Franco Gabrielli, la prima intervista da prefetto di Roma

Franco Gabrielli rilascia la sua prima intervista da prefetto di Roma alla cronaca cittadina del Messaggero: un colloquio a tutto campo che tocca vari punti della cronaca della città, dal Giubileo alla sicurezza, dal trasporto pubblico agli ultimi fatti di Mafia Capitale, dall’emergenza decoro alla gestione dei campi rom. Sono sette i tavoli tecnici che Gabrielli ha già aperto in Prefettura all’indomani del suo insediamento. Lotta alla criminalità, abusivismo e degrado, occupazioni e sfratti, immigrazione, campi rom, antiterrorismo e Protezione Civile.

FRANCO GABRIELLI, PRIMA INTERVISTA DA PREFETTO DI ROMA – 

Il lungo colloquio con il quotidiano della Capitale inizia dall’emergenza rom, accoglienza e campi profughi.

Prefetto Gabrielli, l’ultima tragedia in mare dei migranti riporta Roma al centro dell’emergenza. Sono sufficienti i centri di accoglienza nella Capitale?

«No, bisogna provare a realizzare nuovi Sprar ma di piccole dimensioni. In quelli per i minori, per esempio, ogni singola struttura non dovrebbe riceverne più di 8. Allo stesso tempo si deve evitare di concentrare grandi numeri in quartieri già in sofferenza, come a Tor Sapienza e Corcolle. Non servono soluzioni imperative ma gioco di squadra tra territori e Prefettura».

Ma quanti immigrati può ospitare Roma?
«È una tematica complessa. La città è penalizzata dal criterio di distribuzione che è proporzionale al numero di abitanti. Il Lazio dopo la Sicilia è la seconda regione per accoglienza. Poi c’è un altro problema».

Cioè?
«Con l’inchiesta Mafia Capitale che hamesso in discussione una serie di strutture che erano viste come approdo naturale, abbiamo grosse difficoltà a reperire soluzioni nuove”.

Pesa dunque la pratica, radicata, dell’affidamento dei servizi alle cooperative, come quelle del braccio economico del mondo di Mezzo di Massimo Carminati, Salvatore Buzzi, dominus della 29 Giugno, la cooperativa finita nelle carte di Mafia Capitale. Il peso dell’accoglienza a Roma non deve pesare però sui cittadini, dice Gabrielli: “Penso a quei cittadini costretti a respirare i fumi tossici che arrivano fin dentro le loro case, non possiamo essere indifferenti. Coinvolgerò il Corpo Forestale dello Stato, applicheremo le norme previste per la cosiddetta “terra dei fuochi”.

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FRANCO GABRIELLI, MAFIA CAPITALE E TIFO VIOLENTO

Proprio a proposito di Mafia Capitale, il neo-prefetto indica la timeline degli interventi.

Ha letto le carte di Mafia Capitale? C’è ancora un rischio commissariamento a Roma?
«Ci sono delle tempistiche ben definite. Il 15 giugno cesserà l’attività della Commissione di accesso che dovrà produrmi le sue risultanze e io avrò 45 giorni di tempo per metabolizzarle e proporre al ministro dell’Interno lo scioglimento o meno del Comune. Sarà un luglio caldo».

Ma quant’è mafiosa Roma secondo lei?
«Per essere molto sintetico direi che Roma è più una città corrotta che mafiosa».

Quindi il prefetto non si sente di condividere in toto il giudizio del procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone che ha parlato di una città pesantemente pervasa dalla malavita organizzata. Richiamando una sua precedente esperienza nei reparti operativi speciali della polizia, Gabrielli prende posizione sul pasticcio delle tifoserie violente: in pieno scontro fra James Pallotta, presidente della Roma, e la Curva Sud, il prefetto annuncia quali provvedimenti saranno realisticamente presi.

Ma Roma ha anche problemi di ordine pubblico, pensiamo alle manifestazioni sportive, spesso pretesto per scatenare violenza; alla morte di Ciro Esposito, alla devastazione della Barcaccia da parte dei supporter del Feyenoord. Non c’è un tavolo dedicato?

