«Chiudete i vostri profili Facebook se non volete che gli Usa vi spiino»

Chiudete il vostro account Facebook se non volete che i servizi di sicurezza statunitensi vadano a sbirciare tra le vostre informazioni personali. È questo il consiglio che la Commissione Europea dà a tutti i cittadini dell’Unione, dopo aver verificato che il famoso accordo “Safe Harbour” tra Europa e Stati Uniti sulla protezione dei dati personali non tutelerebbe a sufficienza la privacy dei cittadini europei.

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Foto: JUAN MABROMATA/AFP/Getty Images

«LA PRIVACY DEI CITTADINI EUROPEI NON È AL SICURO» –

Il consiglio di “chiudere il proprio account Facebook” arriva da Bernhard Schima, un avvocato della Commissione Europea che ha portato alla Corte di Giustizia europea di Lussemburgo il caso di Maximilian Schrems, attivista che si batte per la tutela della privacy dei cittadini dallo scoppio del Datagate. La tesi principale di Schrems è appunto quella che i dati personali che milioni di persone affidano ai social network, e più in generale all’intero web, non sarebbero sicuri una volta “trasferiti” sui server di proprietà statunitense.

L’ACCORDO SAFE HARBOUR DOPO IL DATAGATE –

L’accordo Safe Harbour (“porto sicuro”) tra Europa e Stati Uniti è nato nel 1995 proprio per tutelare la privacy dei cittadini europei. Nel corso degli anni e alla luce dell’evoluzione del web, questo accordo è stato rivisto più volte. Nell’estate del 2013, Edward Snowden – tecnico informatico della National Security Agency americana – ha rivelato numerose informazioni circa un programma di sorveglianza di massa portato avanti dal governo statunitense e da quello britannico, in grado di raccogliere metadati sulle telefonate effettuate con diversi gestori telefonici, di accedere ai server di posta elettronica e, in generale, di monitorare qualsiasi attività compiuta dagli utenti di tutto il mondo. Dopo lo scoppio dello scandalo, le istituzioni europee hanno chiesto agli Stati Uniti una revisione dell’accordo Safe Harbour, che non è ancora stata ultimata.

 

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I NOSTRI DATI SONO AL SICURO? –

Davanti alla corte di giustizia europea, Schima ha spiegato che la Commissione Europea non è in grado di confermare che i principi dell’accordo Safe Harbour siano in grado di garantire l’adeguata protezione dei dati personali dei cittadini europei. Come riporta il Guardian, Schrems ha spiegato ai giudici europei che alle aziende che operano sul territorio europeo non dovrebbe essere permesso il trasferimento negli Stati Uniti dei dati personali dei cittadini europei, perché proprio gli Stati Uniti non sarebbero più in grado di garantire un’adeguata tutela di questi dati, come si evince dalle rivelazioni di Edward Snowden. Schrems ha portato all’attenzione dei giudici numerosi reclami contro i colossi del web come Apple, Facebook, Microsoft, Skype e Yahoo.

IL NO COMMENT DI FACEBOOK –

Nella sua battaglia legale, Schrems è stato affiancato da alcuni stati membri, tra cui la Polonia, e da alcuni gruppi a tutela dei consumatori come Digital Rights Ireland. Tutti hanno sottolineato che l’accordo Safe Harbour è attualmente in aperta violazione della Direttiva europea sulla protezione dei dati personali. La Commissione Europea, dal canto suo, ha sottolineato la necessità politica ed economica dell’accordo Safe Harbour, e ha caldeggiato una revisione dell’accordo stesso in modo da stabilire nuove regole tra Europa e Stati Uniti per tutelare la privacy dei cittadini europei. La Corte di Giustizia Europea si pronuncerà sulla questione entro il prossimo 24 giugno. Riguardo alla frase di Schima che consigliava ai cittadini europei di chiudere il proprio account Facebook, i vertici del social network non hanno rilasciato ulteriori commenti.

(Photocredit copertina: Chris Jackson/Getty Images)

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