Jobs Act, i co.co.pro. rimangono per i call center

Jobs Act, i decreti attuativi della delega Lavoro puntano a “disboscare” la selva dei contratti precari eliminando, a decorrere dal 2016, la possibilità di concludere un contratto di collaborazione a progetto: tranne, come spiegavamo, il caso in cui “accordi collettivi, stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, [prevedano] discipline specifiche relative al trattamento economico e normativo in ragione delle particolari esigenze produttive ed organizzative del relativo settore e poche altri tipi di collaborazioni”. Quali, fra le altre, il settore dei call center outbound.

 

Senato - Jobs Act

 

JOBS ACT, CO.CO.PRO. E CALL CENTER

Si tratta sostanzialmente del telemarketing, ovvero dei call center che chiamano gli utenti per proporre prodotti o servizi commerciali: il settore nel 2013 ha firmato un contratto collettivo nazionale di categoria relativo proprio alle collaborazioni a progetto, che dunque saranno conservate anche in vigenza delle nuove regole del mercato del lavoro approvate dal governo Renzi. Ne parla con il corriere delle Comunicazioni Paolo Sarzana di Teleperformance, una delle principali aziende multinazionali di telemarketing.

Si tratta di una scelta che riconosce la specificità dei settore dei call center in outbound e che rende ancora più solida la riforma del mercato del mercato del lavoro voluta da questo governo. Se non si fosse riconosciuta tale specificità molte imprese sarebbero state costrette a delocalizzare le attività

Per le associazioni di categoria si tratta di una vittoria che preserva l’occupazione, perché senza una previsione del genere si sarebbe aperta la strada a “massicce delocalizzazioni”: per Assocontact il conservare i co.co.pro. nel settore dei call center “salva 80mila posti di lavoro”.

 

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IL CONTRATTO COLLETTIVO E LO SCIOPERO 

Secondo il contratto collettivo nazionale approvato nel 2013, l’operatore di Call Center outbound “può essere considerato autonomo a condizione che possa “unilateralmente e discrezionalmente determinare, senza necessità di preventiva autorizzazione o successiva giustificazione, la quantità di prestazione da eseguire e la collocazione temporale della stessa”. E c’è inoltre da dire che il settore dei call center è tutt’altro che pacificato. Fra Napoli e Palermo rischiano il posto di lavoro qualcosa come 400 lavoratori della Accenture, a causa della disdetta delle commesse di British Telecom ed Enel: proprio ieri hanno scioperato tutti gli operatori di call center inbound (ovvero, il servizio clienti e l’assistenza tecnica) del capoluogo partenopeo.

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