Costituire una colonia umana su Marte? «Tutta una bufala»

Scoppia la bufera su Mars One, la missione spaziale finanziata da privati che ha l’ambizioso obiettivo di istituire la prima colonia umana su Marte. Il progetto, bocciato da parecchi scienziati perché giudicato una sorta di “missione suicida”, era balzato agli onori delle cronache anche per via delle modalità di selezione dei coloni, che sarebbero stati scelti al termine di un lungo addestramento trasformato in reality show. Ora però, uno di questi aspiranti “colonizzatori di Marte” – per i quali peraltro non sarebbe previsto il ritorno sulla Terra – ha deciso di vuotare il sacco e di raccontare la sua versione del processo di selezione.

Foto: ZumaPress - LaPresse
Foto: ZumaPress – LaPresse

MARS ONE: PARLA UNO DEI 100 FINALISTI –

A parlare è Joseph Roche, ex ricercatore alla Nasa e oggi insegnante al Trinity College di Dublino, che ha raccontato di aver compilato la scheda di partecipazione, mosso più che altro dalla curiosità, per sottoporsi al processo di selezione. In men che non si dica, s è ritrovato a essere uno dei 100 finalisti in lizza per un biglietto di sola andata per Marte. Ed è qui che cominciano i dubbi di Roche.

«PIÙ SOLDI DONI PIÙ PUNTI RICEVI» –

Come sintetizza IFL Science, Roche ha sottolineato come i vertici di Mars One abbiano dichiarato di aver ricevuto circa 200.000 domande quando, in realtà, gli aspiranti volontari sarebbero stati meno di 3.000. Non solo: secondo Roche in molti avrebbero avuto accesso alla finale semplicemente versando del denaro direttamente a Mars One. Spiega Roche:

Quando entri a far parte della Mars One Community, cosa che succede automaticamente quando fai domanda come candidato, loro cominciano a darti un punteggio. Ricevi punti ogni volta che passi un processo di selezione (ma questi punti vengono assegnati arbitrariamente, non c’è una classifica), e l’unico modo per ottenere più punti è compare il merchandise di Mars One o donare soldi al progetto.

SU MARTE CON UN COLLOQUIO VIA SKYPE –

Poiché la lista dei cento finalisti è pubblica, può capitare che qualcuno di loro riceva proposte per interviste od ospitate televisive. Roche spiega che in questo caso, Mars One chiede di versare direttamente al progetto almeno il 75% del compenso ricevuto. Questo per aiutare la società a mettere insieme i capitali necessari per portare avanti la missione che, inizialmente, sarebbe dovuta partire nel 2025. Così, Roche ha compilato un questionario, ha caricato un video di presentazione sulla piattaforma di Mars One, ha fatto qualche visita medica, ha sostenuto una specie di colloquio psico-attitudinale via Skype e… poco altro. Nonostante l’uomo sia uno dei cento finalisti, non ha mai incontrato nessuno dei vertici di Mars One e numerosi incontri sono stati pianificati e poi annullati in attesa di ulteriori comunicazioni.

UN REALITY SHOW DA 6 MILIARDI DI DOLLARI –

Un’altra fonte di finanziamento sarebbe dovuto essere il famoso reality show, che avrebbe dovuto raccontare l’ultima fase delle selezioni e dell’addestramento dei futuri colonizzatori di Marte. Ma Endemol, il colosso televisivo dei Paesi Bassi che produce ed esporta format televisivi in tutto il mondo, si è chiamata fuori: così quei sei miliardi di dollari che si sperava di ricavare dal reality non ci saranno. Dulcis in fundo Gerard Hooft, uno degli ex consiglieri scientifici del progetto, ha dichiarato che, realisticamente, la prima colonia umana su Marte potrebbe essere realizzata non tra dieci anni, ma almeno tra cento.

 

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E I SOLDI? –

Viste le polemiche, il CEO di Mars One Bas Lansdorp ha risposto con un video in cui accusa la stampa di dire falsità: e ha spiegato che in finale sono arrivati tre concorrenti che non hanno fatto nessuna donazione mentre che altri, che pure avevano versato denaro a Mars One, sono stati scartati durante il processo di selezione. L’inizio ufficiale della missione è stata posticipato dal 2025 al 2027 e nel frattempo – ha proseguito Lansdorp – gli aspiranti coloni di Marte continueranno a essere monitorati e giudicati dai risultati di prove individuali e di gruppo e sulla base dei colloqui psico-attitudinali. «È davvero un fallimento se la nostra prima colonia umana arriverà in ritardo di due, quattro, sei o anche otto anni?». Sarà. Sul sito di Mars One si parla di quasi 800.000 dollari già raccolti tra donazioni e acquisti di merchandise: una cifra irrisoria per andare su Marte, ma di tutto rispetto se, pensando ai tanti punti oscuri del programma, qualcuno dovesse farsi venire il dubbio che si tratti di una bufala.

(Photocredit copertina: LaPresse)

 

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