono apprezzare le relazioni con le autorità italiane e straniere e già la loro pubblicazione da sola rappresenta un grave problema per la sicurezza degli uomini e delle istituzioni coinvolte.

ARRIVANO I NOSTRI –

Novità anche dal fronte delle reazioni allo scandalo, oggi finalmente: «A quanto risulta a Repubblica, infatti, è in corso una ispezione del Garante della Privacy, insieme alla Polizia Postale, nella sede milanese della società. Il Garante conferma, ma non commenta oltre, intendendo mantenere il riserbo in questa delicata fase di indagine». Il pezzo di Fabio Chiusi su repubblica ricorda inoltre che: «Giampiero Massolo, ha riferito stamane al Copasir che “ci sono verifiche in corso in merito all’impatto dell’attacco subito dalla società Hacking Team sui software utilizzati dai servizi segreti italiani. Il rischio è infatti che dati della nostra intelligence siano stati hackerati”.» Si tratta dei primi segni d’interessamento pubblico da quando domenica scorsa è scoppiato lo scandalo, che ha assunto subito una eco internazionale, ma che per ora nel nostro paese non ha ancora provocato una sola presa di posizione da parte di politici e partiti, così com’è stato ostentatamente ignorato dai direttori dei principali quotidiani e dagli editorialisti più noti. Ora forse se ne potrà parlare e forse anche la Presidenza del Consiglio si degnerà di spiegare a cosa le serve il software «offensivo» di cui ormai può fare a meno di pagare le fatture.

LEGGI ANCHE: Lo scandalo Hacking Team, il datagate italiano che mette a rischio la sicurezza di tutti

I PERICOLI DELLO SCANDALO HACKINGTEAM –

La situazione appare decisamente grave sotto diversi profili, su tutti quello della sicurezza interna, anche se il rischio di una brutta figura a livello planetario incombe. L’hacking degli hacker sembra infatti mostrare l’esistenza di un’attività di export che è andata ad «armare» alcune delle peggiori dittature del globo, in aperta violazione delle leggi che lo proibiscono. Sarà interessante capire se e come tali forniture siano state autorizzate dalle autorità competenti. Un problema più urgente è quello rappresentato dal fatto che la messa in piazza dei segreti di Hacking Team significa che tutte le agenzie che usavano i loro software, e grazie a quei software, possono ora contare sul fatto che prima o poi le persone che hanno spiato o stanno spiando verranno a conoscenza di questa attività, se già non lo hanno fatto. Un danno gravissimo a indagini per lo più molto sensibili, anche se non è chiaro come e quanto l’uso di questi software, che non si limitano a intercettare, ma s’impadroniscono letteralmente delle macchine dei bersagli, sia legale e autorizzato dall’autorità giudiziaria, qui come un altri paesi nei quali le polizie li hanno in uso.

 

 

Share this article