Riforme, approvato il ddl Boschi: le foto della lettera dei ribelli di Forza Italia – Diretta

Riforme, oggi il ddl Boschi è stato approvato alla Camera dei Deputati. La maggioranza sulla carta ha avuto i numeri per far passare da sola la riforma costituzionale: anche le minoranze del Pd hanno votato a favore ma 24 parlamentari Pd hanno sottoscritto una lettera per chiedere al Governo di riaprire il dialogo sulle modifiche riguardo punti qualificanti sia della riforma costituzionale che dell’Italicum. La riforma è passata con 357 sì e 125 no. Ora tornerà al vaglio di Palazzo Madama. «C’è ancora molto da fare – ha commentato il premier Matteo Renzi – lo sappiamo. E lo faremo. Ma intanto qualcosa si muove. E nell’Italia che era immobile da anni già questa è una notizia. Forza, che è davvero la volta buona».

Foto di Roberto Monaldo da archivio LaPresse
Foto di Roberto Monaldo da archivio LaPresse

ore 16.06 – Il presidente del Consiglio Matteo Renzi commenta su Facebook la buona riuscita alla Camera dei Deputati: «Stamani la camera ha approvato in seconda lettura le riforme costituzionali. La fine del bicameralismo paritario è più vicina, l’Italia diventerà un paese più semplice, più giusto e più veloce». E ancora: «Sempre stamani l’Eurogruppoha dato il via libera alla nostra legge di stabilità, la legge che ha tagliato 18 miliardi di tasse (80 euro e irap) Sono stati così smentiti tutti coloro che nei mesi scorsi avevano pronosticato la bocciatura». «Fino a qualche settimana – ha concluso il premier – fa nei media se si parlava di jobs act era perché si dovevano raccontare le proteste di chi non lo voleva, ora che è in vigore si inizia a fare la contabilità delle assunzioni». «C’è ancora molto da fare – ha aggiunto Renzi – lo sappiamo. E lo faremo. Ma intanto qualcosa si muove. E nell’Italia che era immobile da anni già questa è una notizia. Forza, che è davvero la volta buona».

Ore 14.20. I problemi, comunque, non mancano in casa Pd. La minoranza che fa capo a Gianni Cuperlo, SinistraDem, ha scritto una lettera per chiedere al Governo di riaprire il dialogo sulle modifiche riguardo punti qualificanti sia della riforma costituzionale che dell’Italicum.

Nel caso in cui il governo rifiutasse di riaprire il confronto sulle ipotesi di miglioramento avanzate da piu’ parti, ciascuno si assumera’ le proprie responsabilita’. Da parte nostra ci riserviamo fin d’ora la nostra autonomia di giudizio e di azione”, scrivono i 24 firmatari del documento. Oltre a Gianni Cuperlo, firmano anche Tea Albini, Maria Amato, Sesa Amici, Ileana Argentin, Paolo Beni, Massimo Bray, Angelo Capodicasa, Marco Carra, Susanna Cenni, Eleonora Cimbro, Andrea De Maria, Gianni Farina, Paolo Fontanelli, Filippo Fossati, Carlo Galli, Maria Luisa Gnecchi, Monica Gregori, Maria Iacono, Francesco Laforgia, Margherita Miotto, Barbara Pollastrini, Alessandra Terrosi, Maria Grazia Rocchi.

Ore 13.00.  I tweet compiaciuti di Matteo Renzi e Maria Elena Boschi.

Ore 12.39. Ecco il testo della lettera dei frondisti di Forza Italia contro Silvio Berlusconi, diffuso dalle agenzie.

Caro Presidente, desideriamo rappresentarTi il nostro profondo disagio e dissenso rispetto alla decisione di votare contro le riforme istituzionali all’esame della Camera. Siamo infatti convinti della bonta’ del percorso che era stato avviato con il cosiddetto ‘patto del Nazareno’, un percorso che ci aveva rimesso al centro della vita politica del Paese e che ci aveva consentito di partecipare ad un processo di riscrittura della Costituzione che per la logica fisiologia della politica non poteva che avere natura ‘compromissoria’. Siamo quindi convinti della bonta’ del lavoro fatto prima di noi dai colleghi del gruppo parlamentare del Senato, cui va la nostra solidarieta’ nel momento in cui ne viene messo cosi’ pesantemente in discussione l’operato, cosi’ come dal lavoro che e’ stato fatto in Commissione Affari Costituzionali Camera e – prima della rottura con il Partito Democratico – in Aula alla Camera. Non abbiamo votato norme mostruose ne’ partecipato ad una svolta autoritaria del Paese, ma semmai abbiamo contributo a migliorare norme che nell’altro ramo del Parlamento il nostro gruppo aveva gia’ approvato anche su Tua indicazione

