4 maggio: l’orgoglio di essere tifosi del Torino nel ricordo di Superga

Essere tifosi del Torino non è facile. Condividere la città con una corazzata sportiva e mediatica come la Juventus, una storia sportiva recente avara di successi e ricca di dispiaceri, un destino che sembra accanirsi ogni volta che sta per accadere qualcosa che può cambiare il senso di una storia, leggi la morte di Gigi Meroni o il ritorno della finale di Coppa Uefa a Amsterdam. Eppure essere tifoso del Torino è molto più di un successo, di una coppetta, di qualche titolo di giornale. Significa appartenere ad una storia. Perché il Torino è stato la più grande squadra di calcio italiana di tutti i tempi ed ancora oggi, visti i gemellaggi con squadre del calibro di Benfica e River Plate, essere tifosi del Toro significa appartenere a qualcosa di più di una semplice “famiglia”.

(Gettyimages)
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Una storia che viene ricordata oggi, 4 maggio, un giorno sicuramente unico nella storia granata e nel calcio in generale. 66 anni fa a Superga si schiantava l’aereo con a bordo il Grande Torino, una compagine nata dalla competenza di Ferruccio Novo nel 1940 e diventata, in pochi anni “solo” la più forte squadra di calcio italiano della storia. E non è propaganda, visto che il giorno dell’incidente morirono molti dei nazionali allenati in quegli anni da Vittorio Pozzo. Un ciclo incredibile che parte dall’acquisto di Franco Ossola dal Varese proprio nel 1940 e che si spegnerà improvvisamente e tragicamente il 4 maggio 1949.

Tutto per colpa, sembra, di un’avaria all’altimetro del bimotore Fiat 212 usato dalla squadra per rientrare da una trasferta a Lisbona contro il Benfica, sfida amichevole finita 4-3 per i lusitani. E l’amarezza per quanto accaduto è data non solo dalla tragica morte della squadra degli “invincibili”, squadra che rappresentò la prima grande riscossa italiana durante la Seconda Guerra Mondiale e nella prima ricostruzione. Non è solo il dolore dato dalla perdita di talenti assoluti tra cui Valentino Mazzola, forse il più forte giocatore italiano mai esistito da quando si pratica l’arte del football. È sopratutto la consapevolezza che la storia del Torino cambiò drasticamente quel giorno.

Il Toro era il degno successore della Juventus del Quinquennio, la squadra che dal 1930 al 1935 conquistò cinque scudetti consecutivi, si qualificò quattro volte alle semifinali della Coppa dell’Europa Centrale e rappresentò l’Italia ai Mondiali vittoriosi del 1934. Ma il calcio del Torino era già diverso. L’Europa stava cambiando, così come il mondo. Il football dopo la Seconda Guerra Mondiale aveva assunto già da subito un significato diverso, più importante, più sociale. Anche a livello internazionale. Non a caso il Torino andò a Lisbona su invito di Francisco Ferreira, stella della squadra lusitana, che chiese a Valentino Mazzola di andare a giocare lì un’amichevole.

E il Torino rappresentava il primo segnale di riscatto di un’Italia sconfitta in guerra ma capace di tornare a crescere e ad affermarsi nello sport attraverso il gioco di squadra. Una squadra che forse iniziava a sentire il peso dell’età, visto che rispetto agli anni precedenti nell’ultima stagione, la 1948-1949, raccolse una percentuale di vittorie del 65,7 per cento, certo ragguardevole ma inferiore al 72,5 per cento della stagione precedente ed al 73,68 per cento del 1946-47. E chissà, forse avrebbe potuto porre le basi per diventare un team a livello di Real Madrid o appunto Benfica.

Non lo sapremo mai. A Superga oltre ai giocatori morì l’idea di una squadra che avrebbe potuto risollevare le sorti sportive del Paese. Una squadra che per rimanere integra ed evitare di essere chiamata al fronte venne inquadrata all’interno della Fiat, con i giocatori diventati a tutti gli effetti degli operai trasformandosi in una squadra aziendale e diventando elementi fondamentali alla produzione bellica nazionale, con il Torino che cambiò nome in Torino Fiat 1944. Una squadra che portò il granata in giro per il mondo, come testimoniato dall’ultima cartolina spedita da tutti i giocatori da Lisbona ritrovata da Marco Tosatti, fratello di Giorgio e figlio di Renato, giornalista morto nello schianto insieme alla squadra e diffusa da La Stampa. Le firme di tutti i giocatori e una frase, «baci da papà», tanto normale quanto forte nel suo ricordo storico.

4 maggio 2015

Posted by Torino Football Club on Lunedì 4 maggio 2015

Ed ora è il momento della celebrazione con l’attuale capitano, Kamil Glik, da molti indicato come degno erede della tradizione iniziata da Valentino Mazzola, che sulle alture di Superga legge ad alta voce i nomi delle vittime. Kamil Glik che ha guidato il Torino a vincere a Bilbao contro l’Athletic Club in Europa League per 2-3, prima vittoria di una squadra italiana in terra basca. Torino accolto dai tifosi all’aeroporto di Caselle da fumogeni, cori, canti e striscioni scatenando una sorta di sorpresa in Giampiero Ventura e nei giocatori, toccati nel cuore da un affetto che supera anche le vittorie, da parte dei tifosi che vogliono solo che si onori degnamente una maglia che, fino a 66 anni fa ed anche dopo, dava e dà lustro a Torino ed al mondo.

L’accoglienza dei tifosi del #Toro all’arrivo della squadra a #Caselle dopo la splendida vittoria a #Bilbao!

Posted by Torino Football Club on Giovedì 26 febbraio 2015

(Photocredit copertina Gettyimages)

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