Renzi: «Non caccio gli indagati»

Accusato di “doppiopesismo” tra Lupi, il ministro dimesso dopo l’inchiesta sulle Grandi Opere, e i sottosegretari indagati, Matteo Renzi ha replicato alle critiche in un’intervista sul quotidiano “La Repubblica“: «Ma stiamo scherzando? Ho sempre detto che un avviso di garanzia non può giustificare le dimissioni. E lo confermo». Per questo ha precisato che non chiederà un passo indietro ai dem (Barracciu, Del Basso De Caro, De Filippo, Faraone, dato che Bubbico ha smentito di essere indagato, ndr) e all’esponente Ncd (Castiglione) coinvolti in altre inchieste. Per il premier l’ex ministro delle Infrastrutture ha invece fatto una “scelta personale”: «Una valutazione giusta e saggia secondo me, per altro non era nemmeno indagato. Il caso De Luca? Ha vinto le primarie, ma la modifica della Severino non è all’ordine del giorno». 

Conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri

 

RENZI: “CI SI DIMETTE PER QUESTIONI POLITICHE ED ETICHE, NON PER AVVISI DI GARANZIA” –

Renzi allontana l’accusa di essere garantista soltanto quando a essere coinvolti in inchieste giudiziarie sono esponenti del suo stesso partito:

«Per me un cittadino è innocente finché la sentenza non passa in giudicato. Del resto, è scritto nella Costituzione. Se si dice che è la più bella del mondo, poi bisogna almeno leggerla, altrimenti non vale. Quindi perché dovrebbe dimettersi un politico indagato? Le condanne si fanno nei tribunali, non sui giornali: è un principio di decenza oltre che di buon senso». E ancora: «Ho chiesto le dimissioni a Orsoni quando, patteggiando, si è dichiarato colpevole. Ho commissariato per motivi di opportunità politica il Pd di Roma nonostante il segretario locale fosse estraneo alle indagini. A suo tempo avevo auspicato il passo indietro della Cancellieri sempre con una motivazione strettamente politica. Altro che due pesi e due misure: le dimissioni si danno per una motivazione politica o morale, non per un avviso di garanzia».

Non è un caso che, anche in merito all’inchiesta sugli appalti, Renzi abbia precisato come, a suo dire, il super dirigente finito in carcere Ercole Incalza sia «un cittadino innocente fino a quando non sarà condannato»:

«Ha lavorato con noi fino alla scadenza del suo contratto. Fine 2014, punto. Indipendentemente dalle indagini, un eccesso di permanenza al potere negli stessi posti non è mai positivo. Ma la vera strada per combattere la burocrazia non è tanto la rotazione dei dirigenti, quanto la semplificazione. Rendere più trasparenti e comprensibili le decisioni della pubblica amministrazione, semplificare il codice degli appalti, mettere online in modo chiaro tutti i dati dei ministeri: questo consente il controllo sociale dei cittadini».

RENZI E IL TEMA DELL’ANTI-CORRUZIONE –

Renzi replica anche a Don Ciotti, che aveva bacchettato l’esecutivo per essere stato rapido sull’approvazione  della responsabilità civile dei giudici, ma non sulla legge anticorruzione:

«Voglio troppo bene a don Luigi per fare polemica con lui. Mi aspettavo però che ieri spendesse mezza parola sulla declassificazione del segreto di Stato o sul fatto che l’Autorità Nazionale Anti Corruzione fino a un anno fa non esisteva, era solo il comma di un articolo di legge, e Cantone era un giudice di Cassazione». Resta il fatto che la lotta all’illegalità sembra un punto debole del suo governo. «In questo anno abbiamo fatto molto e molto abbiamo proposto. Il raddoppio dei tempi della prescrizione sulla corruzione è un messaggio chiaro: non si pensi di fare i furbi e tirarla per le lunghe. L’autoriciclaggio e il falso in bilancio sono due nostre proposte di legge, che prima non c’erano. Sulla responsabilità civile dei magistrati trovo che sia un fatto di civiltà, di cui vado orgoglioso. Poi, intendiamoci, tutte le critiche vanno bene: non è un caso che la commissione Gratteri, che io ho istituito qualche mese fa, stia per formalizzare alcune proposte di cui stiamo discutendo con il ministro Orlando».