Le firme, in calce al documento, di esponenti anche molto pesanti e autorevoli di Forza Italia, fra cui Laura Ravetto e Daniela Santanché. Foto di Alberto Sofia per Giornalettismo.

riforme-documento-forza-italia-brunetta-berlusconi-3

riforme-documento-forza-italia-brunetta-berlusconi-2

Il passaggio relativo alle dimissioni di Renato Brunetta, spiegano fonti di Forza Italia vicine a Denis Verdini, è stato “volutamente sfumato”.

Ore 12.34. Approvato alla Camera il Ddl Boschi con 357 Si’, 125 no e 7 astenuti. Adesso il provvedimento dovra’ tornare all’esame del Senato

Ore 12.25. Stefano Fassina annuncia che non parteciperà al voto alla Camera.

Oggi votiamo modifiche sostanziali alla Carta costituzionale. L’interazione” tra questo ddl e la legge elettorale “crea effetti sistematici” trasformando la nostra democrazia in un “presidenzialismo di fatto privo dei contrappesi necessari. Rimango convinto anche che sia grave procedere senza un ampio consenso”.

Ricordiamo che alla Camera non partecipare al voto equivale ad astensione.

Ore 12.17. Il dissenso in Forza Italia non rientra: voci affermano al nostro Alberto Sofia che i frondisti delle riforme a metteranno in discussione la leadership di Renato Brunetta.

Ore 12.08. Il Movimento 5 Stelle alza i toni.

“E’ davvero doloroso per me essere qui oggi ma lo faccio con l’orgoglio di chi ha il compito di testimoniare la contrarieta’ al tentativo di rovinare la Costituzione imposto con metodi fascisti”

Così Danilo Toninelli. Ore 12.00. Sembra che il dissenso dei verdiniani stia rientrandoGli uomini vicini all’ex garante del Patto del Nazareno si accontenterebbero di aver scritto un documento molto duro nei confronti di Silvio Berlusconi, chiedendo che Forza Italia non abbandoni il treno delle riforme, e sono pronti a votare no alle riforme costituzionali. “I nostri no sono convinti”, insinuano i fittiani, “i loro sono motivati…” Ore 11.50. Renato Brunetta annuncia il prevedibile voto contrario del gruppo di Forza Italia.

Oggi si sta consumando un evento grave in un Parlamento lacerato. Cosa c’è di edificante nell’affrontare una discussione sapendo che l’esito è segnato dalla forza trafugata e violenza dell’abuso, di una maggioranza che non è tale se non per un premio di maggioranza dichiarato incostituzionale?”

Ma nel gruppo di Forza Italia i dissensi, come raccontavamo, sono moltissimi. Mariastella Gelmini afferma di confermare il suo voto per il no ma chiede che Forza Italia “rimanga un soggetto riformista”. I frondisti affermano che voteranno no solo “per affetto e fedeltà” nei confronti di Berlusconi, scrive dalla Camera Alberto Sofia.

Ore 11.45. Giuseppe Civati annuncia la sua astensione, insieme ad altri tre deputati del Pd. Dissenso dunque minimo per i democratici alla Camera.

Credo che qui in Aula saremo in quattro, questo il bilancio dei dissidenti del Pd su questa votazione: Pastorino, Civati, Boccia e Fassina, gli altri votano tutti a favore

Ore 11.42. Anche da Sinistra, Ecologia e Libertà arriva il voto contrario alla riforma.

