Unioni civili, sfida nella maggioranza. Speranza: «Pd punti ai matrimoni gay»

Non sarà una svolta in stile irlandese, ma forse anche il tempo degli annunci presto dimenticati potrebbe essere archiviato. Sotto l’effetto dello storico referendum sul matrimonio gay nella cattolica Irlanda, ora Palazzo Chigi insiste per accelerare sul riconoscimento dei diritti della comunità Lgbt. «Le Unioni civiliSaranno approvate entro fine anno, non ci sono più alibi», ha rivendicato al quotidiano La Stampa il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini, dal “giglio magico” renziano. L’obiettivo del governo è chiudere al Senato entro l’estate,  per poi arrivare all’approvazione definitiva nel giro di pochi mesi a Montecitorio. Eppure, dalla sinistra dem sembrano guardare oltre, per “sorpassare” il modello tedesco scelto dal premier. Per Roberto Speranza, che studia da leader in casa dem, l’Italia non può restare ancora indietro: «Ignori i conservatori e punti ai matrimoni gay».

Unioni Civili Matrimoni gay
Unioni civili e matrimoni gay: la mappa in Europa (Photocredit: Ansa Centimetri)

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UNIONI CIVILI, RENZI SUL MODELLO TEDESCO, SINISTRA PD GUARDA AI MATRIMONI –

Intervistato dal quotidiano “La Repubblica“, Speranza rivendica per il nostro Paese una svolta simile a quella irlandese:

«Favorevole ai matrimoni gay? Yes! Da tempo sono convinto che questo sia lo sbocco naturale di una discussione che, con velocità differenti, si è sviluppata in tanti paesi del mondo e dell’Europa. È una posizione personale la mia, maturata da tempo. Ma il Pd deve essere motore del cambiamento, non restare in una logica di conservazione».

Le unioni civili non bastano?

«L’Italia ormai è rimasta quasi sola. Restano nove Stati europei ovvero noi, Grecia, Cipro e sei paesi dell’est ex comunista. Siamo uno dei pochissimi paesi in cui non c’è alcuna norma sui diritti delle coppie dello stesso sesso. È un ritardo inaccettabile, al punto che il Parlamento dovrebbe mettersi d’accordo per evitare una terza lettura: deputati e senatori concordino le modifiche, allora si potrebbe davvero avere la legge entro l’estate».

Anche per l’ex capogruppo dem a Montecitorio, che ha lasciato l’incarico prima dello strappo in Aula sull’Italicum, «il testo in discussione al Senato è un compromesso ragionevole, che senz’altro consente di fare un primo importante passo avanti». Ma non può restare l’unico: «Non ci si deve fermare, l’orizzonte per me non può che essere quello dei matrimoni egualitari. Inoltre mi preoccupano molto gli oltre 4 mila emendamenti, che rischiano di impantanare anche la proposta sulle unioni civili. Quattromila emendamenti sono vero e proprio ostruzionismo».

UNIONI CIVILI, 4MILA EMENDAMENTI E IL RISCHIO OSTRUZIONISMO –

Il rischio che il disegno di legge arranchi subito a Palazzo Madama c’è. Perché dall’alleato di destra del Pd, il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, le resistenze non mancano. Dal partito del ministro dell’Interno la linea resta quella del via libera per il riconoscimento dei diritti patrimoniali, ma non alle adozioni e alle pensioni reversibili. Non sembra un caso che il testo arriverà in Aula dopo le Regionali, un appuntamento elettorale che rischia di tradursi in un flop per Ncd, togliendo forza contrattuale agli alfaniani. I numeri della maggioranza però potrebbero ampliarsi. Dal fronte forzista è arrivata ieri un’apertura da Silvio Berlusconi intervistato da Fabio Fazio, ma le sue truppe in Aula sono tutt’altro che unite. Tra le forze d’opposizione, Sel viene considerata acquisita. Allo stesso modo si punta a ottenere un via libera anche dal M5S.

IL NODO DELLA STEPCHILD ADOPTION –

A dividere la maggioranza resta anche il nodo della stepchild adoption, ovvero le adozioni del figlio del proprio compagno. Per Monica Cirinnà «non fa che sancire quello che i nostri tribunali decidono ogni giorno, perché altrimenti, in caso di morte del genitore, un bambino cresciuto in una famiglia omosessuale rimarrebbe solo e sarebbe adottabile». Mentre restano i divieti di inseminazione eterologa e utero in affitto, evocati secondo Cirinnà soltanto «per ragioni ideologiche». Eppure il passaggio di Palazzo Madama non sarà semplice, considerata la valanga di emendamenti – diversi firmati dall’azzurro Lucio Malan e da Carlo Giovanardi (Ncd) – sui quali la commissione dovrà dare un parere. Per questo alla fine, come precisa “Repubblica“, si potrebbe scegliere la strada già sperimentata sull’Italicum. Ovvero, andare in Aula senza aver terminato la discussione.

(Photocredit: Getty Images/Archivio Ansa)

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