«Papa Francesco rimandi in parrocchia i prelati conservatori»

Papa Francesco può rimandare al servizio in parrocchia i prelati della Curia che maggiormente si oppongono alla sua azione riformatrice e sceglierne altri più in linea con il suo stile evangelico”. Nel secondo anniversario dell’elezione al soglio di Pietro di Jorge Mario Bergoglio, su Repubblica Vito Mancuso sprona il successore del principe degli Apostoli: “La posta in gioco è altissima”.

 

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Vito Mancuso / Daniele Devotl – Flickr

«PAPA FRANCESCO RIMANDI IN PARROCCHIA I PRETI CONSERVATORI CHE LO OSTACOLANO»

L’ex-sacerdote, teologo e studioso cattolico, riscontra un curioso paradosso nei primi due anni di pontificato del prelato argentino: “Cresce il favore popolare ma anche l’ostilità della Curia”.

Assistiamo alla crescita continua del favore popolare verso papa Francesco e contestualmente alla crescita altrettanto continua dell’opposizione interna verso di lui, particolarmente dura tra i cardinali, la Curia romana e alcuni episcopati. Il che è la perfetta radiografia dello scollamento di buona parte della gerarchia ecclesiastica rispetto alla vita reale, quello scollamento di cui il cardinal Martini parlava dicendo «la Chiesa è rimasta indietro di 200 anni».

Papa Francesco, scrive Mancuso, ha inizialmente provato a mostrare con il solo esempio che era il momento di una chiesa diversa. Ma non è bastato.

Mentre lui vive in una settantina di metri quadrati vi sono cardinali che non hanno rinunciato per nulla al lusso e soprattutto ve ne sono molti del tutto contrari a seguirlo nelle riforme. Si spiega così il suo insistere contro i vizi del clericalismo, culminato nella predica alla Curia del 22 dicembre scorso con la denuncia dei quindici mali della burocrazia vaticana, riassumibili in uno solo: l’identificazione con il potere

Così secondo il Teologo è arrivato il momento da parte del Papa di un’azione più decisa per andare ancora più incontro a quelle che sono le aspettative dei fedeli.

Nessuno sa come finirà questa battaglia iniziata due anni fa, ma di certo i cardinali e i curiali che si oppongono a Francesco sono l’espressione di ciò che per secoli è stato il papato, sicché riformare la loro mentalità significa riformare il papato come potere assoluto. Ora però quel potere assoluto è nelle mani di Francesco e se lui volesse potrebbe utilizzarlo proprio per decretarne la riconversione: basterebbe una sua firma infatti per rimandare nelle rispettive parrocchie di origine i prelati che maggiormente si oppongono alla sua azione riformatrice e sceglierne altri più in linea con lo stile evangelico. Perché non agire così, visto che la posta in gioco è enorme?

La posta in gioco, scrive Mancuso, è quella dei fedeli che hanno “il diritto a vivere dentro una Chiesa” riformata, povera e più in linea con il Vangelo.

 

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«SE FRANCESCO FALLISCE LA CHIESA CROLLERÀ»

Una Chiesa che si sia liberata dell’opulenza e degli scandali (vedi alla voce Ior), che sia al fianco dei tanti fedeli e sacerdoti “che le hanno dedicato la vita”, una Chiesa al passo coi tempi, che faccia pace con “la modernità” e che riaccrediti la Teologia della Liberazione. Se Francesco fallirà, scrive Vito Mancuso, perché intralciato o troppo ostacolato dai settori più conservatori della Curia, le conseguenze potrebbero essere imprevedibili.

Occorre quindi chiedersi cosa succederebbe se Francesco fallisse. Io penso che per il cattolicesimo sarebbe un colpo terribile, perché le enormi speranze che questo Papa sta suscitando si rivolgerebbero in un’altrettanto enorme delusione e il contraccolpo sulla credibilità della Chiesa potrebbe essere devastante, se non letale. Non morirebbe la spiritualità, che è radicata da sempre nel cuore umano, ben prima della nascita del cristianesimo. Non morirebbe neppure il cristianesimo, che troverebbe altre forme per esprimersi, come ha fatto in altri luoghi del mondo. Si avvierebbe invece irreversibilmente alla morte la Chiesa cattolica gerarchica così come la conosciamo, perché nessuno potrà e vorrà avere più fiducia in una struttura dimostratasi restia a seguire un cristiano sincero e un uomo buono come Jorge Mario Bergoglio. Il fallimento del Papa venuto dalla fine del mondo segnerebbe la fine della Chiesa gerarchica e istituzionale.

“Non sono sicuro di farcela”, avrebbe confidato Bergoglio ad un amico argentino.

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