«Mio Dio, Mio Dio». Urla e preghiere nel filmato prima dell’impatto del volo Germanwings

Proseguono le indagini su Andreas Lubitz, il co-pilota del volo Germanwings che lo scorso martedì ha fatto schiantare l’aereo sulle alpi francesi uccidendo 149 persone oltre a sé. Sembra che nel 2009 l’uomo, dopo diversi mesi d’interruzione della scuola di Lufthansa, li avrebbe informati di un grave episodio depressivo poi rientrato. Lo rende noto la compagnia. Paris Match è entrata in possesso di un video, registrato sul volo, pochi minuti prima della strage. «Mio Dio! Mio Dio!», si sente nell’audio visionato dalla redazione. Il video è stato trovato in un telefonino tra i rottami. Dentro le persone urlano e pregano. Una scena «talmente caotica» – scrive il settimanale francese – per cui dal gridare indistinto si capisce che a bordo erano tutti consapevoli degli ultimi attimi.

Andreas Lubitz ha informato Lufthansa della sua depressione
Lapresse-REUTERS/Ina Fassbender

IL PAPÀ E LA COMPAGNA SAPEVANO DELLA MALATTIA DI ANDREAS LUBITZ –

A quanto pare anche il papà del co-pilota era a conoscenza dello stato di salute del figlio, confermando la circostanza alla polizia tedesca che ha interrogato in giornata anche la mamma ed il fratello di Andreas Lubitz. Anche l’attuale fidanzata di Lubitz, 26 anni, era a conoscenza dei disturbi dell’uomo e della terapia tentata per controllarli. Secondo quanto riportato dallo Spiegel Online, ripreso da Repubblica, la donna credeva che la situazione stesse migliorando, tanto che la coppia si confidava ottimista circa la possibilità di controllare le difficoltà.

 

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GERMNAWINGS: L’AUDIO DELLA CABINA –

Sempre Paris Match ricostruisce le fasi del volo A320. Con tanto di trascrizione audio.

10h

L’aereo decolla.

10:10

Il capitano a Lubitz: “Non ho avuto il tempo di andare in bagno prima del decollo.”

Lubitz: “Vai se vuoi”.

10:27

L’aereo ha raggiunto la quota di crociera: 38.000 piedi (11.500 metri).

Il comandante chiede a Lubitz verificare se l’aereo può muoversi in modalità discesa. Lubitz conferma. Il copilota ripete ancora al comandante che può andare in bagno: “Puoi andare. Sì, può andare”.

10:28

Il comandante si toglie la cintura di sicurezza. Si sente la porta aperta. Il comandante chiede a Lubitz di tenere lui il controllo.

Lubitz risponde con un tono strano: “Spero”

10:30

Lubitz è solo nella cabina. Si blocca la porta della cabina blindata con il tasto “Lock”: ora è impossibile aprire dall’esterno. Si sente il riprogramma dell’autopilota per accelerare la velocità di discesa e passare così da 38.000 piedi (11.000 metri) a 100 piedi (30 metri) in pochi minuti.

10:33

La discesa inizia, l’aereo perde 3.000 piedi (900 metri). Si attivano gli appelli via radio. Si sentono i ripetuti tentativi di contattare il velivolo. Lubitz non risponde.

Nel mentre il comandante cerca di aprire la portiera e bussa alla porta: “Sono io”. Sta di fronte a una telecamera collegata al pozzetto. Lubitz potrebbe vederlo ma non reagisce. Il comandante prende bombola di ossigeno o un estintore per distruggere le porte. Grida: “Per l’amor di Dio, apri questa porta!”.

10h34

Primo allarme visivo e acustico, « SINK RATE, PULL UP » (Forte caduta. Raddrizzare).

Nessuna reazione di Lubitz.

Inizia il panico dei passeggeri nei corridoi. Qualcuno di loro si avvicina alla porta

10:35

Il comandante chiede ai passeggeri di prendere un piede di porco nascosto dietro un apparecchio. Si sentono forti colpi contro la porta. Il comandante prova in tutte le maniere l’uso del piede di porco.

10:37

Un secondo allarme, acustico e visivo “TERRA, PULL UP”. Lubitz non ha nessuna reazione.

Il comandante: “Apri la maledetta porta”

10:38

Nonostante il rumore ambientale, si identifica chiaramente il respiro di Lubitz perché ha messo una maschera di ossigeno. Respira normalmente. L’aereo è a 13.000 piedi (4.000 metri).

10:40

Si sente un forte rumore proveniente dall’esterno. Tra poco l’Airbus urterà la montagna sul lato destro del veivolo.
Prima si sentono altri allarmi sonori e le urla dei passeggeri.

10:41

L’aereo si scontra sul massiccio Estrop a 5000 piedi (1500 metri) e a 800 chilometri all’ora.

LUFTHANSA CANCELLA I FESTEGGIAMENTI PER I SUOI 60 ANNI –

Lufthansa, che per bocca dell’amministratore delegato Carsten Spohr ha definito il 24 marzo “il giorno più nero della nostra storia” intanto ha fatto sapere di aver cancellato le celebrazioni per i 60 anni della compagnia per rispetto nei confronti delle vittime del volo Germanwings. L’evento, previsto per il 15 aprile, è stato sostituito da una celebrazione prevista per il 17 aprile nel Duomo di Colonia con la commemorazione delle 150 vittime. Per quanto riguarda invece l’identificazione delle salme, François Hollande ha confermato ad Angela Merkel, che sarà presente alla cerimonia di Colonia, come il processo si concluderà entro la fine della settimana.

PORTE BLINDATE, LA PROFEZIA DI UN PILOTA OLANDESE –

La questione legata all’effettiva sicurezza delle porte blindate bloccate dall’interno e non più apribili dall’esterno a quanto pare si è rivelata essere latente nell’ambiente aeronautico. Jan Cocheret, pilota olandese attualmente in servizio con Emirates, espresse i suoi dubbi due mesi fa in un articolo pubblicato, continua Repubblica, sulla rivista specializzata Piloot en Vliegtuig, dal titolo: «Mi puoi aprire la porta?»

Con delle porte blindate strasicure, non è molto difficile che un pilota impedisca al suo collega di entrare in cabina. Basta aspettare che questo esca per soddisfare un bisogno naturale, per non riaprirgli più la porta. Mi chiedo continuamente chi si trova al mio fianco. Come posso essere sicuro di potermi fidare di lui?”. E se qualcosa di terribile fosse appena successo nella sua vita che non è in grado di superare? Mi auguro, dopo una pausa pipì, di non trovarmi mai davanti a una porta della cabina di guida chiusa a chiave

Cosa che è accaduta il 24 marzo al comandante del volo Germanwings, Patrick Sondenheimer, che certo non si sarebbe mai aspettato che le ultime parole che avrebbe pronunciato in vita sarebbero state: «Apri questa maledetta porta!» E Cocheret ha scritto sul suo profilo Facebook:

«Sfortunatamente, questa storia terribile è diventata realtà»

(Photocredit copertina Lapresse-REUTERS/Ina Fassbender)

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