Pensioni, Padoan: «dal 2016 assegni più alti dal 10 al 40 per cento della rivalutazione persa»

20/05/2015 di Redazione

La sentenza della Consulta sull’incostituzionalità del blocco della rivalutazione delle pensioni sarebbe costata allo Stato italiano 17,6 miliardi di euro, con un aumento dell’indebitamento dal 2,5 al 3,6 per cento nel rapporto Deficit-Pil. E sarebbe stato difficile non aumentare l’Iva. Questo il senso dell’audizione del Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan davanti alle commissioni congiunte Bilancio e Lavoro di Camera e Senato. Padoan ha poi annunciato l’aumento strutturale a decorrere dal 2016 delle rivalutazioni nella misura del «50% di quanto stabilito per le mensilità del biennio 2012-2013». Il decreto pensioni invece riconosce ai pensionati con redditi superiori a tre volte il minimo la cui indicizzazione era stata bloccata dal Salva Italia rimborsi per il 2012-2013 variabili tra il 40% e il 10% della rivalutazione complessiva persa.

Pensioni, Padoan: «dal 2016 assegni più alti dal 10 al 40 per cento della rivalutazione persa»
AFP PHOTO / EMMANUEL DUNAND

«CON LA RESTITUZIONE INTEGRALE INEVITABILE L’AUMENTO DELL’IVA» –

La restituzione dell’interezza dei soldi risparmiati con il blocco delle rivalutazioni per le pensioni il cui importo complessivo è superiore a tre volte il trattamento minimo Inps avrebbe avuto conseguenze deleterie per l’economia italiana, a partire dall’aumento dell’Iva. Continua Padoan: «I maggiori oneri connessi alla sentenza ridurrebbero significativamente i margini di bilancio e di intervento per i prossimi anni, sia in relazione all’intenzione del governo di eliminare gli effetti delle clausole di salvaguardia che altrimenti comporterebbero un aumento dell’Iva, sia per il finanziamento di nuovi interventi da porre in essere per sostenere la ripresa».

 

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«RISCHIO INDEBITAMENTO AL 3,6 PER CENTO» –

Gli oneri per il rimborso completo, ha continuato il Ministro «sarebbero contabilizzati nell’esercizio in corso, e sarebbero stati insostenibili: nel 2015 la spesa aumenterebbe al 17,6 miliardi di euro e l’indebitamento salire ebbre dal 2,5% al 3,6%: valori che non consentirebbe all’Italia di mantenere gli impegni con l’Europa e di usufruire delle deroghe ai vincoli di bilancio, oltre a ridurre i margini di intervento per i prossimi anni». E senza il decreto legge sull’adeguamento delle pensioni sarebbe stato applicato il meccanismo d’indicizzazione previsto dalla legge del 2000 «con la conseguente corresponsione degli arretrati relativi al triennio 2012-2014 e con un incremento non sostenibile della spesa per pensioni nel 2015 e negli anni conseguenti».

COME CAMBIA IL RICONOSCIMENTO DELLE PENSIONI –

Padoan ha però annunciato a decorrere dal 2016 il riconoscimento per le pensioni superiori a tre volte il trattamento minimo Inps della rivalutazione relativa agli anni 2012-2013 «nella misura del 50 per cento di quanto stabilito per le mensilità del biennio». Padoan ha poi spiegato che a questi rimborsi, a partire dal 2016, andrà sommata la rivalutazione all’inflazione. Il Ministro ha poi aggiunto che nel decreto pensioni è stato deciso che per coloro il cui trattamento va dalle tre alle quattro volte il minimo ci sarà una restituzione «per gli anni 2012-2013 nella misura del 40%». Questa sarà «del 20%» per le pensioni tra quattro e cinque volte il minimo e «del 10%» per le pensioni tra cinque e sei volte il minimo. «La rivalutazione non è riconosciuta per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a sei volte il trattamento minimo Inps con riferimento all’importo complessivo dei trattamenti medesimi». (Photocredit copertina EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images)

 

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