Mafia Capitale, la società di Totti e il business dei rifugiati

Mafia Capitale, sul Fatto di oggi spunta il nome di Francesco Totti: alcune delle società riconducibili a lui e alla sua famiglia, infatti, avrebbero ricevuto fondi del comune per l’accoglienza dei rifugiati nei “Cat”. Gli inquirenti precisano però che nessuno è indagato in nessun modo.

MAFIA CAPITALE, LA SOCIETA’ DEI TOTTI NEL BUSINESS DEI RIFUGIATI

Lo scrive il Fatto Quotidiano riportando ampi stralci del nuovo libro di Lirio Abbate e Marco Lillo, un’inchiesta onnicomprensiva su Mafia Capitale, e precisando che “nessuno dei coinvolti nelle rivelazioni è indagato in nessun modo” e che “certamente Francesco Totti è all’oscuro di tutto ciò che riguarda Mafia Capitale”. La partita è quella dei Caat, i Centri Abitativi di Assistenza Temporanea: sostanzialmente case e strutture private messe a disposizione del Comune tramite bando per l’ospitalità di profughi e rifugiati, per le quali Roma Capitale ha pagato, fin dai tempi delle giunte Veltroni “42 milioni e 597mila euro”.

Nella lista consegnata dal pm Luca Tescaroli al Ros per le “concordate verifiche” c’è anche, all’undicesimo rigo della tabella dei Caat, il residence della Immobiliare Ten, amministrata dal settembre del 2009 da Riccardo Totti, fratello del capitano della Roma, e controllata indirettamente per l’83 per cento proprio dal fuoriclasse giallorosso, mentre il restante 17 per cento è diviso tra la mamma e il fratello stesso. La catena societaria a monte del palazzo di via Tovaglieri, zona Tor Tre Teste, è composta da tre società che fanno tutte riferimento al numero impresso sulla maglia del “Capitano”: a valle c’è l’Immobiliare Ten, proprietaria dell’immobile affittato al Comune; più su c’è invece l’Immobiliare Dieci che possiede – oltre al 100 per cento delle quote della Ten – anche altri due palazzetti (ora uniti in un unico stabile, ndr) in via Rasella, a due passi da via Veneto.

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Salta fuori un collegamento fra i fratelli Totti e uno degli arrestati dell’inchiesta di Mafia Capitale.

Più su ancora c’è la holding di famiglia, la Numberten Srl: per l’83 per cento di Francesco Totti, per il 6,7 per cento del fratello maggiore Riccardo, amministratore di tutte e tre le società, e per il 10 per cento circa della mamma Fiorella Marrozzini. La società Immobiliare Ten del Capitano ha ottenuto dal Comune di Roma più di 5 milioni di euro in sei anni, per l’affitto di 35 appartamenti arredati in una zona dell’estrema periferia romana.(…) Il punto è che il grande affare di Francesco Totti con il Campidoglio è stato fatto, come è accaduto per il gruppo Pulcini e per Salvatore Buzzi, grazie anche a un signore che oggi è in galera: Luca Odevaine. Nessuno è indagato per queste storie, ma resta lo sperpero di denaro pubblico.

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Odevaine è stato il presidente della commissione di gara che ha assegnato i fondi per i Caat proprio alla holding della famiglia Totti; il punto è che Odevaine era in strettissimi rapporti con Totti e non era dunque soggetto imparziale e in grado dunque di assegnare serenamente la partita degli alloggi per i rifugiati.

 L’allora braccio operativo del primo cittadino è un romanista sfegatato. Il Capitano lo conosceva bene e andava anche a trovarlo talvolta nel suo ufficio in Campidoglio. A testimonianza di un rapporto profondo tra i due, c’è un necrologio pubblicato in occasione della morte del padre di Luca, Remo Odevaine: “Sinceramente addolorati per la triste circostanza porgiamo le nostre condoglianze. Vito Scala e Famiglia, Francesco Totti e Ilary Blasi”.

 

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