Come battere il Fisco (annullando l’accertamento dell’Agenzia delle Entrate)

Alcuni contribuenti da oggi potranno chiedere di annullare l’accertamento ricevuto dall’Agenzia delle Entrate. La Commissione tributaria provinciale di Milano ha infatti giudicato nullo un accertamento perché firmato da un funzionario decaduto dalla condizione di dirigente.

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FISCO, NULLO UN ACCERTAMENTO DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE –

Si tratta in sostanza di una conseguenza della decisione della Corte Costituzionale del 17 marzo, quando 892 funzionari sono stati dichiarati illegittimi perché nominati senza passare per un concorso. Ne parla il quotidiano Libero in un articolo a firma Attilio Barbieri:

Alcuni si erano spinti addirittura a sconsigliare i contribuenti dal chiedere la nullità degli atti firmati dai dirigenti-non-dirigenti, arrivando a prefigurare il rischio di condanne per «lite temeraria». Nulla di tutto questo. La Commissione tributaria milanese ha sancito la «nullità di un atto di accertamento» proprio perché «sottoscritto da soggetto non dotato di nona qualifica funzionale».E nel dispositivo si cita espressamente la sentenza di marzo della SupremaCorte.

E ancora:

I magistrati tributarimilanesi, invece, non si sono limitati a citare la Corte costituzionale. Nella motivazione, menzionano pure la pronuncia del Consiglio di Stato che sollevò la questione di legittimità censendo pure 892 dipendenti dei «quadri direttivi» che ottennero la promozione a dirigente senza passare dal concorso.

 

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FISCO, IL COMMERCIALISTA SPIEGA COME BATTERE L’AGENZIA DELLE ENTRATE –

Libero ha poi ascoltato l’autore del ricorso vinto dal contribuente contro l’accertamento dell’Agenzia delle Entrate. Si tratta di Maurizio Reggi, dottore commercialista e titolare dell’omonimo studio in Milano. Ecco una parte dell’intervista:

Dottor Reggi, qual è la condizione per presentare un ricorso alla Commissione tributaria? «Sostanzialmente che l’atto sia firmato da uno dei dirigenti per i quali la Corte costituzionale, con la sentenza numero 37 del 17 marzo 2015, ha dichiarato illegittima la legge 44 del 2012 che consentiva di conferire un incarico dirigenziale a funzionari che non abbiano sostenuto il relativo concorso».
E questo può bastare? «Personalmente ci penserei bene. Nel caso di cui stiamo parlando i vizi erano molteplici, anche se la Commissione tributaria non ha giudicato nel merito».
Ma il contribuente che sollevi la questione di legittimità dell’avviso, non corre il rischio di incappare in una condanna per lite temeraria, come sostenuto dal ministero dell’Economia e dalla direttrice dell’Agenzia delle entrate Rossella Orlandi? «A questo punto direi proprio di no. Come può essere temeraria una lite sulla quale un giudice si è pronunciato a favore? Il giudice, al massimo, può attribuire le spese per il contenzioso al soccombente. Non certo per lite temeraria».
Quanto tempo ha il contribuente per contestare l’avviso? «Sessanta giorni dal giorno incui ha ricevuto l’atto».
E qualora dovesse vincere il ricorso alla Commissione tributaria provinciale? «L’Agenzia delle entrate può far ricorso alla Commissione tributaria regionale. In questo caso c’è tempo sei mesi. Successivamente è possibile rivolgersi alla Corte di Cassazione».

(Foto di copaertina: Ansa / Franco Silvi)

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