Come stanno le banche greche

Le banche greche rischiano un nuovo collasso? La decisione della Bce di sospendere l’erogazione di liquidità normale e la crescente fuga dei depositanti osservata in questi mesi rendono ancora molto instabile il sistema creditizio greco. Dopo la profonda ristrutturazione del 2012, seguita al default parziale sul debito privato deciso da Troika e governo Papademos, le banche greche rappresentano ancora uno dei problemi più rilevanti di Atene.

BANCHE GRE CHE E BCE –

Le banche greche non potranno più finanziarsi presso la Bce al tasso di interesse di riferimento dell’Eurosistema, attualmente allo 0,05%, se daranno come collaterale per i loro prestiti titolo di Stato ellenici. La Bce ha però consentito alle Banca di Grecia di aumentare fino a 59,5 miliardi di euro, ovvero 9,5 miliardi di euro in più, la liquidità straordinaria fornita con il programma Ela. Le banche greche potranno così ricorrere ai prestiti del loro istituto centrale in caso di difficoltà, anche se dovranno pagare un tasso di interesse significativamente superiore, all’1,55%. A differenza che col finanziamento normale le eventuali perdite sui prestiti erogati dall’Ela ricadranno interamente sulla banca nazionale greca. Secondo Frankfurter Allgemeine Zeitung la decisione della Bce mette in ulteriore dubbio il percorso di risanamento iniziato dalle banche greche dopo lo scoppio della crisi. Secondi i dati di Banca di Grecia le banche greche si sono finanziate a fine 2014 con 56 miliardi provenienti dai prestiti della Bce, e con 208 miliardi di euro di depositi, tra cui 160 di clienti privati e imprese. I prestiti regolari della Bce valevano circa il 15% del sistema di finanziamento complessivo delle banche greche, che vale 400 miliardi. Per il mese di gennaio gli osservatori finanziari reputano però che le banche greche dovranno aumentare il loro ricorso ai prestiti dell’istituto centrale, vista la fuga di depositi registrata nelle prime settimane del 2015.

BANCHE GRECHE E ALEXIS TSIPRAS –

Secondo Bloomberg i deflussi di capitale dalla Grecia sono arrivati fino a 11 miliardi a inizio 2015, un valore elevato ma certo lontano dalle perdite di 78 miliardi di euro registrato tra l’estate del 2009 e del 2012, il periodo più acuto della crisi. Le persone più facoltose hanno già da tempo trasferito i loro soldi all’estero, mentre molti ellenici preferiscono tenere i loro soldi in casa piuttosto che affidarli alle banche greche. Prima di questa nuova crisi, rimarca Faz, il sistema finanziario ellenico sembrava essersi stabilizzato. Dopo il collasso del 2012, causato dal default sul debito privato che aveva costretto a svalutare di metà i bond sovrani delle banche greche, si sono create quattro grandi banche private: National Bank of Greece, Alpha Bank, Piraeus Bank ue  Eurobank.L’UE ha prestato 50 miliardi per il salvataggio delle banche greche, in forma di crediti al veicolo Hellenic Financial Stability Fund. Questo fondo ha finora speso 38,5 miliardi, per chiudere numerose banche greche ormai senza prospettiva e per ricapitalizzare le quattro grandi sopravvissute. Il programma di risanamento prevede che la privatizzazione delle banche greche generi margini di profitto, così da facilitare la restituzione dei prestiti, prevista per il 2022. Le banche greche soffrono però di un’elevata percentuale di crediti in sofferenza, tra il 22 e il 33% del volume complessivo dei prestiti, e in queste settimane hanno subito forte perdite in Borsa così come una rilevante fuga di depositanti. Il governo di Alexis Tsipras vorrebbe utilizzare gli 11,5 miliardi che rimangono in cassa all’ Hellenic Financial Stability Fund per finanziare nuovi programmi di spesa pubblica, ma le difficoltà attuali delle banche greche rendono quantomeno incerta questa misura.

Photocredit: Milos Bicanski/Getty images

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