Detenuto si uccide in carcere, gli agenti esultano su Facebook

La morte nel carcere milanese di Opera del trentanovenne cittadino rumeno Ioan Gabriel Barbuta, impiccatosi il 14 febbraio dopo essere stato condannato nel 2013 all’ergastolo per l’assassinio di un suo vicino di casa, ha scatenato in alcuni agenti di polizia penitenziaria questi commenti: «Meno uno». «Un rumeno in meno», «mi chiedo cosa aspettino gli altri a seguirne l’esempio», «Collega scala la conta», «Lui è morto ma scommettiamo che il giudice metterà sotto inchiesta chi era di servizio? Ricordatevi che loro sono cattivi nei nostri confronti».

Detenuto si uccide in carcere, gli agenti esultano su Facebook
Photocredit Repubblica.it

L’ALSIPPE CANCELLA I COMMENTI INCRIMINATI –

Secondo quanto riporta Repubblica, queste frasi sono state pubblicate nella pagina Facebook dell’Alsippe, uno dei sindacati della Polizia penitenziaria. Tali commenti sono poi stati cancellati dagli amministratori che hanno motivato così la propria scelta:

Non e’ nostra abitudine censurare i commenti dei nostri fallowers pubblicati sul nostro profilo di Facebook, ma visto il contenuto e fermo restanti le responsabilita’ personali per quanto si afferma scrivendolo su Facebook alcune frasi riportate, hanno ingenerato una strumentalizzazione tale da comportare un possibile danno di immagine al Corpo di Polizia penitenziaria.Oltre a non essere assolutamente condivisibili da parte del nostro sindacato , pertanto abbiamo ritenuto opportuno cancellarli .

La Segreteria Generale Alsippe

A chi faceva notare che i commenti erano fuori luogo si è risposto così: «Lavora all’interno di un istituto. Sono solo extracomunitari. Per fare questo mestiere devi avere il core nero». Grazie alla denuncia di qualche utente, i fatti sono finiti all’attenzione del Dap, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che ha immediatamente avviato un’inchiesta interna.

 

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LA CONDANNA DEL SAPPE DOPO LA MORTE DEL DETENUTO –

E dire che il Sappe, per bocca del segretario generale Donato Capece, aveva commentato con durezza la morte in carcere dell’uomo:

Purtroppo, nonostante il prezioso e costante lavoro svolto dalla polizia penitenziarianon si è riusciti a evitare tempestivamente ciò che il detenuto ha posto in essere nella propria cella. Quel che mi preme è mettere in luce la professionalità, la competenza e l’umanità che ogni giorno contraddistingue l’operato delle donne e degli uomini della polizia penitenziaria di Opera con tutti i detenuti per garantire una carcerazione umana e attenta pur in presenza ormai da anni di oggettive difficoltà operative […] Siamo attenti e sensibili, noi poliziotti penitenziari, alle difficoltà di tutti i detenuti, indipendentemente dalle condizioni sociali o dalla gravità del reato commesso

La parola ora, a quanto pare, passa al Dap.

(In copertina: il carcere di Opera. Photocredit Lapresse)

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