In realtà, sulla legge anticorruzione l’esecutivo Renzi è ancora in ritardo. Ma il premier smentisce che il suo governo non metta il tema tra le priorità:

«Si può essere a favore o contro un governo ma non si può essere contro la realtà: in un anno abbiamo sbloccato partite ferme da anni a cominciare da Anac, segreto di Stato, responsabilità civile. Su questi temi accetto consigli da tutti, ma non prendiamoci in giro. Il problema non sono le leggi, ma farle rispettare. Mandare in galera chi ruba sul serio e difendere gli innocenti che sono sbranati dal circo mediatico­politico del “si deve dimettere perché lo stanno indagando».

Sul sostituto di Maurizio Lupi al dicastero dei Trasporti e delle Infrastrutture, Renzi ha allontanato il toto-nome:

«Un altro dirigente dell’Ncd alle Infrastrutture? Le valutazioni sul ministro si fanno al Quirinale. Identikit? Non è importante in una logica interna di partiti, ma sarà decisivo per far ripartire l’Italia. Vogliamo uno bravo, il colore della tessera non ci interessa. Perché la crescita non sia microscopica occorrono gli investimenti pubblici e privati. Non serve Keynes, basta la logica. Gran parte di questi investimenti passano da lì».

 

RENZI REPLICA A D’ALEMA: «PARLA COME UNA VECCHIA GLORIA» –

Leggi anche: D’Alema attacca Renzi: «Arrogante gestione del partito»

Nell’intervista c’è anche una replica nei confronti di Massimo D’Alema, che nel corso dell’assemblea “A Sinistra nel Pdaveva criticato la sua gestione del Pd definendola “arrogante e personale”: «Ha usato espressioni più da vecchia gloria del wrestling che da ex primo ministro». Poi, via Twitter ha rincarato la dose con un chiaro riferimento alle minoranze critiche del partito:

Nel corso dell’intervista con Goffredo De Marchis il segretario dem ha comunque allontanato l’ombra della scissione dal suo partito:

«Scommetto che non ci sarà. Il Pd è un luogo aperto al confronto. Nessuno può pretendere di avere la verità in tasca. La mia proposta è quella di discutere e confrontarsi sul modello di partito, sull’identità della sinistra che cambia in Europa e in Italia. Cuperlo ha picchiato duro su di me ma ho apprezzato la sua analisi. Il dibattito ha bisogno di tutti. Non cacciamo nessuno. Da qui al congresso del 2017 abbiamo due anni per discutere di come irrobustire il Pd uscendo dalla logica dei talk e dei tweet e gustando la fatica di ascoltarsi».

Infine, Renzi si è detto “contento” per la richiesta di archiviazione per il padre Tiziano: «So quanto ha patito dal punto di vista umano. Ma i magistrati di Genova devono ancora pronunciarsi e dunque non ho titolo per parlare: rispetto il lavoro dei giudici sul serio, col mio silenzio. Penso solo che mio padre oggi avrà i titoli sui giornali perché la sua vicenda fa notizia».

Edit: Bubbico precisa di non essere indagato, ma di essere stato assolto nel dicembre 2014:

“In merito alle notizie apparse su diversi organi di stampa in questi giorni i quali hanno inserito il nome del viceministro dell’Interno, Filippo Bubbico, tra i componenti del governo indagati, si precisa che il viceministro non è indagato in alcun procedimento giudiziario”. Così si legge in una nota dell’ufficio dello stesso Bubbico, in cui si ricorda che il viceministro “è stato sottoposto a giudizio per abuso d’ufficio, per il quale ha rinunciato alla prescrizione, ed è stato assolto dal tribunale di Potenza il 15 dicembre 2014 perché il fatto non sussiste”

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