Cominciano le manovre verso COP21: a Roma le prove generali, con Gorbaciov e Bill Ritter

26/05/2015 di Mazzetta

UN Climate

COSA DEVE USCIRE DA COP21 –

L’obbiettivo più ambizioso di COP21 è quello delineato senza timore dal governo francese attraverso le sue ambasciate: «La Francia desidera un accordo applicabile a tutti, sufficientemente ambizioso per permettere di raggiungere l’obiettivo dei due gradi, e dotato di una efficacia giuridica costrittiva. Esso dovrà trovare un equilibrio tra l’approccio di Kyoto – una divisione matematica degli impegni di riduzione delle emissioni, a partire da un comune limite massimo consentito – e quello di Copenhagen, un insieme di impegni nazionali non costrittivi e senza caratteristiche paragonabili. L’accordo dovrà poi attuare un cambiamento di paradigma, prendendo in conto la sfida climatica non in quanto necessaria « condivisione del fardello » delle emissioni, ma anche come un’opportunità di creazioni di posti di lavoro e di ricchezza, di invenzione di nuovi modi di produzione e di consumo».

LA DIFFERENZA TRA PAROLE E AZIONI –

Obbiettivi molto ambiziosi se confrontati con la lentezza con la quale è maturata la coscienza del problema e quella ancora più esasperante della catena di vertici e documenti che hanno portato il mondo fino a Parigi. Lo United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC) fu stato adottato nel 1992 e ratificato da 195 parti. Il protocollo di Kyoto è stato adottato nel 1997 per dare attuazione all’UNFCCC ed è entrato in vigore nel 2005, dal 2007 sono cominciate le trattative per un trattato che dal 2012 divenisse applicabile a tutti i paesi produttori di gas a effetto serra. L’accordo di Copenhagen del 2009, le conferenze di Cancun (2010), Durban (2011) e Doha (2012) hanno posto le basi per l’accordo atteso a Parigi. C’è però voluto un ulteriore accordo nel quale le Parti hanno stabilito di siglare un accordo entro il 2015, che entrerà in vigore dal 2020.

C’È UNA SOLA COSA DA FARE –

Un cammino accidentato che finora ha prodotto poco più di belle parole, mentre i segni del cambiamento climatico hanno cominciato a farsi sentire e siamo arrivati a livelli d’inquinamento tali che ora l’attenzione è nel limitare e non nell’impedire il riscaldamento del pianeta e nello studiare strategie per l’adattamento a quel che succederà da qui a qualche decennio appena. Il problema è tutto nel ridurre le emissioni a livello globale, una riduzione di cui non c’è traccia, anche perché per ora la capacità di generare energia da fonti rinnovabili, che negli ultimi anni ha avuto grande impulso e attirato grandi investimenti, è andata ad aggiungersi a un utilizzo delle fonti fossili, che è tragicamente aumentato, e non a sostituire fonti sporche con fonti pulite.

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