Scelta Civica verso il PD. Scelta dettata dall’opportunità o semplicemente la scelta più giusta?

E’ di questi giorni la notizia della decisione di buona parte dei parlamentari di Scelta Civica di aderire ai gruppi parlamentari del PD. E’ bastato il solo annuncio a scatenare una reazione mediatica pesante specialmente sui social media, ormai divenuti strumento principe di esaltazione o di demolizione di eventi, di avvenimenti, e di personaggi pubblici.

Quelli di Scelta Civica sono stati immediatamente accusati di trasformismo, di essersi venduti per salire sul carro del vincitore, di volersi garantire uno stipendio fino al termine della legislatura.
Bene. Sicuramente un passaggio da un partito a un altro, per di più vincente, può dare adito a questa interpretazione. Ne abbiamo viste tante di scene negli anni, tra “transumanze” e cambi abito più o meno improvvisi. Siamo abituati e accade in quasi tutte le democrazie nel mondo, non solo nella nostra.
Quindi, ormai, il buon senso dovrebbe invitarci a valutare di volta in volta il caso specifico.
Orfani di Mario Monti, che si è ritirato dalla politica attiva, con uno scenario politico completamente diverso a due anni di distanza dalle ultime elezioni politiche, e con un centro destra rappresentato da Casini e Alfano, cosa avrebbero potuto fare i parlamentari di Scelta Civica?
L’elettore più intransigente sentenzierebbe: “Restare in Scelta Civica per il resto della legislatura dopo aver eletto un nuovo leader (Enrico Zanetti), perché sono stati votati come schieramento alternativo al PD, con il compito di ricreare e compattare un centro laico, cattolico e moderato”.
L’elettore classico e la maggioranza degli osservatori politici, invece, è giusto che dicano: “Sarebbero dovuti confluire nel gruppo misto, quello che raccoglie tutti i dissidenti di tutti i partiti e i movimenti politici, continuando a pensare di volta in volta con la loro testa”
L’elettore più scaltro e i commentatori meno rigidi, infine, risponderebbero: “Non ci vedo nulla di male nella decisione di confluire nel PD. Il Partito Democratico non è più quello di prima, non è più lento e arroccato a Sinistra, come ha dimostrato anche grazie al dialogo con il Centro Destra; sa riunire il consenso, come è accaduto per l’elezione del Presidente Mattarella”.
Tutte e tre le posizioni andrebbero rispettate e non vedo il perché di tutto questo subbuglio, diventato trendy nel giro di poche ore.
Probabilmente la decisione dei più di confluire nel PD è una scelta fisiologica, perché viene meno la motivazione di base del non farne parte e perché il rischio è quello di finire nel dimenticatoio senza più una vera identità politica. Non ci vedrei tutta questa dietrologia né un simile opportunismo.
Certo sicuramente il richiamo di un partito come il PD di oggi dà sicurezza e offre opportunità, ma non è detto che una scelta dettata dell’opportunità non sia la migliore.
Anzi, nel caso specifico, potrebbe essere semplicemente la scelta più giusta.

Foto: Roberto Monaldo

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