Expo 2015, tre sordomuti scambiati per black bloc

Expo Milano 2015, tre sordomuti fermati: “Sono black bloc”, ha pensato l’uomo in divisa all’ingresso dei tornelli del versante Triulza, dove Giovan Giuseppe Nasti, sordomuto napoletano, e due suoi amici coreani, anch’essi disabili nell’udito, portavano una maglietta dal testo abbastanza aggressivo. Il problema è che si trattava in realtà di una maglia di sostegno alla campagna per l’ingresso egualitario dei sordomuti presso le aree Expo.

EXPO MILANO 2015, TRE SORDOMUTI FERMATI: “SONO BLACK BLOC”

La storia la racconta il Corriere della Sera.

Si fa presto a ridere di certe scene, se uno non ci è dentro. Per esempio quella di un uomo in divisa che all’ingresso dell’Expo ferma tre che hanno addosso una maglietta che lui forse ritiene da black bloc, e loro gli parlano a gesti che lui non capisce, e alla fine gli sequestra le magliette. Né poteva capirli, quei gesti. Perché gesti di sordomuti. Le cui magliette lì all’Expo parlavano appunto di quello

Lui, dicevamo, 75enne napoletano, arrivato a Milano con una coppia di amici coreani; per il personale all’ingresso, pericolosi sovversivi.

I tre vengono fermati, identificati, richiesti di togliersi le magliette. Che alla fine, per non correre rischio che poi le rimettessero, sono state loro sequestrate. Ma forse gli è andata anche bene: «I miei amici coreani – racconterà il povero Nasti – temevano di essere arrestati». 

Le magliette sono T-Shirt con su scritto “No Deaf? No Expo”, parte di una campagna dell’Ente Nazionale Sordi che da settimane sta protestando per il fatto che nelle aree di Rho non sono presenti spazi di segnaletica sufficiente per i soggetti con disabilità uditive.

 

LEGGI ANCHE: Expo, rilasciati i black bloc

EXPO MILANO 2015, I SORDI NON POSSONO ENTRARE

Ecco le lamentele dell’Ente, presieduto da Maria Paola Dominici, riportate ancora una volta dal Corriere della Sera.

Per noi, si trattava di introdurre nell’area una sottotitolazione e una traduzione nella lingua dei segni italiana e in quella internazionale», spiega Dominici.
La società Expo è stata molto attenta alla presenza di persone con disabilità. Probabilmente, secondo la presidente, dimenticandosi però dei sordomuti. Quello all’interno dei padiglioni è per loro un problema duplice. Da una parte, «in nessun padiglione è presente un video con sottotitolazione nella lingua dei segni. Solamente gli Stati Uniti hanno un mediatore che però utilizza la lingua dei segni internazionale. Dall’altra, si tratta anche di una questione di sicurezza». Lungo il Decumano non sono infatti presenti segnali che in caso di allarme diffondano un avviso di pericolo luminoso. Come accade anche negli ascensori alla stazione di Rho Fiera Milano, racconta, dove «bastava installare un videocitofono».

In altre occasioni, spiega la Dominici, altri cittadini sordomuti erano entrati senza problemi in Expo con indosso la maglietta della campagna. Questa volta ai tre è andata male.

Copertina : Twitter / Corriere della Sera

Share this article