Bugie e verità sulle “visite del blog di Beppe Grillo”

Si parla tanto in queste ore delle visite del sito Beppegrillo.it, su cui Repubblica ha fatto un focus parlando di un presunto crollo dei clic. Il leader del Movimento 5 Stelle ha replicato all’articolo, ripreso anche da altre testate, criticando il metodo utilizzato dal quotidiano nazionale, cioé rifarsi ai dati Alexa, e di altri servizi online come Traffic Estimate. «Repubblica – sentenzia il leader – si affida ad Alexa, uno strumento web che però non calcola le visite, ma chi glielo spiega ai giornalisti di Repubblica come funziona Alexa?».

GRILLO, ALEXA E L’ERRORE SU FB – Chi ha ragione? Effettivamente Grillo non sbaglia parlando dell’analisi di Alexa. Lo strumento si basa principalmente sul traffico aggregato di tre mesi disponibile tramite gli utenti che usano la toolbar di Alexa (e altro, come vedremo dopo). Uno strumento che non tutti usano, un po’ come il meter per l’auditel, con la differenza che qui il campione si auto-seleziona, e quindi è ancor meno rappresentativo. Certo, si può inserire lo script di Alexa sul proprio sito per consentirgli di contare le visite in maniera più precisa, ma non tutti lo fanno e (sembra di capire) sicuramente non Grillo. Insomma, con questo strumento un quadro preciso è molto difficile averlo, e anche se gli andamenti possono essere veritieri, sicuramente avventurarsi a tirar fuori numeri precisi da questi è quantomeno peregrino. Il quadro certo lo può avere solo il detentore del sito, con strumenti come Google Analytics (che hanno un margine minimo di errore). Insomma, solo Beppe Grillo o chi per lui può sapere sul serio di quanto siano calate le visite al suo blog, sempre a voler prendere per veri i trend – questi sì – riportati da vari siti del settore, che parlano tutti di calo (i numeri, però, lasciamoli perdere)

A BRIGANTE BRIGANTE E MEZZO – Anche nella risposta di Beppe Grillo però, non è di certo espressa una grandissima conoscenza degli strumenti per controllare i ritorni in visibilità di alcuni strumenti usati per la promozione dei contenuti, come ad esempio Facebook e Twitter. Grillo infatti, per rispondere ironicamente ai numeri di Repubblica, dice

… un dato assolutamente plausibile considerati i quasi due milioni di utenti che seguono quotidianamente la pagina Facebook del blog, gli altrettanti che seguono l’account Twitter, le migliaia di condivisioni e centinaia di commenti per ogni post.

Lasciando forse intendere che i numeri riportati dai media sono assolutamente sottostimati, visto che lui da solo raggiunge quasi quattro milioni di persone circa grazie a Facebook e Twitter. Beh, speriamo per lui che non ci creda sul serio, visto che è anche questa è una stima che val bene qualche precisazione. Su Facebook:

Uno: non è detto che se un utente commenta o condivide il tuo post su Facebook abbia  automaticamente fatto clic sul link del tuo sito. Chi gestisce i commenti sulle pagine social di diversi quotidiani sa esattamente di cosa parliamo (qui un ironico esempio). E in ogni caso condivisioni e share sono sempre molti meno del numero dei fan totali: il perché lo spieghiamo nel punto successivo.

Secondo: avere due milioni di fan (esattamente 1.766.392 alle 12:48 del 18 febbraio) non significa raggiungere tutti con ogni post e ancora meno significa avere un clic da ognuno di questi per ogni cosa postata. Un’indicazione della reale “portata” della pagina di Grillo (e di tutte quelle pubbliche) ce la da lo stesso Facebook: basta cliccare sul numero dei fan e guardare il numero di “persone che ne parlano”, ovvero persone che hanno avuto “contatti” con quella pagina e i suoi post in un dato N lasso di tempo

beppe grillo visite 2

In più, come sanno gli addetti ai lavori, l’algoritmo di Facebook non permette alle pagine di raggiungere tutti i propri fan senza pagare, ma solo una piccola parte che spesso non totalizza il 3% del totale. Alcuni studiosi del tema, dicono che aumentando il parlano di (e quindi le interazioni sulla pagina) è possibile guadagnare qualche visualizzazione, ma non troppo. Tocca comunque pagare. Questo per dire che se anche Beppe Grillo ha 2 milioni di fan su Facebook, questo potrebbe non impattare come si pensa sulle visite del suo blog.

E Twitter?

Uno: alcuni esperti hanno dimostrato che anche per Twitter, nonostante l’assenza – per ora – di un algoritmo, le impressions dei prori tweet sono molte meno di quelle che si possa pensare (e quindi, come per Facebook, non è detto che tutti i tuoi follower vedranno il tuo messaggio, e quindi di conseguenza cliccheranno sul link).

Due: Follower non è sempre sinonimo di persona in carne e ossa (Ricordate cosa è successo su twitter durante le primarie del Pd?). Qui potete calcolare, con molto beneficio di inventario, il numero di fake che seguono i profili famosi. Va specificato che tali fake non sono per forza “comprati” o creati da chi poi viene seguito, ma possono anche essere utenti automatici dai vari scopi.

Insomma, il numero di fan e follower ha lo stesso livello di affidabilità delle statistiche di Alexa, per determinare l’andamento delle visite di un sito web.

Uno a uno, balla al centro.

(Credits image Franco Origlia Getty Images News)

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