«Sono stato dirigente della Digos di Roma per quattro anni e conosco bene il tifo violento. Il parlare, il ragionare, con certe frange è impossibile. Si tratta però di una problematica circoscritta, non pervasiva della città. A questi episodi molto specifici non si può dare una risposta strutturata, ma vanno affrontati di volta in volta. Tutte le questioni di ordine pubblico, alla fine, sono tutti rapporti di forza».

Vuole dire che non si può fare prevenzione?

«Si può solo prendere insegnamento da errori o, meglio, criticità. Fatti come quelli del Feyenoord non si possono ripetere, qualcosa evidentemente non è andato, si deve fare tesoro delle esperienze negative. Di contro, la fan zone è un esempio positivo che si può utilizzare».

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Franco Gabrielli prefetto di Roma

FRANCO GABRIELLI, SCIOPERI E ORDINE PUBBLICO

I problemi di ordine pubblico di Roma non si limitano certo al tifo: è della settimana scorsa l’ultimo grande disagio, lo sciopero selvaggio della metropolitana sulla Linea A che ha portato all’occupazione dei binari da parte dei passeggeri.

A proposito di tensione sociale, l’ultimo sciopero dei macchinisti metro per poco non finiva in un linciaggio. Che poteri di intervento ha come prefetto?
«Sull’episodio aspetto l’esito dell’attività ispettiva per capire le responsabilità. Prima di arrivare a una misura forte come la precettazione ci sono una serie di interlocuzioni e confronti da tenere nel debito conto».

La precettazione è stata usata troppo o troppo poco?
«È uno strumento molto poco utilizzato, prevale la salvaguardia del diritto allo sciopero. Ravvedo che il Paese è più attento agli interessi di categoria che dei cittadini».

Con il Giubileo e i 25milioni di pellegrini che arriveranno a Roma non sarà il caso di utilizzarla?
«Di certo sarà un periodo di vetrina internazionale eRomanon si può permettere di dare un’immagine di caos o di trasporti inefficienti. Sospendere gli scioperi, parafrasando Delrio, è complicato, ma forse su un “patto” per il Giubileo bisognerà ragionare».

In generale, ancora sugli scioperi, Gabrielli dà un ordine di grandezza: “Bisogna rendere questa città più vivibile facendo riflettere gli organizzatori delle manifestazioni che se si è in 300/400 non si può bloccare tutti. Magari meglio un sit-in che un corteo”.

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FRANCO GABRIELLI, “GIUBILEO 2015: EMERGENZA ATTENTATI”

Ma è sul Giubileo 2015 e sull’emergenza terrorismo che il prefetto dice le parole più nette: tutto porta a credere che la Capitale d’Italia sia a pieno rischio attentati.

Antiterrorismo: Parigi insegna che è cambiato il modo di attaccare.
«Innanzitutto mancano sette mesi al primo Giubileo ai tempi dell’Isis. Dopo Londra, Madrid, i più recenti attacchi a Parigi, temo che un episodio terroristico possa riguardare la Capitale. E noi dobbiamo tarare la nostra capacità di reazione di fronte all’effetto sorpresa. Oggi (ieri, ndr) incontrerò i vertici Fs per esempio, nulla deve essere lasciato al caso ».

È un suo timore quello di un attentato o ci sono informazioni precise?
«Tutti gli indicatori dicono che dobbiamo temere situazioni estemporanee, frutto di gesti isolati e quindi ancora più difficili da prevedere. La cristianità è al centro dell’attenzione di questi nuovi terroristi e non possiamo non sentirci al centro della minaccia ».

E allungando lo sguardo al termine del suo incarico a Roma, Gabrielli sembra persino “prenotare” una poltrona di un certo pregio: “Non ho mai pensato al dopo. Se la domanda fosse: vuole fare il Capo della polizia, sarei ipocrita a dire di no”.

 

 

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