“Il Referendum non sara’ una concessione, sara’ una battaglia che faremo in tutto il Paese”. Lo ha detto in aula Stefano Quaranta annunciando il “no” di Sel alle riforme costituzionali. iamo qui in Aula – ha detto Quaranta – per rispetto delle istituzioni Parlamentari e del Presidente della Repubblica: ci ha ascoltato piu’ lui in pochi giorni che la maggioranza in tanti mesi”. Quaranta ha accusato la maggioranza di aver “impedito una vera dialettica parlamentare. E’ incredibile che chi ha cambiato 40 articoli della Costituzione non abbia motivato in AUla articolo per articolo il perche’ fosse necessario cambiarli

Ore 11.31. Le agenzie anticipano il contenuto della lettera dei frondisti di Forza Italia di cui ci ha dato notizia Alberto Sofia. Il documento sta venendo promosso dal coordinatore di Forza Italia in Toscana Massimo Parisi, fedelissimo verdiniano

Nella lettera si esprime “profondo disagio e dissenso rispetto alla decisione di votare contro le riforme istituzionali all’esame della Camera”. Nella lettera si rivendica di non aver votato “norme mostruose ne’ partecipato ad una svolta autoritaria del Paese”, ma di aver contributo a migliorare norme che nell’altro ramo del Parlamento. La lettera critica aspramente la gestione del gruppo di Forza Italia alla Camera e si lamenta di trovarsi ora su posizioni vicine al M5s: “Ti diciamo dunque con franchezza e lealta’ che non ci iscriveremo al Comitato per il No contro queste riforme”. Per “lealta’ e affetto” verso Silvio Berlusconi, i deputati voteranno no alle riforme. Ma dicendo chiaro e tondo che in futuro “non potranno vederci silenti”

Ore 11.27. Il nostro Alberto Sofia raccoglie alcune dichiarazioni di Pierluigi Bersani in Transatlantico.

Con quella legge elettorale con me non vanno avanti di sicuro, [Renzi e il governo, ndr] andranno avanti con Verdini e si prenderanno le loro responsabilità. Finché possiamo saremo leali, nel senso: a me non piace un Senato combinato così, non elettivo, ma riconosco che altrove esistono seconde camere non elettive; quello che non va è la legge elettorale supermaggioritaria. Non abbiamo nemmeno una legge sui partiti.

Ore 11.22. Il deputato del Movimento 5 Stelle Danilo Toninelli critica la maggioranza.

I banchi della maggioranza sembrano in effetti per ora deserti. Ore 11.17. Daniele Capezzone parla a nome dei “ricostruttori” di Forza Italia, i Fittiani, che scavalcano in rigidità Silvio Berlusconi: si vota no senza se e senza ma.

Ore 11.10. Prende posizione Pierluigi Bersani.

Se si vota oggi cosi’ com’e’ la riforma costituzionale, poi bisogna cambiare la legge elettorale. Chiedo di modificarla. Altrimenti io non sarei in grado di votarla

Si conferma dunque la strategia della minoranza Pd: ok alla riforma costituzionale, ma modifiche sostanziose sull’Italicum. Ore 11.05. Dal nostro inviato a Montecitorio Alberto Sofia.

Da fonti di Forza Italia si apprende che sarebbe “in preparazione un documento dei contrari alla linea del no alle riforme dettata da Berlusconi. Ci sarebbero una ventina di firme. Dalle parti dei fedelissimi di Silvio Berlusconi si ostenta tranquillità ma l’impressione è che i verdiniani manderanno un segnale al partito. E sembra che sia in preparazione un documento anche dei fittiani

Ore 11.00. Durissimo Maurizio Bianconi, fittiano di Forza Italia, contro Silvio Berlusconi

Berlusconi ha diviso: pensiamo alla vicenda-Fini, a La Russa al quale hanno detto ‘si accomodi’, alla la scissione di Ncd che e’ stata preparata, a noi non fa altro che dirci di andare via…: ecco, non mi pare che Berlusconi sia in grado di unire. Io dico che sta facendo purtroppo ‘il cane dell’ortolano’: cioe’, abbaia, non mangia l’orto ne’ lo fa mangiare. E invece il centrodestra avrebbe bisogno di una ricostituzione, perche’ altrimenti i voti vanno tutti a Salvini o tutti a Renzi. Ecco perche’ Il patto del Nazareno secondo me non e’ mai morto- ha concluso Bianconi- Esiste, sussiste e la posizione strategica di Berlusconi a fare il cane dell’ortolano lo conferma.

Maurizio Gasparri guarda più lontano: “Credo che noi dobbiamo puntare soprattutto sul nostro ruolo al Senato, dove i numeri sono diversi rispetto alla Camera e dove Forza Italia e’ stata e sara’ decisiva, guardando soprattutto alla legge elettorale”

Ore 10.57. Continuano le dichiarazioni di voto. Fratelli d’Italia vota contro definendo il ddl sulle Riforme “un’occasione mancata”; Laura Ravetto, di Forza Italia, pur critica con la linea del Partito vota contro per “fiducia a Berlusconi”.

