Luigi Brugnaro, ecco chi è il nuovo sindaco di Venezia. Con il suo popolo… fucsia

«In fondo, sarebbe un renziano perfetto…». Al di là della sconfitta simbolica, dopo 22 anni di dominio di centrosinistra in Laguna, c’è chi azzarda che in casa renziana la vittoria del moderato Luigi Brugnaro a Venezia non sia stata tra le più indigeste. Imprenditore, sostenuto dal centrodestra, il successore dell’ex sindaco Giorgio Orsoni travolto dallo scandalo Mose non ha mai fatto mistero di ammirare il premier Matteo Renzi.

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CHI È LUIGI BRUGNARO, IL NUOVO SINDACO DI VENEZIA  –

Già in campagna elettorale, aveva caratterizzato la sua candidatura come trasversale. «Non sono né di destra, né di sinistra», spiegava. Eppure al ballottaggio contro il dissidente dem Felice Casson, Brugnaro è riuscito a radunare anche Lega Nord – che avrà ora il vicesindaco, ndr – e Fdi-An in suo sostegno, chiudendo la lunga stagione del centrosinistra. 

Certo, una grossa mano al neo sindaco l’ha dato l’effetto dell’inchiesta Mose. Non che il centrodestra fosse stato immune nello scandalo corruzione, con l’ex Doge Giancarlo Galan a sua volta travolto (e non solo). Ma nel capoluogo veneto a pagare è stato il centrosinistra, responsabile diretto con la giunta Orsoni, tanto che non pochi scommettevano sul cambio di colore a Ca’ Farsetti. Un’altra mano l’ha data lo stesso Pd, scosso e diviso, in piena faida interna. Anche perché, era chiaro, la vittoria di Casson alle primarie era stata tutt’altro che gradita in casa renziana. Il magistrato in aspettativa, tra i critici del modello renziano a Palazzo Madama e dei provvedimenti del governo, piaceva poco. Così come la sua candidatura era stata attaccata da Massimo Cacciari, il filosofo ex sindaco per tre legislature e suo storico avversario che aveva sostenuto Nicola Pellicani alle primarie. Nel 2005 fu proprio Cacciari a spuntarla proprio contro Casson al ballottaggio. Fu la vittoria della «destra», commentò sprezzante il pm. Anche questa volta, però, il suo sogno si è fermato al secondo turno. E Venezia si è colorata di fucsia, il colore scelto in campagna elettorale da Brugnaro.

BRUGNARO A CA’ FARSETTI –

Originario di Mirano, classe 1961, il nuovo sindaco di Venezia è figlio dell’operaio Ferruccio, ex sindacalista. Le affinità con il premier Renzi erano chiare anche nella sua proposta politica. Così come nella sua idea di lavoro. Nello stesso anno in cui il lavoro interinale incassò il riconoscimento di legge, fondò il colosso interinale Umana. E si fece promotore di quella richiesta di flessibilità rivendicata dal mondo dell’impresa. Brugnaro è anche riuscito a risollevare lo sport cittadino: portando la squadra di basket locale, la Reyer quasi sparita, prima nella massima serie, poi a un passo dalla finale scudetto. 

BRUGNARO, «NÉ DI DESTRA NÉ DI SINISTRA» –

Brugnaro, in grado di rianimare con la sua vittoria un centrodestra in ordine sparso al primo turno, ha risposto in Laguna a un bisogno di cambiamento. La città chiedeva un uomo che non fosse troppo legato con la vecchia classe politica. Non è un caso che le amministrative, in un città travolta dalle indagini, saranno ricordate anche per l’elevato tasso di astensionismo. Una bassa affluenza che ha colpito soprattutto gli avversari di Brugnaro, come dimostrano i livelli bassi di partecipazione tra Marghera e Venezia Centro, storici serbatoi di voti per la sinistra.

Così, tra effetto Mose, spinta leghista, astensionismo, divisioni Pd e meriti personali, Brugnaro sarà ora sindaco. Non sarà semplice, in una città da risanare. Anche perché il buco del bilancio di Ca’ Farsetti, che ha superato quota 50 milioni, ha già spinto i commissari all’aumento delle tasse e a tagli pesanti. Per ora, il neo sindaco promette di aprire la città ai privati. Né criminalizzerà le “Grandi Navi”, osteggiate a sinistra (anche se pure il neo sindaco le vuole fuori dal bacino di San Marco). «Da domani si lavora per giovani e sicurezza», ha subito rilanciato dopo il verdetto delle urne. «Il nostro non è un movimento di parte, siamo per la città e i cittadini di Venezia. Voglio dare una mano a Zaia e una a Renzi…», ha spiegato ai cronisti. Il centrodestra, però, può gongolare. Il premier, mormorano i malpensanti, non si dispererà troppo.

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