Garlasco, parla Alberto Stasi: «Non ho ucciso Chiara e lo proverò»

Garlasco: «Purtroppo, non sarebbe la prima volta che gente innocente viene buttata in galera» dichiara Alberto Stasi  dopo la condanna a 16 anni di reclusione per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, il 13 agosto del 2007. «Adesso voglio capire perché non mi hanno creduto. La mia battaglia sarà lunga e sarà molto dura, ma io non mi arrendo. Alla fine ci sarà un giudice che dovrà credermi. Non sono stato io a uccidere Chiara. Questa sentenza mi sconvolge e mi rende tutto ancora più difficile».

Foto: Federico Ferramola/LaPresse
Foto: Federico Ferramola/LaPresse

LA SOLITUDINE DI ALBERTO STASI – Ospite con la madre in casa di parenti, Stasi si confronta con la solitudine.  Un anno fa, il pomeriggio del giorno di Natale, ha perduto il padre, Nicola: «Penso a mio padre. Questo sarà un Natale doppiamente triste. Ma devo andare avanti. Per mio padre, che ha sempre creduto in me, e per Chiara. Anche loro meritano giustizia». Nicola Stasi fu il primo inquisitore del figlio. Secondo quanto riportato da “Il Giorno”, subito dopo l’omicidio prelevò Alberto e lo condusse in una località isolata, in campagna, lontano da occhi curiosi e orecchie che intercettavano. Lo interrogò duramente, ma quando raggiunse la convinzione assoluta della innocenza di Alberto, divenne il suo difensore più strenuo.

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CHIARA – «Chiara – racconta  Alberto Stasi – sarà sempre un ricordo. Speravo che fosse finita con la Cassazione. Non è stato così. Devo andare avanti. Non posso arrendermi». I difensori sono già al lavoro. L’avvocato Giuseppe Colli è vicino a Stasi da quando pareva un predestinato alla condana. Con lui il professor Angelo Giarda e il figlio Fabio. «Personalmente – dichiara Colli – sono molto arrabbiato. Ritengo che non abbia senso una condanna di questo genere. Vedremo le motivazioni e faremo ricorso. Non permetteremo che un innocente vada in galera. Questa è una sentenza inquisitoria. Alberto è stato accusato perché secondo loro non ha detto cosa faceva faceva fra le 9.10 e le 9.30 di quella mattina. Lo dico io: era in casa che dormiva. La prima sveglia è suonata alle 9 e la seconda alle 9.30. Che fosse in casa lo confermano i vicini che lo hanno sentito rincasare all’una di notte e uscire alle 13,45».

(Photocredit: Spada/Lapresse & Federico Ferramola/LaPresse)

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