«Ettore Majorana era vivo tra il 1955 e il 1959»

04/02/2015 di Redazione

Svolta sul caso di Ettore Majorana, il fisico catanese nato nel 1906, cresciuto nel centro di studi atomici di via Panisperna a Roma e scomparso nel nulla il 26 marzo 1938 in occasione di un viaggio sul traghetto di linea che da Palermo lo avrebbe portato a Napoli. Secondo la procura di Roma, che ha archiviato un’inchiesta aperta nel 2011, lo scienziato si trasferì all’estero, «permanendo in Venezuela nel periodo tra il 1955 e il 1959». Per i pm si tratta di un allontanamento volontario e hanno quindi escluso «la sussistenza di condotte delittuose o autolesive contro la vita o contro la libertà di determinazione e movimento di Majorana». Scartata quindi sia l’ipotesi dell’omicidio sia quella del suicidio; probabilmente il fisico, spaventato dalle sue scoperte sull’atomo, ha deciso di sparire intenzionalmente senza lasciare tracce

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LA STORIA – Finora le due tesi più accreditate che volevano Ettore Majorana sopravvissuto alla sua scomparsa sono quella di Leonardo Sciascia nel libro Il caso Majorana del 1976 e quella del fisico Erasmo Recami del 1987. Nel 2010 il fisico portoghese Joao Magueijo scrisse La particella mancante nel quale riportò l’ipotesi di una fuga per sottrarsi alla rigidità della madre e alla ferrea disciplina dei cosiddetti ragazzi di via Panisperna guidati da Enrico Fermi. L’inchiesta sulla sua misteriosa sparizione e le ricerche portate avanti finora – a distanza di più di 70 anni dall’accaduto – hanno creato più di qualche polemica:

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