Pd Roma, le 5 regole che lo hanno distrutto

Si sta sempre con chi vince. Segui i soldi. Elimina il dissenso. Usa il partito come ascensore politico. Non si fa quel che è giusto ma quel che conviene. Sono le cinque regole su denaro, corruzione e potere che avrebbero caratterizzato il Pd romano negli ultimi anni fino a portarlo al grave e imbarazzante coinvolgimento nello scandalo di Mafia Capitale. A descrivere la degenerazione del partito capitolino, e a stilare l’elenco, è Concita De Gregorio, che su Repubblica scrive:

L’incredibile e triste storia del Pd romano, a raccontarla a chi vive per esempio a Gallarate o Ragusa e di Mirko Coratti e Daniele Ozzimo non ha mai sentito parlare, si riduce ad una pozza di reciproci risentimenti, ritorsioni e ricatti fra i per così dire vertici – qui di alto non c’è nulla, solo alcuni conti in banca – del piccolo potere politico locale a cui è sfuggito di mano un poderoso gioco di ruolo. Il cui obiettivo, come in ogni gioco, è quello di conquistare il potere con ogni mezzo. Lecito e illecito, in questo caso. Dell’illecito si occupano con grande solerzia le procure. Ci sono i reati, i guerci e gli infiltrati, gli sprovveduti e i lestofanti. Poi c’è un sistema politico – il campo di gioco – che non è molto diverso da quello di tanti altri luoghi che non sono Roma, un sistema collaudato su base nazionale. Cambiano i nomi, ma le regole sono quelle.

 

LEGGI ANCHE:
Mafia Capitale, sequestro di beni per 16 milioni riconducibili a Buzzi
Mafia Capitale, Marino al Messaggero: «Ho demolito il sistema, ora ricostruire»

 

Cinque regole, dunque. Primo:

Si sta sempre con chi vince. Delle famose correnti, cordate, filiere di potere è impossibile ricostruire nel tempo ‘chi sta con chi’. Fare le squadre, insomma. Cambiano secondo la convenienza. Le due grandi famiglie, veltroniani e dalemiani, hanno generato nel tempo bettiniani, marroniani, orfiniani, montiniani, bersaniani (dai nomi dei leader locali di riferimento, a Roma).

Secondo:

Segui i soldi. Follow the money, diceva la gola profonda del Watergate in “Tutti gli uomini del presidente”. È molto semplice. Dove ci sono molti soldi e non si sa da dove vengano c’è qualcosa che non va.

Concita De Gregorio riporta le parole di Pierpaolo Bellu, segretario dello storico circolo San Giovanni:

«No, davvero non lo so quando è cominciato tutto. Io ti direi che è sempre stato così. Ma lo sapevano tutti: quando in un quartiere c’è un candidato che invita a cena al ristorante cento persone, paga lui, e un altro che porta la pasta fredda da casa nel cortile del circolo. Quando uno mette cinquemila manifesti e un altro cinquecento. Quando all’improvviso da un circolo che non fa attività compaiono 200 tesserati»

Terzo:

Elimina il dissenso.

Concita De Gregorio ricorda che l’esponente Pd nazionale Cristiana Alicata ha denunciato brogli ai seggi, primarie gonfiate, strani movimenti:

«Michele Nacamulli, allora in commissione di garanzia del Pd, mi denunciò scrivendo che infangavo il buon nome del partito. Ho letto che è uno dei 44 arrestati nell’ultima mandata. Nacamulli è quello che diceva a Buzzi, il capo della Coop 29 giugno: “Il sindaco che ti deve fare un monumento”. Non è che mi faccia piacere: mi dispiace. Mi dispiace perché era tutto chiaro a tutti, solo che se denunciavi ti eliminavano. Anche quando Zingaretti, dopo lo scandalo in Regione, disse: questi consiglieri regionali non li ricandidiamo, guarda com’è finita. Eletti al parlamento, sindaci delle città del litorale, promossi dirigenti. Loro, o le mogli».

Quarto:

Usa il partito come ascensore politico.

Stavolta il racconto è quello di Marzia Gandiglio, giovane militante del Pd romano che si occupa di pubblica amministrazione e lavora alla fondazione Astrid. Era iscritta al circolo di via dei Giubbonari, poi lasciato in polemica coi dirigenti. Oggi racconta:

«Alle primarie per le parlamentari del 2013 tutti i dirigenti locali si sono candidati alle politiche. Una corsa, un po’ come se fosse l’ultima occasione. C’erano i ticket uomo-donna. Umberto Marroni con Micaela Campana, la ex moglie di Ozzimo e responsabile organizzazione. Liste di iscritti alla federazione usati per la mailing list della propria campagna elettorale. Call center affittati per fare le telefonate. Stefano Fassina, che nel suo personale derby con Orfini temeva di prendere meno voti di lui, si è legato a Monica Cirinnà, moglie di Esterino Montino che da capogruppo in regione è diventato sindaco di Fiumicino. Ho scritto una lettera al segretario del partito, a tutti i dirigenti. Ho detto: non è l’’ultimo giro di giostra, state lasciando sguarniti i circoli. Questi sono interessi personali, la politica è un’altra cosa. Non mi ha risposto nessuno. All’ultimo congresso di circolo di via dei Giubbonari ho detto: ma che politica è quella che non esprime nessun candidato al consiglio municipale? Mi hanno detto lascia perdere. Hanno fatto in modo che me ne andassi».

Quinto:

Non si fa quel che è giusto ma quel che conviene. È un po’ lo spirito del tempo. I giovani che ostinatamente ancora si affacciano ai circoli vengono iscritti d’ufficio a questa o quella corrente. Non in nome di un progetto: perché conviene. C’è chi se ne va, c’è chi non ci sta. Al circolo San Giovanni ad una delle ultime primarie hanno votato in massa il socialista Gianni Pittella, che ha ringraziato incredulo con un dono alimentare. «È stato anche un modo per protestare, per mostrare che il voto dei circoli alle primarie così come sono non conta niente », sorridono i giovani democratici – tanti, ostinati – seduti nel seminterrato.

(Foto di copertina: Ansa / Giuseppe Lami)

Share this article