Instagram e il boom di prostitute invisibili

Avvenenti ragazze cercano contatti in rete attraverso un account da attrici, modelle, performer. Le foto piccanti invitano gli utenti a visitare le loro pagine e a stabilire un contatto. Con loro cominciano a parlare del prezzo delle prestazioni, che riguardano ciò che viene indicato pubblicamente in rete, ma anche «molto di più…». È quanto accade sul più noto dei social network per la condivisione di immagini, Instagram, e viene raccontato sull’edizione francese di Slate in un articolo a firma Melanie Mendelewitsch. Molti profili, bypassando ogni controllo sui contenuti inappropriati, nascondono in realtà un attività di prostituzione da parte di donne, o sfruttatori, a caccia di facoltosi clienti. Se Facebook sembra essere diventato una fonte inesauribile di proposte sessuali, il suo fratello minore Instagram, acquistato nel 2012 da Mark Zuckerberg per un miliardo di dollari, non sembra essere da meno.

ESCORT SU INSTAGRAM, CACCIA AI CLIENTI – Prostitute di professione, ma anche occasionali. Che sfruttano scene di vita quotidiana per fare allusioni, provocare, eccitare. Ogni occasione è buona. Una sessione di aerobica, ad esempio, può trasformarsi in un #buttfie, un selfie del sedere. Loro, intanto, i ragazzi e gli adulti, un po’ per gioco e un po’ per curiosità, accettano una sorta di flirt. Si comincia con un complimento, una condivisione, uno smile. Poi si passa alla conversazione. Che però, su Instagram, è pubblica. Perché non ci sono messaggi, ma commenti alle immagini. Comincia una sorta di relazione virtuale. E qualche volta si passa al sodo. Agli incontri. E si comincia a parlare anche di soldi. I costi sono anche salati. Il «momento privato» di una performer che vanta 150mila follower su YouTube può costare 4mila euro. Ma c’è anche la modella ultrasexy che si offre per una notte in un locale notturno per 1.500 euro. Oppure l’attrice con decine di migliaia di seguaci su Instagram a cui non piace la parola «prostituta». Meglio «escort», dice.

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ESCORT SU INSTAGRAM, TRA LEGGI E REALTÀ – Quando viene contattata da Slate subito ammette di aver avuto rapporti sessuali con uomini contattati via Internet. «Su Instagram il mio account è privato, ciò mi permette di selezionare quelli che mi seguono. I ragazzi senza foto li rifiuto. Ho anche un soprannome, che vieta ai miei familiari, musulmani praticanti, di scoprirmi». Del fenomeno molto diffuso parlano apertamente anche i rappresentanti dei lavoratori del sesso, chiedendo una regolamentazione della prostituzione. In particolare si sottolinea come i social network siano un’opportunità, ma nello stesso tempo si denuncia l’impossibilità di pubblicizzarsi, l’incertezza giuridica. Qualcun altro evidenzia invece che le leggi sul digitale sono già vecchie e non dovrebbero essere rimossi i contenuti a discrezione del sito internet se essi non violano i diritti di qualche altra persona. Il dibattito è aperto.

(Immagne di copertina da Slate.fr)

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