Pensioni, le cinque ipotesi del governo per la riforma

08/06/2015 di Redazione

Rendere più flessibile l’accesso alla pensione. Su questo sta lavorando il Governo in vista della prossima legge di Stabilità, al varo in autunno. Le strade percorribili, ad oggi, sono cinque, ma l’incognita principale rimane quella delle coperture. Il punto cardine, come ha sottolineato in commissione il ministro del Lavoro Giuliano Poletti è quello di favorire la “staffetta generazionale”, «La normativa – ha detto – ha realizzato un blocco rigido senza possibilità di costruire percorsi in qualche modo alternativi e questo credo non sia una soluzione adeguata». I punti chiave al vaglio dell’esecutivo sono stati riassunti dal Sole 24 Ore e possono essere così schematizzati.

LA STAFFETTA GENERAZIONALE –

L’uscita dei lavoratori prossimi alla pensione porta la necessità di formare nuove generazioni che vadano a sostituire quelli più anziani. Con la staffetta generazionale, citata più volte dal ministro Poletti negli ultimi giorni si può prevedere la possibilità di sostituire una parte delle persone che maturano i requisiti pensionistici con l’ingresso di giovani. Così facendo si riuscirebbe a incrociare il tema dell’occupazione giovanile e dell’investimento in conoscenza delle imprese.

IL METODO CONTRIBUTIVO –

Il ricalcolo della pensione applicando il metodo contributivo in luogo di quello misto per chi sceglie di andare in pensione prima dei 66 anni. Un’idea che, come spiega il Sole «ufficialmente non è nelle intenzioni del governo ma non è da escludere a priori, tanto più che nelle scorse settimane se ne è parlato più volte».

Il calcolo retributivo è noto che risulta più vantaggioso, poiché prende a riferimento le retribuzioni degli ultimi anni di carriera lavorativa, che verosimilmente risultano essere maggiori di quelle di inizio carriera. Il sistema contributivo ha il pregio di tenere in considerazione le retribuzioni (e quindi le contribuzioni) effettivamente erogate, restituendo in forma di pensione il valore accumulato e rivalutato nel corso dell’intera vita lavorativa, tenendo conto anche dell’età posseduta dal lavoratore al momento del pensionamento. A una maggiore età anagrafica corrisponderà un importo di pensione più elevato

ANTICIPO CON PENALIZZAZIONE –

C’è poi l’ipotesi di una penalizzazione economica legata agli anni di anticipo

Possibilità di andare in pensione con almeno 35 anni di contributi e un’età compresa tra i 62 e i 70 anni, con conseguente taglio o maggiorazione dell’assegno previdenziale.

Se ci si ritira dal lavoro prima dei 66 anni

L’importo del trattamento subisce un taglio di due punti percentuali per ogni anno di anticipo, arrivando a un massimo dell’8 per cento. Il taglio si riduce se si possono vantare oltre 35 anni di contributi.

RIPRISTINO DELLE QUOTE –

Altra soluzione è quella della reintroduzione delle “quote”, cioè un traguardo minimo dato dagli anni di contribuzione e dall’età del lavoratore.

La proposta di legge 2945, presentata dall’ex ministro Cesare Damiano quale primo firmatario, prevede la possibilità di accedere alla pensione – per i lavoratori dipendenti pubblici e privati – con quota 100 con almeno 62 anni di età e 35 anni di contributi limitatamente al periodo 2016/2021. Per i lavoratori autonomi la somma è elevata a 101 con una età anagrafica non inferiore a 63 anni. Tuttavia tale ppossibilità dovrebbe essere integrata da una penalità applicata sull’importo del trattamento pensionistico che subirebbe una decurtazione del 2-3% per ogni anno di anticipo rispetto all’età ordinariamente prevista.

L’ “OPZIONE DONNA” –

In tema di flessibilità in uscita le donne possono contare su almeno due soluzioni già disponibili e che costituiscono la base su cui sono state costruite alcune proposte di legge all’esame della commissione Lavoro della Camera. Quella comunemente conosciuta come “opzione donna” è la più famosa: consente di andare in pensione con 35 anni di contributi e 57 anni di età, però a fronte del calcolo del trattamento interamente con il metodo contributivo. Ciò comporta una riduzione dell’assegno di almeno il 25-30 per cento.

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