Imperia, la squadra a cui confiscarono tutto, anche i palloni

Parma, Monza, Barletta, Imperia. La squadra del capoluogo di provincia ligure, impegnata in Eccellenza, è costretta suo malgrado ad entrare nel novero delle società con gravi problemi finanziari ed a rischio fallimento. Il club guidato da Fabrizio Gramondo, lo spiega La Stampa, si è visto confiscare tutto, dalle panchine alle magliette dei giocatori, fino ai palloni. Tutto per via di un decreto ingiuntivo emesso per un debito di 94.000 euro. Altra storia di calcio, di soldi, di debiti, di fallimenti.

Imperia, la squadra a cui confiscarono tutto, anche i palloni

La situazione è quindi più grave delle altre squadre. All’Imperia non è rimasto nulla. Domani 15 aprile il responsabile dell’ufficio vendite giudiziarie di Sanremo concluderà il prelievo dei beni della società. Confiscati anche gli spogliatoi e due pulmini usati per le trasferte. Bloccata anche l’attività del settore giovanile. Luca Bocchi, tecnico della prima squadra, non vuole parlare. Anche perché prima ci sono cose da capire. Come ad esempio il modo in cui si è arrivati a questa situazione.

L’ Associazione Sportiva Dilettantistica Imperia, questo il nome integrale del sodalizio, nasce da diversi cambi di denominazione. Il titolo sportivo è frutto della fusione tra il Riviera Calcio Imperia e la Valle Impero Pontedassio. Da qui nacque la A.S.D. RivieraPontedassio 2006, che due anni dopo si trasformò nella A.S.D. P.R.O. Imperia. Nel 2010 divenne A.S.D. Pro Imperia. Nel 2012 l’A.S.D. Imperia Calcio e l’A.S.D. Pro Imperia si accordano per la nascita di un solo club che possa tramandare la storia dell’U.S. Imperia, risalente al 1923.

 

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Torniamo a oggi. Il decreto ingiuntivo è stato richiesto dagli avvocati Angela Marrali e Renato Giannelli che assistono due ex dirigenti della fu Pro Imperia, Michele Sinagra e Roberto Bonavia. I due aspettano ancora i soldi per la realizzazione nel 2012 del campo sportivo di Dolcedo. Il contratto, aggiunge Mattia Mangraviti di Imperiapost, venne stipulato dall’allora presidente dell’Imperia Antonio Gagliano e presidente della Pro Imperia Marco Alberti. Il saldo, ad oggi, non è avvenuto. Da qui il decreto ingiuntivo.

Secondo quanto emerso, da una scrittura privata si specificava che il debito sarebbe poi stato accollato alla società che avrebbe pagato in parte con denaro contante ed in parte con sponsorizzazioni. Solo che non è accaduto niente di tutto questo. Anzi. Sinagra e Bonavia si son visti pignorare la casa dalla banca visti i prestiti non onorati. Ed ecco il motivo dell’ingiunzione di pagamento. L’avvocato Matteo Melani, rappresentante del club, si è opposto ai pignoramenti.

Imperiapost riporta la rabbia dell’attuale patron del sodalizio ligure, Fabrizio Gramondo, che ricorda come l’attuale campo sia addirittura inagibile:

Non ci aspettavamo un comportamento simile, visto che gli avvocati stanno discutendo da tanti mesi. Abbiamo ricevuto questo decreto ingiuntivo, immediatamente esecutivo, ma avevamo presentato ricorso. L’udienza è stata fissata a settembre. Perché ci vogliono pignorare tutto ora? E se a settembre vincessimo il ricorso? È successo qualcosa di inimmaginabile. Hanno pignorato tutto, maglie, panchine, borsoni, pettorine, palloni, birilli. Noi rischiamo di non giocare ne sabato con la juniores ne domenica in campionato. L’ufficiale giudiziario ha fotografato tutto, non possiamo toccare niente.

I fatti si riferiscono al 2012, noi cosa c’entriamo? Giovedì prossimo gli ufficiali giudiziari potrebbero già procedere alla confisca, caricando tutto direttamente su un camion. Quel contratto fu firmato da Gagliano e Alberti, come Imperia e Pro Imperia. Alberti, però, e questa e la beffa più grande, venne dopo la firma in assemblea e il direttivo della Pro Imperia votò contro. Gagliano in più non si è neanche presentato oggi, per quello che è di nostra conoscenza non ha neanche avanzato alcuna richiesta. Non solo, il campo oggi è inutilizzabile, perché dopo l’alluvione è stato chiuso con ordinanza dal Comune di Dolcedo. Abbiamo utilizzato il campo solo per un anno e mezzo. Noi siamo disposti a saldare una parte del dovuto, ma certamente non l’intera cifra

Photocredit copertina Youtube

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