Cos’è davvero il “Gioco del Rispetto”

Che cos’è il gioco del rispetto? Nelle ultime ore si è fatto molto parlare di un esperimento per bambini dall’età compresa tra 4 e 6 anni finanziato dal Comune di Trieste finalizzato «a trasmettere loro il concetto dell’uguaglianza tra uomini e donne, così come sancito dalla Costituzione Italiana», secondo la spiegazione del Vicesindaco di Trieste Fabiana Martini.

Cos'è davvero il "Gioco del Rispetto"
Photocredit Retecivica Trieste

L’INCONTRO CON I GENITORI –

Il progetto, identificato nel nome “pari dis-pari” è promosso tra gli altri dall’associazione G.O.A.P., Gruppo Operatrici Antiviolenza e Progetti, che dal 1999 si occupa del centro Antiviolenza di Trieste insieme agli altri Comuni, alla Provincia ed all’azienda Sanitaria. Fausto Biloslavo de Il Giornale ha spiegato che il progetto, con le linee guida e le schede dei giochi, è previsto che verrà applicato alle 19 scuole d’infanzia della città di Trieste. L’11 marzo i genitori e gli organizzatori del “gioco del rispetto” si sono incontrati all’asilo “I Cuccioli”, il primo ad aver aderito all’iniziativa provocando la denuncia di un papà.

ACCETTATI DUE GIOCHI SU UNDICI –

Caia Venier, coordinatrice della scuola d’infanzia, ha spiegato che «Dopo aver letto le linee guida e partecipato ai corsi di formazione abbiamo deciso di fare, eventualmente e con il consenso dei genitori due soli giochi, il memory dei mestieri e la fiaba Red and blue, che ci sembrano rispecchiare la nostra impostazione con i bambini. Gli altri no, neppure in futuro». Due giochi su 11, come sottolineato sul sito Giocodelrispetto.org. E come sottolinea l’associazione Goap, bisogna cambiare «agendo precocemente sulle nuove generazioni offrendo loro modelli più egualitari e liberi dagli stereotipi di genere».

 

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I GIOCHI PROPOSTI –

Perché secondo gli organizzatori del gioco «è molto importante che l’insegnante si ponga quale figura contro-stereotipica per bambini/e». I giochi proposti vanno dal spiegare ad un marziano (la maestra) come funziona il rapporto tra maschi e femmine sulla Terra al praticare al contrario giochi tipicamente maschili o femminili e vedere la reazione dei piccoli. Si cerca di lavorare anche sulla sensibilità dei bambini e l’autostima delle bambine e si cerca di comprendere le differenze anche fisiche. Questo è il compito della proposta «Se io fossi te: un po’ diversi un po’ uguali, l’importante è che siamo pari» in cui si prevede che i bambini «possono riconoscere che ci sono delle differenze fisiche che li caratterizzano, in particolare nell’area genitale», «nominando senza timore i genitali maschili e femminili».

LE REAZIONI –

Sul sito Giocodelrispetto.org le curatrici denunciano come questa polemica sul progetto abbia causato dei danni al loro lavoro:

– un genitore è stato libero di diffamare un progetto supportato da Università, Comune, psicologi, pedagogisti e insegnanti, intimidendo tutti gli altri genitori con un volantinaggio che parlava di pornografia
– il quotidiano locale di Trieste è stato libero di chiamare “osé” le proposte di gioco contenute nel progetto, scrivendo un titolone in prima pagina, senza averci mai chiesto informazioni
– il quotidiano Libero è stato libero di scrivere che in Friuli Venezia Giulia si porta la pornografia nelle scuole
– esponenti della politica italiana, che ci rappresentano nel Parlamento, sono stati liberi di disquisire del nostro progetto su social network e mezzi stampa sempre senza aver verificato le fonti (e ci domandiamo se quando vanno a discutere di politica estera o quando fanno le leggi, usino la stessa prassi)
– una troupe televisiva è stata libera di entrare con le telecamere in una scuola dell’infanzia della città senza chiedere l’autorizzazione a nessuno
– un consigliere comunale è stato libero di postare dal suo profilo facebook il nostro progetto senza chiedere alcuna autorizzazione, senza preoccuparsi del diritto d’autore o del danno derivato dalla violazione del copyright

e che ora, a causa di quella che viene definita «una mancanza di rispetto», il danno è stato fatto:

Bene, ora tutto il materiale è online. Possiamo fare causa, denunciare, certo. Ma ormai le parole dei titoli sui giornali, dei politici e degli ignoranti sono state dette. Il danno è fatto. Perché quando manca il rispetto, che è la base di una società veramente civile, mancano le basi per far funzionare tutto il resto. C’è un grande terrore di sovvertire l’ordine, ma quale ordine? Noi vediamo solo disordine e anarchia, in cui chiunque è libero di calpestare gli altri, e senza chiedere il permesso.

LA VERSIONE DEL COMUNE DI TRIESTE –

Il vicesindaco del capoluogo giuliano, Fabiana Martini ha voluto chiarire la questione a seguito delle polemiche delle ultime ore spiegando cos’è il gioco del rispetto, anticipando come i genitori siano informati del progetto, come ci sia bisogno di una loro autorizzazione scritta e come vergano organizzate attività alternative per i bambini i cui genitori hanno detto no:

un insieme di proposte di gioco per i bambini e le bambine delle scuole dell’infanzia, studiato per trasmettere loro il concetto dell’uguaglianza tra uomini e donne, così come sancito dalla Costituzione Italiana. Attraverso il gioco, i bambini e le bambine apprenderanno che possono e devono avere gli stessi diritti di scegliere in futuro la professione che li realizzerà, così come da piccoli scelgono i giochi da fare a casa.
L’obiettivo del Gioco del rispetto è di trasmettere il valore delle pari opportunità di realizzazione dei loro sogni personali, sia che siano maschi, sia che siano femmine […] L’obiettivo è quindi quello di riequilibrare quella disparità tra uomini e donne che tanti danni sta oggi creando alla nostra società, sia dal punto di vista culturale e sociale, sia dal punto di vista economico, fino a sfociare in episodi di violenza di vario tipo.

Invece il gioco del rispetto non è un qualcosa che affronta l’educazione sessuale

né si toccano i temi dell’omosessualità, della corretta o non corretta composizione della famiglia. Ciò che erroneamente e in malafede viene fatto passare come “gioco del dottore”, estrapolando frasi avulse dal contesto, è in realtà l’ennesima proposta di gioco che mira a evidenziare la capacità dei maschi di provare emozioni al pari delle femmine, per abbattere quindi lo stereotipo che vuole gli uomini privi del loro lato emotivo

(Photocredit copertina Retecivica Trieste)

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