Putin sfida gli Usa e fornisce i missili all’Iran

La Russia di Vladimir Putin ha posto fine all’embargo nei confronti dell’Iran. Il regime degli ayatollah potrà ottenere un nuovo sistema missilistico prodotto dalla industria bellica russa, superando il divieto di vendita di armi imposto dalle sanzioni dell’Onu. Una decisione che rafforza l’asse tra Mosca e Teheran, subito contrastata dagli Stati Uniti alla luce del danno arrecato alle trattative sul nucleare iraniano.

RUSSIA IRAN – L’Iran potrà difendersi con i missili russi S-300. Nonostante l’embargo alla vendita di armi al regime degli ayatollah ancora in vigore Vladimir Putin ha deciso di accelerare la risoluzione di un contenzioso politico-militare con una potenza regionale non ostile alla Russia. Nel 2007 Mosca e Teheran avevano siglato un accordo da più di 750 milioni di dollari per la fornitura del sistema missilistico difensivo S-300, sviluppato in epoca sovietica e apprezzato per le sua efficacia. Il contratto era stato però bloccato alla luce dell’embargo imposto dalla comunità internazionale all’Iran, una scelta di Mosca che aveva portato ad una cospicua richiesta di risarcimento danni da parte di Teheran. Vladimir Putin ha scelto di chiudere appena possibile questo problema, e ha sfruttato l’intesa raggiunta sul nucleare iraniano per risolvere un problema di natura economica e politica piuttosto rilevante. Mosca ha così segnalato la sua vicinanza all’Iran, evitando un costoso contenzioso internazionale con un Paese non alleato ma neppure ostile come Stati Uniti ed Europa. La Russia fa parte del consesso dei “5+1”, ovvero i Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu e la Germania, che ha gestito la trattativa sul nucleare iraniano.

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NUCLEARE IRANIANO -L’immediata fornitura di un’importante commessa militare rappresenta un evidente aiuto alle richieste del regime degli ayatollah, che ha accettato di porre sotto osservazione il suo programma con la garanzia della fine delle sanzioni. Una proposta al momento rifiutata dagli Stati Uniti, che hanno vincolato la conclusione dell’embargo con il pieno rispetto dell’accordo sul nucleare, inclusivo di ispezioni sui siti che arricchiscono l’uranio. John Kerry ha chiamato il suo collega ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, per lamentarsi di una decisione che potrebbe mettere a rischio l’intera intesa. Mosca ha ribadito come i missili forniti all’Iran siano esclusivamente utilizzabili a scopi difensivi, e di conseguenza non rappresentino alcuna minaccia per gli altri Paesi. La Russia ha però dimostrato ancora una volta di volersi smarcare dagli Stati Uniti e dall’Europa, proseguendo il conflitto con l’Occidente in corso ormai in modo palese dal ritorno di Putin alla presidenza. Mosca sceglie la via aggressiva, come in Crimea o Ucraina orientale, quando sente minacciati i suoi interessi dall’intrusiva presenza occidentale, mentre sullo scenario mediorientale persegue una propria autonomia contrapposta agli interessi americani, come già visto ai tempi della crisi siriana. Nell’estate del 2013 Vladimir Putin fu il principale oppositore all’intervento statunitense contro Assad per l’utilizzo delle armi chimiche contro la popolazione. Mosca riuscì così a difendere un alleato strategico, tutelando un’intesa esistente dall’epoca sovietica.

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