Cina e Stati Uniti litigano per le isole Spratly

28/10/2015 di Mazzetta

Le isole Spratly e quelle di Paracelso sono al centro di una contesa territoriale che coinvolge sei dell’area e che vede la Cina quantomai decisa a rivendicarle come proprie, al punto da modificare alcune delle isole contese in vere e proprie basi militari. Una pretesa che gli Stati Uniti hanno cominciato a contestare apertamente.

La più aggiornata mappa interattiva delle rivendicazioni sulle Spratly e isole limitrofe
La più aggiornata mappa interattiva delle rivendicazioni sulle Spratly e isole limitrofe

LE PROVOCAZIONI SONO SEMPRE DI MODA ALLE SPRATLY –

Pechino non ha dubbi, è una provocazione bella e buona far passare una nave da guerra americana a meno di 12 miglia dalle isole dell’arcipelago delle Spratly rivendicate e occupate da Pechino. Washington è altrettanto sicura che invece si tratta della sacrosanta rivendicazione della libertà di navigazione in acque che sono ancora oggetto di una contesa internazionale alla quale la Cina cerca di anteporre alla soluzione negoziata un’occupazione – de facto – dell’arcipelago a suo vantaggio. Il transito della USS Lassen si è completato senza incidenti e sotto l’occhio attento dei cinesi, che nei decenni nei quali si è trascinata la contesa hanno avuto anche di che spararsi con i concorrenti, ma c’è da star sicuri che non sarà l’ultimo episodio del genere nella storia della contesa sull’arcipelago, per il quale da più di mezzo secolo è in corso una lotta fatta di rivendicazioni e provocazioni, solo di recente culminata con l’iniziativa che vede i cinesi impegnati nel terraforming di alcuni atolli in modo da costruirvi sopra una presenza significativa, un’occupazione che per quanto costosa potrebbe un giorno portare alla conquista del tesoro tanto ambito.

 

L’OGGETTO DELLA CONTESA –

Le isole Spratly si trovano nel Mar Cinese Meridionale tra il Vietnam e le Filippine, ma alcune di loro sono rivendicate anche da Cina, Taiwan, Brunei e Malaysia, alimentando così un contenzioso che non sembra facilmente risolvibile e che ora Pechino sembra intenzionata a superare mettendo i paesi vicini di fronte al fatto compiuto con la trasformazione di alcuni scogli in vere e proprie isole artificiali, sulle quali costruire edifici e aeroporti utili a presidiare l’arcipelago, che per la Cina dovrebbe essere tutto cinese, al punto che di recente un ministro di Pechino ha definito l’area il «cortile di casa» cinese, aggiungendo che quello che ci fa il suo governo non dev’essere messo in discussione da altri paesi.

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UNA QUESTIONE VECCHIA DI DECENNI –

La contesa sulle Spratly e sul vicino arcipelago delle Isole di Paracelso, ugualmente conteso, è annosa e negli ultimi anni ha risentito dell’accelerazione imposta alla crisi da Pechino, che negli ultimi anni si è particolarmente data da fare per ribadire la sua petizione di sovranità sulle isole, spalleggiata in questo da Taiwan, che in quanto provincia cinese rivendicando le isole fa il gioco di Pechino. Ad opporsi alle pretese di Pechino sono in particolare il Vietnam e le Filippine, in questo caso sostenute dagli Stati Uniti, che vedono male la proiezione cinese nell’area.

LE RIVENDICAZIONI DI PECHINO –

Le pretese di Pechino, che sconta una notevole distanza geografica delle sue coste più prossime, si fondano (debolmente) sul fatto che le isole, per lo più minuscole quando non veri e propri scogli, sono state usate dai pescatori cinesi come base per la pesca nei secoli scorsi, ma è altrettanto vero che solo i vietnamiti le hanno abitate con continuità in epoca recente, almeno fino a quanto agli inizi degli anni ’70 non sono stati sfrattati a mano armata dai cinesi, che sbaragliarono il presidio vietnamita in una battaglia che fece una settantina di morti. LEGGI ANCHE: Spratly della discordia

IL MOTIVO DEL CONTENDERE –

Le isole hanno una discreta importanza strategia ed economica, la loro posizione permette il controllo del traffico marittimo in una delle aree più trafficate del pianeta e per di più i fondali nei pressi sembrano nascondere vasti giacimenti di gas naturale, oltre ad essere un’area apprezzata per la qualità e varietà della pesca. Così, nelle more di negoziati che da decenni cercano di sciogliere il dilemma posto da una serie di rivendicazioni a macchia di leopardo da parte dei paesi coinvolti, Pechino ha deciso di approfittare della sua superiorità tecnica ed economica per trasformare alcune delle isole e costruirvi un presidio permanente tale da risultare molto difficile da rimuovere in futuro.

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