Oggi votero’ contro, perche’ la scelta del presidente Berlusconi non puo’ essere inascoltata, ne’ disattesa, ma continuero’ ad auspicare un rinato protagonismo di Forza Italia nel proseguo dell’iter di esame delle riforme

RIFORME COSTITUZIONALI, FORZA ITALIA NEL PANICO

E’ nel fronte di Forza Italia che si registra la crisi più nera: la linea di Silvio Berlusconi è quella di non votare a favore del Ddl di riforma costituzionale, ma il gruppo parlamentare è sostanzialmente esploso: i parlamentari più vicini a Denis Verdini potrebbero votare per la riforma, o astenersi, o uscire dall’aula, sostanzialmente convergendo col governo. Spiega il motivo il parlamentare Ignazio Abrignani, al Corriere della Sera.

Domani mattina (oggi, ndr) ci rivedremo e decideremo come comportarci. Potremmo non entrare in aula, potremmo astenerci o addirittura votare a favore della riforma”, “io dico che potremmo essere anche una quindicina su 69”. E aggiunge: “Ma come? Per mesi e mesi abbiamo lavorato insieme al Pd. Abbiamo fatto le notti in commissione Affari Costituzionali dove abbiamo lavorato gomito a gomito per produrre un testo condiviso. E ora, invece, quel lavoro viene cancellato e ci si dice di votare contro il prodotto che noi stessi abbiamo contribuito a creare”.

Anche la minoranza del Pd che fa capo a Pierluigi Bersani e Gianni Cuperlo, come dicevamo, voteranno la riforma. Saranno pochissime le defezioni nel gruppo del Pd. Sulle barricate solo il “solito” Giuseppe Civati.

L’unica cosa che non si capisce è perché ogni volta si alzi, nelle settimane precedenti a ogni scadenza, un polverone che poi, alla fine, si posa sul voto immancabilmente favorevole.La cosiddetta minoranza non fa altro che alzare palloni alla maggioranza e al premier che li schiaccia (i palloni e non solo). La battaglia da affrontare è sempre la «prossima»: così è stato sul Jobs Act, così nei vari passaggi delle riforme. Così sarà sull’Italicum, ma poi magari si vota a favore anche su quello. Il dialogo ha qualcosa di surreale: «Vedrete», dice la ‘minoranza’,  «i decreti attuativi non conterranno i licenziamenti collettivi». Infatti, «li contengono», risponde il governo. «O si cambia l’Italicum, o non votiamo le riforme», ammonisce la ‘minoranza’. «Se cambia qualcosa, salta tutto», replica il governo. (…) L’effetto è micidiale: una settimana prima del voto, i dissidenti sono centinaia. Tre giorni prima, una cinquantina. Alla vigilia, se si arriva a una dozzina è un miracolo. Sembra che i testi (dialoghi e plot) li scriva direttamente Palazzo Chigi, ma non è una sopresa, anche perché gli esponenti della ‘minoranza’, legittimamente, conservano i posti di governo e di sottogoverno, le presidenze e tutto il resto. E, ricordiamolo, tutto il gruppo, o quasi, viene dagli equilibri della segreteria precedente.

Il presidente del Partito Democratico, Matteo Orfini, intercettato in Transatlantico ostenta sicurezza: “Lavoriamo per raccogliere il consenso più ampio in tutto il Parlamento, compreso la minoranza del Partito democratico”. Probabilmente la miccia dello scontro si riaccenderà, da parte della minoranza Pd, sul cammino della riforma elettorale.

Italicum alla Camera e riforma costituzionale al Senato.
«Per come è congegnato adesso il pacchetto delle riforme non funziona, c’è il rischio di una restrizione degli spazi di partecipazione e di rappresentanza».
Il premier ha ribadito anche ieri che i testi non subiranno modifiche…
«Ciò significa che si prenderà la responsabilità di mettere a repentaglio il successo del processo di riforme».
Lui dice che siete ‘gufi’.
«Finora abbiamo dimostrato sempre grande senso di responsabilità, ora tocca a lui».

Così Alfredo d’Attorre, bersaniano, che parla al Quotidiano Nazionale.

 

Share this article